Capitolo 9

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Avevo la foto di Lucifero e Michele in mano. Decisi di tenerla per me. Incontrai Lucifero più di una volta ma quello non mi calcolava di striscio e piu mi ignorava piu io mi sentivo triste. Andai in giro per il palazzo e vi trovai di nuovo quella splendida stanza bianca. Entrai giusto per respirare aria santa. La stanza profumava di incenso. Ero ancora persa nei miei pensieri finche non sentii la voce profonda di Lucifero.

"Carrie!! Che cosa ci fai qui?"

Non lo degnai neanche della mia risposta,anzi,continuavo a toccare l'acqua fresca della piscina.

"Degnati di rispondermi almeno"

"Si come no,esattamente come hai fatto tu per tutto il giorno?"

Il Diavolo sobbalzò. Stavo proprio rispondendo in malo modo al demone più potente dell'Inferno?

"Ho avuto le mie ragioni per non risponderti o anche solo calcolarti"

"Sai una cosa più ti guardo in faccia piu mi viene voglia di prenderti a pugni in questo momento"

Lucifero sospirò.

"Mi dispiace ok? Sono stato molto impegnato"

Non lo guardai di striscio ero cosi arrabbiata che non mi accorsi che una ciocca dei miei capelli stava diventando marrone.

"Carrie...i tuoi capelli"

Quando me ne accorsi gettai un urlo spaventoso.

"OH NO!!!"

"Senti Carrie mantieni la calma stai semplicemente facendo avverare la profezia"

"SEMPLICEMENTE?"

Lucifero indietreggiò di un passo. Io non volevo diventare un essere strano ma poi come in trance pronunciai queste parole:

" Seraphim, Cherubim vires quasdam mihi aquam et ignem aera et terram"

"Cosa?"

Avevo gli occhi vitrei. Non ero conscia di me stessa...ero schiava di una forza piu grande di me.

"Lucifero...ti ricordo che la profezia si deve avverare entro una specifica data lo sai questo vero?"

" Tsk ...Michele...seriamente? Non sai come entrare in contatto con me e ti servi di una ragazzina?"

"Non sottovalutarla Lucifero,questa è davvero quella giusta...e tu sai bene a cosa mi riferisco"

"Evapora!!"

Tornai in me e sentivo un forte mal di testa. Vedevo doppio.

"Carrie stai bene?"

"Si sto ben..."

Neanche finito di parlare che svenni tra le sue braccia mentre le mie ciocche piano piano si scurivano sempre di più

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