Se c'era una cosa che Dwalin detestava più degli Orchi era la pioggia.Pioveva da cinque giorni nel Dunland, praticamente da quando vi si era inoltrato.
Raggiunte le montagne, trovò una grotta all'apparenza vuota, abbastanza grande per lui ma non tanto da rischiare di trovarci qualcuno o qualcosa di indesiderato dentro.
Esplorò comunque ogni angolo, e quando fu sicuro di essere solo, si rilassò.
Accese il fuoco, nella parte più riparata vicino all'ingresso e si cucinò qualcosa di caldo per tirar via di dosso il freddo e l'umidità. La pioggia fuori intanto era scemata, e le prime timide stelle brillavano lontane nel cielo nero.
Dopo aver mangiato e sistemato il giaciglio per la notte si piazzò sulla roccia appena fuori la grotta, tirò fuori la pipa e si accese un po' di tabacco.L'incontro con Thengel era stato interessante più di quanto poteva sembrare.
Lo scontro con un paio di mannari ricognitori un po' meno, per sfortuna loro il Nano era uno dei migliori guerrieri della stirpe di Durin e se l'era cavata con un paio di graffi. Mentre pensava questo ridacchiando sotto i baffi, guardò davanti a sé.Un gruppo di pietre aveva richiamato la sua attenzione, per via della strana e bizzarra forma.
Prese un tizzone e si incamminò, verso quello che capì essere un tumulo funebre.
Raggiuntolo, abbassò la torcia per leggere la lapide e il suo cuore si spezzò.Cadde in ginocchio e pianse, pianse sconsolato, aggrappato al manico del suo fidato martello.
Suo padre gli aveva parlato spesso di lei quando era più giovane, sapeva che era bellissima e coraggiosa, e che lo aveva dato alla luce dopo un viaggio estenuante da Erebor, e nonostante che il fuoco del drago le avesse procurato ustioni gravissime.
Non si ricordava sua madre, ma c'era un ricordo, il suo primo ricordo nitido, che non avrebbe dimenticato mai neanche in cento anni.#flashback#
La grossa mano che lo teneva era calda e ruvida.
Il suo fiato, il suo odore, era tutto ciò che poteva distinguere con la vista ancora appannata.
La sua voce era bassa e profonda e calda quanto la mano che lo coccolava.
Sbadigliò, era stanco. Nato da pochi minuti, ora voleva solo dormire, dato che lo avevano già sfamato.
Strinse un dito affusolato del suo portatore e si addormentò, beato e tranquillo.*
Ered Luin, 2781 T.E.
"Tieni dritta quella spada, Dwalin!!"
Il giovane arrossì e strinse meglio l'impugnatura della spada.
Aveva appena nove anni, e già stupiva i suoi parenti per la velocità con cui cresceva e imparava.
Stupiva di più i suoi amici per l'indiscussa abilità e naturalezza con cui brandiva l'ascia.
La spada al contrario proprio non riusciva ad usarla.
Era pesante e sbilanciata, ma guai a dirlo al fabbro, dato che oltre ad essere il suo istruttore era anche suo cugino."Dwalin! Mi stai ascoltando?!" lo scosse la voce, già profonda, del suo maestro.
"Ehm..."
Thorin sbuffò.
"Sono più di dieci minuti che cerco di spiegarti che la spada si tiene così" e torse il braccio del ragazzino finché la spada non fu dritta.
"Ahi!! Basta! Non sono capace di tenere quella dannata spada! E poi è sbilanciata in punta di almeno un quarto!" sbottò irritato, gettandola a terra.Poi tacque, rosso in viso.
Thorin lo guardò per un momento, pronto a sgridarlo.
Poi raccolse la spada e la soppesò.
La infilò nella rastrelliera dietro di sé e andò a sedersi vicino al cugino, sospirando. Il ragazzo era molto avuto per la sua giovane età."Scusami Dwalin, avevi ragione è sbilanciata. Come fabbro sono ancora scarso, devo impegnarmi di più..."
Dwalin lo fissò, sembrava abbattuto.
"Thorin, tu stai facendo del tuo meglio. Tutti commettono errori, me l'ha detto papà una volta..." replicò con un mezzo sorriso, che l'altro eguagliò.
"Zio Fundin ha sempre ragione"Restarono per un po' ad ammirare il paesaggio delle Montagne Azzurre.
"Tuo fratello?"
"Con papà...lui studia"
"Vorresti farlo anche tu?"
"Non sia mai!!"Risero di cuore per un bel po' di tempo, cercando di immaginare l'ormai maggiorenne Balin chino su libri e pergamene bruciacchiate.
"Senti Dwalin, lasciamo stare la spada. Domani proviamo con uno di quelli..." e gli indicò un martello da guerra.
Al ragazzo brillarono gli occhi, il suo sogno di bambino si stava realizzando.
"Mi impegnerò al massimo, maestro!" esclamò sorridendo felice.
Thorin lo guardò e sorrise. Così piccolo, eppure già così forte e coraggioso.
"Ragazzi!!" la possente voce del genitore richiamò l'attenzione di Dwalin, che si voltò.
Suo padre gli andava incontro, seguito da suo fratello Balin, al quale cominciava a spuntare la barba.
Raggiunti i diciotto anni, ai giovani nani spuntava la barba.
Folta o meno folta, bionda, color rame o scura come il cielo notturno, la barba è il vanto di un Nano. Molti tengono più ordinata la propria barba che la propria dimora.
Adornata con perle naniche, gioielli rari e complicati intrecci, la barba per un Nano era qualcosa di irrinunciabile. Non la si tagliava mai, se non in occasione di gravi lutti o cause di forza maggiore.
Quanto più un Nano era ricco, tanto più adorna e decorata era la sua barba.
E' uno status, e Dwalin non vedeva l'ora di farsela crescere. Perché finché non gli fosse spuntata, sarebbe stato considerato un bambino.E lui odiava essere un bambino.
"Allora, Thorin, come se la cava il ragazzo?"
"Bene, anzi con l'ascia è uno dei migliori che ho mai addestrato. Abbiamo convenuto di provare il martello invece della spada. Forte com'è, con una spada rischia di far male a qualcuno prima che ai suoi nemici"Dwalin si voltò verso il padre, che a malapena lo guardò. Non sembrava affatto contento di lui.
"Stasera siamo invitati alla tavola del Re, perciò non fare tardi" e se ne andò.
Balin fece un mezzo sorriso al fratellino, ma non riuscì a migliorare l'avvilimento evidente del giovane.
Thorin sospirò.
"Dwalin...non prendertela troppo..."
"Non...non me la prendo..."
"Allora lasciami il braccio, me lo stai stritolando..." rispose Balin con una smorfia, mentre l'altro stringeva i pugni per non piangere.
"Dwas..." provò ancora a parlare, ma suo fratello lo interruppe.
"Che cosa devo fare perché mio padre mi dica bravo o che sto facendo bene?! Thorin...che devo fare..." e una lacrima gli rigò la guancia.Thorin lo strinse tra le braccia, in uno slancio di affetto.
"Continua come stai facendo, Dwalin. Dimostragli che sei un guerriero. Sii umile e impara bene. Fai in modo che gli dicano solo bene di te, vedrai che se ne accorgerà"
"Come lo sai?"
"E' quello che ho fatto io molti anni fa...anche mio padre reagiva come il tuo..."
"Come mai?"
"Mia madre morì dandomi alla luce. Frerin e Dis sono figli della seconda moglie di mio padre, praticamente è lei che mi ha cresciuto. All'inizio sembrava come "incolparmi" della prematura scomparsa di mia madre..."
"E che cosa hai fatto?"
"Mi sono impegnato per essere un bravo figlio, un buon fratello, un affezionato nipote, un buon soldato, un coraggioso comandante. E anche un buon amministratore. Tu cerca di essere un bravo fratello e un devoto figlio, comincia da lì. Vedrai che andrà meglio..." e sorrise bonariamente.Dwalin sorrise di rimando, e sospirò.
"Andiamo, non voglio far aspettare papà. E devo lavarmi. Puzzo!" sbottò Dwalin, facendo ridere tutti.
"Vieni fratellino, andiamo a lavarci. Thorin, ci vediamo a cena!" aggiunse Balin, prendendo per mano il minore, incamminandosi verso casa.#fine flashback#

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Inner Demons
FanfictionE se Thorin non fosse morto nella Battaglia dei Cinque Eserciti? E se la storia fosse proseguita diversamente da come la conosciamo? E se... Ho ripreso in mano questa storia dopo un bel po' di tempo, avevo già 19 capitoli pronti. Dopo aver (finalmen...