King Under the Mountain

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Tornare lentamente cosciente.
Svegliarsi dopo una battaglia e sapere di non essere morto.
Sapere che nessuno dei tuoi più vicini è perito.
Questo è un motivo più che sufficiente per farti amare la vita.

"Sta aprendo gli occhi..." sussurrò una voce familiare.

Thorin aprì gli occhi lentamente, scrutando il viso sorridente e arrossato da lacrime e febbre di suo nipote.

"Kili...come stai?"
"Io sto bene zio...anche Fili..."
"Che succede?" chiese allarmato dal tono mesto del ragazzo.

Kili abbassò lo sguardo, triste, trattenendosi dal piangere di nuovo.

"Kili che succede?"
"Sono molto triste, mio Sire e zio. Tuo cugino, Dain Piediferro, re dei Colli Ferrosi, è caduto combattendo valorosamente...sono addolorato della tua perdita..."
"Era anche tuo cugino..."
"Lo conoscevo appena"
"E' una grande perdita comunque la si guardi, per tutti, ragazzo. Ora vieni, piangiamo insieme..." e allungò la mano fasciata a prendere quella egualmente ferita del giovane.

Piansero in silenzio, versando calde lacrime per i loro fratelli morti così valorosamente per il loro Re.

I funerali di re Dain II Piediferro furono davvero fastosi come si conviene ad un re forte come lui. Tutti piansero quando il convoglio funebre partì per i Colli Ferrosi, dove la sua tomba già lo aspettava.
Una parte dei Nani dei Colli sopravvissuti sarebbero rimasti a Erebor per aiutare nella ricostruzione, in attesa del rientro dei Nani di Erebor che erano scappati verso le Montagne Azzurre quando Smaug aveva attaccato la Montagna.

*

Una settimana dopo la vittoria Thorin, quasi del tutto ristabilito, procedeva, appoggiato ad un bastone, lentamente verso il trono rimesso a nuovo, sotto gli occhi di tutta la sua gente, riunita per l'occasione dai quattro angoli del mondo.
Fu forse la stanchezza ancora molto presente che non gli fece notare l'assenza di qualcuno, qualcuno di importante.
E non solamente lui, anche Balin non notò quell'assenza.
Thorin giurò come Re Sotto la Montagna, il nono e secondo del suo nome.
Fili giurò come Principe Ereditario accanto allo zio, sotto gli occhi (e le risatine) di suo fratello.

Fu festa grande, si mangiò e bevve per tre giorni e tre notti.

Vennero Re, Governatori e dignitari da tutti i regni vicini e lontani, vennero a rendere omaggio al nuovo re. Da Gondor Ecthelion II, il sovrintendente, e suo figlio Denethor appena undicenne; da Rohan tre Capitani inviati da Re Fengel; da quel che restava dei Sette Regni giunsero inviati e doni; da Imladris (Gran Burrone nella lingua corrente) re Elrond mandò i suoi due figli maggiori Elladan e Elrohir, accompagnati da Lindir e altri dodici Alti Elfi, con ricchi e preziosi doni; anche da Lorien giunsero doni e ambasciatori.

"Re Thranduil di Bosco Atro e seguito!" esclamò l'araldo che accompagnava ogni delegazione.

Thorin, che stava parlando fitto fitto con Fili seduto lì accanto a lui, voltò lo sguardo verso il ponte e i nuovi venuti.
E fissò Thranduil a lungo, anche dopo che quello si fermò a debita distanza ma abbastanza vicino per riuscire a parlare senza gridare.

"Sono venuto..."
"Parlo io, adesso!" lo interruppe Thorin, irritato.

Thranduil lo guardò e poi annuì, abbassando leggermente la testa: d'altronde non era più a Bosco Atro, ma nel regno di Thorin, per quanto la cosa lo istigasse all'insolenza.

"Ricordo bene, come fosse ieri, la prima volta che hai messo piede qui a Erebor. Eri esattamente dove sei ora, e" -e lo guardò con astio- "fissavi i gioielli che i nostri mastri avevano fabbricato per te!" sbottò, sottolineando nostri con un tono di voce possessivo.

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