4 capitolo
"Cazzone svegliati! Sono già le nove e mezza, fra meno di un'ora dobbiamo uscire di casa." mi strattonò Harry, con la sua solita poco gentilezza.
"Ancora cinque minuti!" mi lamentai.
"È dalle cinque del pomeriggio che dormi. Alzati cazzo, non voglio ricevere un rimprovero dal capo per colpa tua."
"Okay, ma non strillare." mi alzai.
"Smettila di fumare nella mia macchina, hai idea di quanto costi farsi pulire i sedili in pelle al giorno d'oggi?" mi sgridò Harry.
"Scusami tanto principessa." risi e lo presi in giro.
"Non sprecare le tue energie per ridere, piuttosto conservale per dopo. Non trovi che questa idea delle maschere sia a dir poco stupefacente?" mi chiese.
"Non sai quanto!"
Dopo un quarto d'ora di macchina arrivammo e ci dirigemmo verso l'edificio. Apparentemente da fuori poteva sembrare uno di quei disgustosi motel per camionisti, invece all'interno era tutt'altro: era arredato così lussuosamente che una lampada costava più dello stipendio che prendevo quando lavoravo in caffetteria. Appena arrivati notammo subito Mark all'entrata fumarsi una sigaretta.
"Ciao belli, come va?" ci disse sorridente.
"Molto bene, grazie!" rispose Harry.
Io mi limitai ad assecondare la risposta di Harry e a sorridere.
Entrammo nello spogliatoio e ci incominciammo a cambiare e successivamente indossammo la maschera.
"A più tardi amico." mi salutò Harry dirigendosi verso la stanza che gli avevano assegnato per quella sera.
Feci lo stesso anch'io, sperando di non avere inconvenienti come la notte passata. Eppure ero disposto ad andare incontro a quegli inconvenienti per quella bionda. Perché mi frullavano sempre strani pensieri su un'estranea? Stavo diventando molto patetico.
Quando aprii la porta non vi trovai nessuno nella stanza, allora decisi di distendermi un po' nel letto aspettando qualcuno da soddisfare per quella notte.
Aspettai mezz'ora, che dopo si trasformò in un'ora ma ancora nessuna traccia della benché minima donna. Stavo prendendo in considerazione l'idea di andarmene, quando ad un tratto sentii il rumore della porta aprirsi. Quando vidi chi sarebbe stata la mia "cliente" ne rimasi letteralmente sconvolto.
"Un altro regalo delle tue amiche?" le chiesi ridendo, non mi aspettavo di ritrovarla qui.
"Zac, vedo che il senso dell'umorismo non ti manca mai!" mi rispose togliendosi il cappotto.
Quando se lo tolse rimasi a bocca aperta. Indossava un mini dress nero a dolcevita. Le copriva la parte superiore, le contornava sedere e fianchi perfettamente e le lasciava scoperte in bella mostra le sue gambe lunghissime.
"Qual buon vento ti porta in questo posto?" le domandai incuriosito e sorpreso.
"Ero a cena fuori da queste parti, così ho pensato di venirti a trovare!"
"Ti ricordo che per essere qua tu paghi."
"Sono i miei soldi e posso farne quello che mi pare!" esclamò lei acida.
"Okay bionda" le sorrisi.
"Con chi eri a cena?" mi incuriosì.
Vestita così elegante e così sexy non poteva che essere stata con qualcuno di veramente speciale, come un fidanzato o bensì anche un marito. Tutto ciò però non poteva essere, le sue amiche non le avrebbero fatto quel regalo ieri notte, se fosse stato così.
"Colleghe" ripose semplicemente.
"Posso chiederti che lavoro fai?" le chiesi ulteriormente.
"Di certo uno migliore di questo!" mi prese in giro.
La sua risposta un po' mi ferì, ma non lo diedi troppo a vedere.
"Oh scherzavo Zac" si scusò "Gestisco con delle mie amiche una libreria in centro e qualche volta lavoro anche come stagista."
"Figo" mi limitai a dire.
"Tu invece, cosa fai oltre che a essere un giocattolino?" mi provocò come sempre.
"Studio" risposi infastidito dal modo in cui mi aveva descritto.
"Cosa studi?" chiese incuriosita.
"Arte moderna, però mi piace principalmente disegnare fumetti." dissi orgoglioso.
"Mio nipote che ha otto anni va matto per i fumetti." ammiccò divertita.
Non capii se era una cosa positiva quella che aveva detto o era semplicemente una presa in giro. Fatto sta che questo suo modo di fare l'antipatica mi faceva impazzire sempre di più.
Mentre lei ancora rideva per la sua battuta dei fumetti feci una cosa che sentivo di fare già da ieri sera. La baciai. All'inizio lei si irrigidì ma poi, quando iniziai a toccarle i capelli, iniziò ad assecondare il mio bacio. Subito dopo schiuse la bocca per lasciare spazio alla mia lingua, vogliosa di assaporare tutto di quella sua bocca. Quando la baciai provai un miscuglio di emozioni, dalla voglia di volere sempre di più alla felicità. Dopo vari minuti di pura passione lei si staccò da me.
"Zac, non ti hanno mai detto che è maleducazione baciare le donne sconosciute e per giunta anche più grandi di te?" mi disse divertita. Dopo prese il giubbotto e scappò come Cenerentola allo schioccar della mezzanotte.
Mi sentii uno stupido. Se non voleva quel fottuto bacio perché aveva ricambiato? Perché mi ha fatto passare i dieci minuti più belli della mia vita, per poi farmi rimanere come un bambino a cui viene tolto il suo giocattolo preferito dopo? Allora per la prima volta mi sentii come disse proprio lei, lei di cui non conoscevo neanche il nome: un giocattolo.
Salut gente!
Innanzitutto sono molto contenta che di giorno in giorno aumentano sempre di più le visite nella mia storia. Per scrivere questo capitolo ho ascoltato a ripetizione la canzone Happy di Pharrell Williams, la traduzione della canzone c'entra ben poco con la trama del capitolo, però è molto bella la melodia. Domani se lo studio me lo permetterà pubblicherò il quinto capitolo e avevo pensato di scrivere il primo pov's di Rossana.
A presto,
moonshjne

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Chicago
Fiksi PenggemarZayn Malik un ventiquattrenne che studia arte moderna all'università di Chicago. Per pagarsi gli studi fa due lavori: la mattina è un semplice cameriere, la sera diventa l'oggetto di divertimento di molte donne adulte. Questo tipo di lavoro lo porte...