Sono morto? Gli occhi chiusi, non oso aprirli, non so neanche se riesco ad aprirli. Il silenzio attorno a me è assordante. Chissà se rivedrò mamma e papà. Non sono mai stato un credente, ma in questo momento mi piacerebbe immaginarmi a saltellare sulle nuvole insieme ai miei genitori, insieme ad Einstein, Michael Jackson, Kurt Cobain. Insomma in paradiso avranno di sicuro gente migliore che sulla terra.
Eppure non sento alcun dolore, una raffica di colpi di piombo rovente dovrebbe avermi trapassato facendomi diventare uno scolapasta. Chissà che penserà Sally guardando il mio cadavere. Provo più dispiacere per le persone che mi amano e che non mi rivedranno più, piuttosto che per me stesso.
Però è strano, non sono per terra. No, sono in piedi. Ho i piedi ben fissati al pavimento. E gli occhi chiusi. Il silenzio è l'unica cosa che mi dà i brividi. Provo ad aprire gli occhi. Niente nuvole, niente angioletti. Sono ancora al supermercato. Ho le braccia tese davanti a me.
Sally è per terra, immobile.
Guardo davanti a me e rimango senza fiato.
Oltre le mie braccia tese in avanti, una specie di bolla trasparente ferma in aria. L'uomo oltre la bolla ha ancora la mano tesa, che tiene la pistola fumante. Ma il dettaglio che mi lascia perplesso è il fumo che esce dalla canna, perfettamente immobile. Lo stesso carrello dell'arma è bloccato indietro, nel momento di rinculo, e da questo vedo il bossolo fermo per aria, come bloccato in una gelatina.
Alla mia sinistra i flaconi di ammorbidente galleggiano per aria, ma non ci sono fili a tenerli, sono immobili a un metro da terra.
«Sally stai bene? Sally?» anche lei è come se fosse congelata, come una statua. Abbasso le braccia e muovo i piedi. Riesco a camminare. Ma tutto attorno a me è fermo. Congelato. Il tempo si è fermato.
La bolla contiene delle piccole parti di metallo e, avvicinandomi, mi rendo conto che si trattano dei proiettili che mi sono stati sparati contro. Fermi, a mezz'aria. Non sono arrivati a colpirmi perché in qualche modo ho creato questa bolla che ci ha salvati. Tocco un proiettile e al contatto cade a terra. Tocco gli altri e tutti cadono sul pavimento.
Ma il resto del mondo rimane bloccato. Immobile. Questa è bella. Se prima pensavo di essere in un sogno, il pizzicotto che mi do al braccio mi dice tutt'altro. Avanzo oltre la bolla, vicino all'uomo che mi ha sparato. Vorrei prenderlo a pugni, sarebbe come prendersela con un manichino, ma torno indietro verso Sally e mentre cammino verso di lei noto che lentamente il mondo ricomincia a muoversi. Gli ammorbidenti cominciano pian piano a cadere verso il suolo, il corpo di Sally comincia a muoversi lentamente. Inizio a correrle incontro e la raggiungo nel momento in cui i flaconi di ammorbidente toccano terra, così come l'ultimo bossolo sparato dall'arma. In lontananza il volume sembra alzarsi, l'eco di spari, e le urla concitate del supermercato. Tocco Sally appena in tempo per farla tornare in sé, mentre velocemente la faccio alzare da terra e la tiro per il braccio cominciando a correre, mentre dietro di me un urlo mi annuncia che il killer ha capito di avermi mancato.
Corriamo oltre l'angolo del reparto e sfrecciamo tra le urla della gente che corre via disperata, colpendoci violentemente, il tempo è tornato alla normalità. Sarò in grado di fermarlo di nuovo? Altri spari riempiono l'aria, davanti a noi le persone che scappano nel senso opposto al nostro sussultano e schizzano sangue da buchi che sembrano crearsi all'improvviso. Davanti a noi infatti un altro uomo in completo nero sta sparando sulla folla nella nostra direzione, con una mitraglietta. Sento la raffica di colpi roventi sibilarmi nelle orecchie. Spingo Sally nel reparto bevande, le bottiglie di vetro esplodono in mille pezzi al nostro passaggio, stanno sparando da tutte le direzioni.
Finito il corridoio del reparto, lasciandoci dietro cocci di vetro e alcol sparso per tutto il pavimento, sbuchiamo in un'ampia area del supermercato, con piccoli stand che offrono poca protezione dalle pallottole. Tiro la mano della mia amica il più possibile, corro come mai fatto in vita mia, urtando la folla che corre impazzita in tutte le direzioni. Sul pavimento i corpi si ammucchiano in pozze di sangue, le persone cadono come birilli. Svoltiamo l'angolo e urto violentemente con un uomo massiccio. Gli cado addosso e roviniamo entrambi per terra. Sally scivola e si ripara dietro un bancone, mentre i proiettili colpiscono la sua copertura. Mi rendo conto di aver colpito un uomo calvo in completo nero e una pistola gli è appena caduta di mano. Mi rialzo e lui sembra intontito, ha sbattuto la testa nello spigolo di uno stand, il sangue gli cola sulla tempia e mi guarda con occhi di fuoco. Lo riconosco. E' il primo uomo in abito nero che ho visto all'entrata del supermercato. Il mio sguardo va da lui alla pistola sul pavimento, a due metri da me. Tutto intorno è l'inferno, in lontananza uomini, donne e bambini vengono massacrati. Mi chiedo se questi killer vogliano me, o se uccidono per il mero gusto di farlo. Sono terroristi? Morirò a breve? Il cuore mi esploderà a breve lo so.
Guardo di nuovo il volto dell'uomo, un ghigno insanguinato gli copre la faccia. Si sta rialzando, mi ucciderà. Devo fare qualcosa. Adesso.
La pistola. Mi basta essere più veloce di lui, lui è più grosso, ma io sono più veloce. Ormai è quasi in piedi, si sta per scagliare su di me. Non pensare. Fallo!
Mi tuffo scivolando sul pavimento, le mani avanti dirette verso l'arma. Contemporaneamente lui fa un salto verso di me, un urlo feroce come una bestia ferita che cerca vendetta. Afferro l'arma e mi distendo sulla schiena, puntandola contro l'uomo. Se solo riuscissi a fermare di nuovo il tempo! Eviterei tutto questo!
Il suo volto è a mezzo metro da me, il suo pugno levato sta per fracassarmi la faccia. Premo il grilletto.
Il boato mi assorda, il rinculo non lo sento nemmeno, ma la faccia del killer esplode come un pomodoro, inondandomi di sangue. Il suo corpo mi crolla addosso, ma riesco a scansarlo e rimettermi in piedi.
Non ci posso credere. Ho ucciso un uomo. Le mani mi tremano. Qualcuno mi tira per un braccio, Sally. «Dobbiamo scappare, veloce!» urla, il viso rigato dalle lacrime. Mi tira via, i sibili di proiettili provenienti da tutte le direzioni mi danno un buon motivo per correre. Usciamo dal supermercato nell'enorme corridoio del centro commerciale. Sembra di andare controcorrente, perché tutti scappano nella direzione opposta? Di fronte a noi due killer armati di fucile d'assalto si stanno scontrando contro quattro, no cinque, poliziotti. Intervenuti con l'equipaggiamento d'assalto. I killer usano la folla come scudo umano. I poliziotti non riescono a sparare se non hanno la traiettoria libera da civili.
Uno dei due uomini in nero si ripara per ricaricare il fucile d'assalto mentre l'altro lo copre facendo fuoco. Sally mi tira indietro, ma io rimango fermo. Sento la rabbia salire dentro, questi bastardi hanno ucciso anche i bambini, se non avessero le armi li pesterei a sangue io stesso. Altri spari, dietro di noi, tre uomini in nero si fanno strada contro la folla che va nella direzione opposta, e vengono verso di noi sparando all'impazzata. Ho ancora la pistola perciò prendo la mira e rispondo al fuoco appena sono a portata di tiro. L'arma rincula nelle mie mani, ma non riesco a colpirli, e non voglio far del male a qualcun altro. Prendo Sally e ci ripariamo in un negozio di abbigliamento, i tre uomini passano senza averci visto e in quel momento, liberi dalla folla in panico, gli svuoto contro il caricatore, ne vedo due cadere, un terzo tuffarsi per terra e ripararsi dietro un cadavere di un'anziana signora. Risponde al fuoco e una pioggia di proiettili colpisce i manichini all'interno del negozio in cui siamo riparati, le vetrate vanno in frantumi. Per un attimo cessa di sparare e capisco che ha finito i colpi. Esco dal rifugio e gli punto l'arma. Gli ultimi due colpi della mia pistola lo colpiscono al petto. La butto per terra e raccolgo quella di uno degli uomini abbattuti prima. Ci sono ancora i due contro i poliziotti. Si trovano tra due fuochi, da un lato la polizia, dall'altro me, per il poco che posso fare. Ne vedo solo uno, rintanato dietro un contenitore dei rifiuti. Ha qualcosa di sferico in mano, tira una linguetta e la lancia contro i poliziotti. Urla disperate e gli agenti cercano di salvarsi, ma la granata li centra in pieno. Tutte le vetrate del centro commerciale esplodono, i muri tremano, nel corridoio il boato si propaga come il ruggito di un enorme drago.
Le orecchie mi fischiano, vedo annebbiato, ma pian piano torno a vedere. L'uomo in completo nero ammira la devastazione che ha creato. E' in piedi al centro del corridoio e guarda i corpi dei poliziotti per terra in una pozza di sangue. Uno di loro striscia verso il suo fucile, ma il killer gli si avvicina e gli spara un colpo alla nuca.
L'altro uomo in nero non si vede, eppure erano in due. Sono nascosto dietro un pilastro, il pavimento è ricoperto di cadaveri, l'odore di morte e polvere da sparo è nauseabondo, ma il corridoio si è svuotato. All'esterno del centro commerciale urla e sirene, molti sono riusciti a scappare, tanti altri hanno trovato la morte in questo macello. Guardo il negozio di abbigliamento, Sally è all'interno, nascosta dietro un porta giacche, con le mani alla bocca per non urlare. Sbircio da dietro il pilastro l'uomo, che cerca qualcosa o qualcuno tra i cadaveri, il fucile in mano. Si guarda intorno e per fortuna non mi vede. All'improvviso gli squilla il cellulare, risponde e mette in vivavoce.
Dall'altro capo del telefono una voce gli chiede «Lo avete trovato?»
«Ancora no capo, ma sembra che abbia usato il suo potere, è riuscito a schivare i colpi di Antòn, in un modo inspiegabile»
«Maledizione» inveisce la voce dal telefono «Trovatelo, sapete le condizioni! Con ogni mezzo necessario, uccidete altri cento civili se serve! Non m'importa! Presto tutto cambierà, qualsiasi azione farete verrà cancellata, ma Collins deve morire! La polizia sta arrivando e non voglio rischiare di perdere anche te come il resto della banda di rincitrulliti!».
Collins... sono io? Cercano proprio me? Ma... che ho fatto per causare la morte di decine di innocenti? Che vogliono da me? Chi sono questi tizi?
«E mi raccomando, fate in fretta! Non deve riuscire a riavvolgere!»
Riavvolgere? Ma di che diavolo parlano?
«Signorsì» risponde il killer. E viene verso di me controllando i cadaveri. Mi appiattisco al pilastro, all'interno del negozio vedo Sally nascondersi quanto più possibile. L'uomo mi supera ma non mi vede. Si allontana di dieci metri e giro l'angolo del pilastro per nascondermi meglio. Potrei sparargli alle spalle, ma il mio animo mi frena. Ho già ucciso quattro persone, nonostante fosse legittima difesa. Quest'uomo ha ucciso chissà quanti civili, eppure qualcosa mi frena dal coglierlo di sorpresa. Lo vedo allontanarsi ed entro di soppiatto nel negozio dove è nascosta Sally.
«Dobbiamo andarcene» le sussurro. Le prendo la mano, e l'aiuto ad alzarsi da dietro i giubbotti appesi. Sta piangendo, singhiozza. Le faccio forza quanto più possibile, accarezzandole la mano «Tranquilla, andrà tutto bene ok? Seguimi, stammi vicina». Riluttante mi segue. Tengo la pistola spianata, spero solo di non doverla più utilizzare.
Mi fermo all'entrata del negozio, perché sento delle voci fuori nel corridoio, le sirene all'esterno.
« Non può essere uscito, l'avremmo visto!»
« E allora continuiamo a cercare! Dannazione guarda che macello, è stata una fortuna che ha detto la parolina magica al telefono! Lo abbiamo trovato in men che non si dica»
« Si, ma sarebbe stato più comodo ucciderlo appena uscito di casa. Al massimo sarebbe morta solo la sua amichetta, invece così abbiamo quanti morti sulla coscienza?»
« Non li avremo sulla coscienza! Hai sentito Mavis, tutto cambierà e sarà come se niente di tutto questo fosse mai accaduto! Non ci ricorderemo nemmeno di tutto questo, perciò rilassati!»
Parolina magica al telefono? Mavis? Devo raccogliere quanti più indizi possibili, per riportarli alla polizia appena uscirò da qui. Se uscirò.
Le voci si allontanano. Mi stanno ancora cercando tra i cadaveri. Non posso crederci, ho degli assassini alle costole! E cos'è questa storia del "tutto cambierà, come se non fosse mai accaduto"?
A quanto pare ho la capacità di viaggiare nel passato attraverso le fotografie e di fermare il tempo, che questo c'entri qualcosa? E come diavolo ho fatto a fare queste cose?
Le voci vanno verso l'estremità est del centro commerciale, io e Sally andremo verso ovest. Spero di trovare aiuto il prima possibile, devo raccontare a tutti cosa ho sentito e Sally zoppica, si sarà ferita durante il trambusto. Vorrei fermare il tempo per riflettere sul da farsi ma non riesco a farlo.
Ma cosa aspetta la polizia a fare irruzione? Ormai i killer sono solo due, possono neutralizzarli! Avanziamo nel corridoio tra i negozi vuoti, le vetrine spaccate, fori di proiettili ovunque, corpi sparsi e sangue sulle pareti. E' una scena orribile, quello che sembrava un attacco terroristico, adesso sembra sia un attacco diretto a me! Che vuole questo Mavis da me?
Un rumore ci fa voltare di scatto. Un bambino singhiozza con la faccia sul corpo di una signora. Il cadavere della donna è pieno di fori, in un lago di sangue, gli occhi sbarrati. Il bambino deve essere il figlio.
«Ehi piccolo» gli dico sottovoce, inginocchiandomi. Alza la testa, lacrime gli colano sul viso, il naso fa bollicine verdi, e ha i vestiti ricoperti di sangue.
«Sei ferito? Ti sei fatto male?» gli chiedo.
«No... sto... bene...» singhiozza. «La mamma... non... si muove...» indica il corpo della madre.
Lo avvicino a me e lo abbraccio. «Andrà tutto bene, vedi la porta là in fondo? Usciamo così tornerai a casa» cerco di calmarlo.
«Si, ma... la mamma?» mi chiede tirando col naso.
«La verrò a prendere io dopo, va bene?» mento.
Lui sembra convinto e mi dà la mano. Guardo Sally e anche lei dà la sua mano al bambino. «Dimmi, come ti chiami?» gli chiede mentre cominciamo a camminare. La mano che impugnava la pistola ora tiene stretta la mano di un bambino, è un simbolo migliore, trasmette quasi... speranza.
«Tim» risponde lui. «Che bel nome! E quanti anni hai?» Sally cerca di distrarlo mentre ci avviciniamo all'uscita, mancano pochi metri e dietro di noi nessuno ci segue. «Cinque».
Una lacrima scorre sul viso di Sally: il fratellino George era morto alla stessa età di Tim. Da quel momento il padre era diventato un alcolizzato e maltrattava la moglie. Arrivò al punto di ferirla con un coltello da cucina, Sally la salvò chiamando in tempo i soccorsi mentre le tamponava la ferita. Il padre fu arrestato e tuttora è in carcere.
La porta di ingresso alla estremità ovest è molto vicina, mancano dieci metri. E' chiusa ma, essendo automatica, dovrebbe aprirsi appena ci avvicineremo.
Invece non succede niente. Il vetro è antiproiettile, quindi spararvi contro sarebbe inutile, se non rischioso, richiamando i due uomini in nero che ancora mi cercano. Cerco di aprirla separando le due ante ma niente. La vetrata della porta è stata ricoperta di vernice spray nera. Scommetto che i killer hanno fatto questo giochetto, insieme al blocco dell'apertura. Avranno lasciato aperto solo l'ingresso est, è per questo che la folla andava verso di là.
«Eddie... e adesso?» chiede Sally.
«Non lo so, sto pensando. Non possiamo attraversare tutto il centro commerciale di nuovo, andremmo dritti verso quegli uomini»
«Senti, poco fa... quando il primo uomo ti ha sparato... come hai fatto?»
Mi prenderà per pazzo ma devo rischiare. <Io... sono riuscito a...fermare il tempo! Te l'ho detto Sally, stamattina quella visione, poi posso giurare di essere veramente entrato nella foto ed essere stato catapultato nel passato. Poco fa... ho fermato il tempo, ho fermato i proiettili e ti ho portata via, ti prego credimi...» le dico quasi pregandola.
Lei mi guarda e assorbe le nuove informazioni.
« Ti credo Eddie... suona assurda tutta questa storia, ma poco fa hai fatto qualcosa di strano, che non sono riuscita a capire, ma ti credo. E pensi...» esita «... pensi di poterlo rifare? Congelare il tempo, immobilizzare quegli uomini e portarci fuori?»
La guardo sgranando gli occhi, guardo Tim che sembra non aver capito niente di quello che stiamo dicendo.
«Posso... posso provare...» le dico infine, incerto. Così cerco di fare come la prima volta, metto le mani avanti e mi concentro.
Non succede nulla, sento ancora le sirene e la folla all'esterno.
«Non ce la faccio, non capisco come funziona» ammetto.
Degli spari in lontananza, nel corridoio. Voci concitate che si avvicinano. Non faremo in tempo a nasconderci, infatti dall'angolo del corridoio spuntano i due killer, che sparano verso dei misteriosi inseguitori.
Non ci hanno visti, ma estraggo la pistola dai pantaloni.
Uno dei due si volta e ci vede. «Ehi è lui! Lascia perdere gli sbirri, facciamolo fuori!»
«Scappate!» urlo a Sally e al bambino, che corrono da parte mentre apro il fuoco verso i due uomini. I loro fucili sparano raffiche interminabili. Sono costretto a ripararmi dietro il bancone di uno dei bar dell'area di ingresso ovest. I colpi arrivano come pugni dietro il bancone.
«Lasciali stare! E' lui che ci interessa!». Spero non abbiano fatto del male alla mia amica o a Tim. Ma si stanno avvicinando, vengono verso di me, le loro voci sono sempre più vicine. I colpi delle pallottole sempre più violenti. In un momento di pausa esco allo scoperto e sparo alla cieca, finendo i colpi del caricatore. Getto via la pistola, ormai inutilizzabile, mentre riprendono le raffiche.
Spero che sia qualcosa di veloce. Spero di non sentire dolore. Andiamo, venitemi a prendere bastardi!
Un suono metallico, come una lattina buttata per terra. Poi un'esplosione sorda. Un fischio acuto all'orecchio, la vista annebbiata. Vedo bianco per un po', ma mi riprendo in tempo per uscire dal bancone e vedere i due uomini in nero in preda a movimenti spastici. Si tengono la faccia, sono stati accecati. E in quel momento capisco. Una granata Flasbang.
Dall'angolo del corridoio spuntano decine di uomini in tuta nera, elmetto e passamontagna, armati di mitragliette. Erano loro gli "sbirri" che inseguivano i due uomini. Infatti sulla divisa la scritta SWAT.
Fanno fuoco verso i due killer, che vengono crivellati di colpi e cadono a terra come sacchi di patate, nuvole di sangue che schizzano ovunque.
«Bersagli abbattuti» urla uno.
«Libero a destra» «Libero a sinistra!»
« E' tutto finito! Abbiamo visto dei civili, venite fuori, siamo poliziotti. E' tutto ok!»
Esco fuori dal bar lentamente con le mani sulla testa e mi dirigo verso di loro, guardandomi attorno e cercando con lo sguardo Sally e Tim.
«Abbassa le mani ragazzo, va tutto bene» mi dice un agente che mi viene incontro mettendomi una mano sulla spalla.
«Sally! Tim!» urlo nella speranza di vederli.
«Chi sono?» mi chiede il poliziotto.
«La mia amica e un bambino che si è salvato dalla carneficina, li ha visti?» gli chiedo.
La risposta arriva da lontano, da un ristorante a una ventina di metri.
«Qui, siamo qui!» Sally esce dal locale con Tim alla mano. Intanto gli agenti con un ariete sfondano l'ingresso, e altri poliziotti e operatori sanitari con le barelle entrano nel centro commerciale.
Corro verso Sally e l'abbraccio, facendo lo stesso con Tim.
«State bene! Per un momento ho pensato...»
«Si, quello stronzo si è messo a spararci addosso mentre correvamo, ci siamo riparati appena in tempo!» mi dice lei.
Be' poteva finire peggio, adesso devo raccontare alla polizia ciò che ho sentito e cercare di capirci qualcosa. Ma il mio sguardo coglie qualcosa.
«Sally, quel sangue che hai sulla maglietta...» ha una macchia di sangue che va allargandosi, proprio sulla pancia.
«Oh, ho toccato molti cadaveri... be' neanche tu sei messo meglio!» è vero, ho i vestiti inzuppati di rosso, ma continuo a guardare la pancia di Sally.
Nella maglietta adesso vedo quello che sembra un foro. No... non può essere...
Sally cade in ginocchio, lo sguardo perso nel vuoto, dal foro sull'addome comincia a schizzare sangue. «Maledizione! Aiuto!» urlo disperato, vedo i soccorritori che corrono verso di noi. Ma lei cade, cade per terra, lo sguardo all'orizzonte, una lacrima le riga il volto, mentre attorno a lei si comincia a creare una lucida pozza rossa.
Urlo e piango allo stesso tempo, è qualcosa a cui non posso credere. I soccorritori cercano di spostarmi e comincio a colpirli, calci e pugni, e ancora calci. Sento i setti nasali che si rompono sotto le mie nocche, sono furioso, disperato. Non è reale. Non è reale. No. No. No.
Il mio stesso urlo mi ha perforato i timpani e i soccorritori mi mollano. Apro gli occhi e la scena è surreale. Tutto si muove al contrario.
I soccorritori corrono all'indietro verso l'ingresso. Il corpo di Sally si rialza, come uno zombie e si rimette in piedi, la macchia di sangue si va restringendo. I poliziotti della SWAT corrono all'indietro e i loro proiettili rientrano nei fucili, mentre i cadaveri dei killer si rialzano. E' come se qualcuno avesse messo rewind. Come guardare una cassetta il cui nastro va indietro. E tutto prende velocità, il centro commerciale distrutto torna come nuovo, i cadaveri per terra si rialzano sorridenti. Vedo me stesso camminare all'indietro col carrello insieme a Sally, e poi in macchina, viaggiare come in retromarcia e poi tutto diventa veloce, sempre più veloce, rivedo la mia giornata completamente alla rovescia finchè sopraggiunge un flash. E poi...
Click! Click! Click!
Il sole sta ancora sorgendo e io avrò appena scattato una ventina di foto alla farfalla che si è posata da pochi secondi sul davanzale di casa mia.
Sono le 6:15 del 21 ottobre.Scorri per il capitolo 4!
*Nota dell'autore:
Aggiungerò un capitolo ogni mercoledì della settimana 😊 stay tuned!Il libro completo è disponibile in formato cartaceo ed eBook su Amazon e su Lulu.com
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Una vita imprevedibile
Science FictionEddie Collins è un semplice studente universitario. Dopo aver salvato un uomo sulla metropolitana, strani avvenimenti stravolgono la sua vita e quella della sua migliore amica Sally. Eddie scopre di avere un potere straordinario: è capace di plasmar...