Eh, si sa, i fissati con i personaggi di libri/storie/film sono impossibili da contare.
E d'altro canto, come dargli torto?
Certi personaggi sanno essere davvero memorabili, imprevedibili, sanno lasciare il segno, farci capire cose su di noi che noi stessi non abbiamo ancora pienamente compreso.
Quando sono strutturati bene, e non sono paper-thin come direbbero gli inglesi, lasciano un'impronta nelle nostre vite difficile da rimpiazzare, un buco che solo loro possono colmare.
Si potrebbe spendere una giornata intera a discorrere di quanto certi personaggi sanno essere importanti per i Lettori.
Ma, per l'appunto, si tratterebbe di Lettori.
Noi siamo qua per parlare di Scrittori.
Per la precisione, Scrittori Paranoici.
Può uno Scrittore paranoico, ipercritico verso se stesso e spesso anche verso gli altri, delirante, geloso delle sue idee, in preda a crisi e a occasionale Sindrome da Pagina Bianca creare un personaggio condivisibile, di cui essere fiero?
Ma certo che può.
Perché lo Scrittore è anche l'emblema dell'incoerenza.
Incoerente, Paranoico, Ipercritico, Geloso e Disturbato.
Ecco cosa riassume la dicitura Scrittore Paranoico.
Adesso lo sapete.
Ma torniamo ai nostri cari personaggi.
Come ho appena detto, lo Scrittore Paranoico può affezionarsi ad un personaggio.
L'atteggiamento ipercritico di questo soggetto è spesso la causa di un invaghimento eccessivo verso il personaggio creato, causato dalla buona riuscita del "parto" di questo essere definito solo da parole battute a macchina.
L'invaghimento converge nella totale dimenticanza del resto della storia: tutto ruota intorno al personaggio apparentemente perfetto, al diavolo la storia, il personaggio è uscito talmente bene che la Storia è il personaggio stesso.
Un concetto megalomane, che rende spesso il personaggio stesso molto megalomane.
Mi è successo di invaghirmi particolarmente di un mio personaggio mentre scrivevo un romanzo di Narrativa Generale, "Ettore" (che è lentamente scivolato nel dimenticatoio).
E già il titolo vi fa capire quanto adorassi la mia creatura.
La storia era nata per incentrarsi sulle tragedie che colpivano Ettore: la rottura con Angelica, la morte della zia Amelia, i contrasti con i fratelli e il suo costante disprezzo per il mondo, il tutto intrecciato agli sviluppi del caso dell'omicidio di sua zia, vissuti dal suo occhio critico e sprezzante del tipico adolescente contro il mondo.
Pian piano che andavo avanti, sentivo la necessità di parlare solo e soltanto di Ettore.
Prima scomparve Angelica, poi i fratelli, poi i ricordi della zia Amelia.
Al secondo capitolo della bozza, si parlava solo della passione per la scrittura di Ettore, una cosa che non c'entrava niente con la trama generale.
In sintesi, ero andata totalmente fuori traccia.
Eppure, dovessi tornare a scrivere quel romanzo, sono sicura che continuerei così, parlando solo e soltanto di Ettore.
Le sue azioni quotidiane diventerebbero la trama principale, i suoi pensieri l'argomento centrale delle descrizioni.
Una cosa del genere, sebbene può sembrare allettante, non può di certo essere un buon romanzo.
Certo, il personaggio sarebbe perfettamente definito e avrebbe una personalità articolata e vista sotto diversi aspetti, ma tutto ciò rischia di rovinare il resto della storia.
Ho descritto Ettore in tutto e per tutto. E ora?
E ora niente.
Perché adesso tra le mani ho solo una chilometrica descrizione del personaggio e, dopo aver adottato questo stile riflessivo, non posso certo balzare a scene d'azione immediata dove i pensieri di Ettore non vengono presi minimamente in considerazione.
Morale?
Ce ne vuole di talento, soprattutto da parte di Scrittori Paranoici, per gestire un buon personaggio, di quelli ben definiti, che lasciano il segno.
Bisogna raccontarli, ma non renderli il centro assoluto di tutta la storia.
Si rischia di scivolare nella monotonia delle azioni quotidiane, i pensieri del personaggio finiscono per ripetersi e si perde la vera essenza della storia, il motivo per cui lo Scrittore e il Lettore sono lì, uno a battere a macchina e l'altro a leggere e sfogliare pagine con attenzione.
Un personaggio del genere va saputo gestire, non ci sono altri termini.
Quando un personaggio esce fuori bene dal nostro covo di idee, dalla nostra ricetrasmittente 1.0 , è necessario che la stessa ricetrasmittente ci renda consapevoli che oltre al personaggio c'è una storia, che necessita di andare avanti.
Questo è essenzialmente il problema di uno Scrittore character-obsessed: il personaggio spesso passa in primo piano e rischia di cancellare la presenza della storia, che, che lo si voglia o meno, ha una sua importanza.
* * *
Non mi piace. Per niente.
Mi sembra di averlo fatto molto male.
E mi spiace, perché l'idea di parlare dei personaggi mi era stata suggerita da @CrinediThestral_32 (a cui è stato infatti dedicato il capitolo) e, oltre a non averlo fatto come lui se lo aspettava, mi sembra di averlo fatto troppo a modo mio, e per di più molto male.
Lascio a voi il giudizio supremo, ai posteri l'ardua sentenza.
A presto.
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Il Mondo dello Scrittore
Non-FictionUn mondo magico, talvolta paranoico e misterioso, spesso celato agli occhi degli altri descritto da un punto di vista altrettanto paranoico ma molto meno magico. Fatemi sapere se vi siete ritrovati in quello che ho scritto. Se volete consigliarmi q...