CAPITOLO 4°

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Sakura schiuse la bocca.

Cos'aveva detto?

«Scusa, non ho capito bene» sussurrò Sakura con la voce spezzata.

«Io-»

«Sakura!»

«Cazzo...» sussurrarono entrambi.

Una persona stava venendo da loro correndo e il suo seno andava su e giù ad ogni passo.

«Sakura! Devi venire a vedere, ho scoperto una nuova specie di batterio che intacca il fegato, un cittadino ne è stato contagiato e, a vedere, il suo fegato resisterà per altri tre giorni in quelle condizioni, non penso sia contagioso, ma è bellissimo, devi vedere che reazione hanno avuto i tessuti e...» Tsunade appena si fu fermata vide Sasuke e rimase un po' interdetta.

«Be', tre giorni sono tanti, puoi venire domani all'ospedale, mi servirebbe il tuo aiuto a riguardo.»

Sakura giratasi per guardare bene la maestra le fece uno sguardo omicida, però non riusciva a capacitarsi del perché quando qualcuno vedeva lei e Sasuke parlare andava da un'altra parte e cercava di lasciarli soli. Ok che tutti sapevano della sua cotta secolare per il ragazzo, ma potevano lasciar fare le cose a lei, e non far capire all'Uchiha che era una cosa pubblica!

L'imbarazzo era troppo in quel momento per Sakura, se fosse rimasta da sola un'altra volta con l'Uchiha si sarebbe nascosta sotto terra.

«NO!» disse con troppa irruenza «Arrivo subito.»

E detto questo s'incamminò dietro la Sannin verso l'ospedale, lasciando l'Uchiha da solo all'entrata di Konoha, nel buio della sera.

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Perché doveva essere tutto così complicato?! Sakura era scappata via da lui dopo che lui aveva detto una frase sdolcinata e non da lui.

Il punto è che gli era venuta così, senza pensarci. Quando pensava a Sakura ultimamente gli accadevano cose strane. Nella sua giovinezza era sempre stato occupato dal pensiero della vendetta, e non aveva badato ai bisogni del suo corpo.

A lui, Sakura piaceva sul serio, c'era arrivato dopo lunghe notti insonni e viaggi silenziosi in cui non aveva fatto altro che pensare a ciò che lo legava a lei.

A volte pensare a lei, non lo aiutava per niente, lo incasinava, la sua testa pensava delle cose, poi ne pensava subito delle altre e tutto si mescolava, tutto era un riflesso di Sakura, come una goccia che cade imperterrita su un lago, creando increspature e formando ogni volta una figura diversa ma sempre uguale.

Era... era... asfissiante! Sapeva che questo era un segnale: stava cedendo all'amore che Sakura gli aveva sempre dato, e quello per lui era stato un punto fisso. Aveva sempre saputo e sperato che una volta tornato al villaggio i sentimenti di Sakura sarebbero rimasti uguali, non sapeva il perché, non capiva come lei potesse ancora amarlo, ma le era eternamente grato per questo.

E proprio per questo sapeva che doveva fare qualcosa per lei, all'inizio gli era sembrata una costrizione, non si voleva sentire in debito con qualcuno, poi tutto era cambiato, e quelle gocce continuavano a scendere, costantemente.

Aveva capito, dopo tanto tempo, che lei avrebbe potuto dargli la felicità. E lui voleva disperatamente essere felice con le persone più significative della la sua vita.

Non se la sarebbe lasciata scappare, non dopo essere tornato al villaggio per restare e riformare il suo clan.

Lei era essenziale in quel passaggio, non c'era donna migliore per ripopolare il clan Uchiha.

Lui ne era certo.    

Non voglio restare soloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora