Passò qualche settimana e Lorenzo mi tolse la benda dalle orecchie, anche se probabilmente avrei dovuto tenerla di più, ma questo a lui non importava, per lui ero un oggetto, che non prova dolore e sentimenti.
Venni portato dove ero stato l'ultima volta con Attila, e dove gli altri cani si azzuffavano, quel posto non mi piaceva per niente, la prima volta ero ero felice di sgranchirmi un po'le zampe, ma adesso mi metteva angoscia. Preferivo la mia gabbia, era piccola, scomoda e fredda, ma almeno lì non mi facevano del male.
Lorenzo abbozzò un sorrisetto perido mentre mi teneva stretto al guinzaglio, trasmettendomi una certa ansia.
Vidi Daniel arrivare con due cani al guinzaglio e li legò lontani uno dall'altro, perché non sembrava andassero molto d'accordo, erano Satana, il cane corso e il rottweiler nella gabbia davanti alla mia, successivamente tornò con un pitbull e il dobermann senza un occhio e poi ancora con un alano nero e qualche altro cane di cui non ricordo la razza, probabilmente erano dei meticci, ma sembravano deboli e così Daniel, dopo averli osservati, li riportò indietro sbuffando.
Alla fine mi trovai davanti una muta di cani legati, che sembravano un esercito pronto ad attaccare ed ero impaurito...
Lorenzo mi liberò e Daniel non mi staccava gli occhi di dosso, pronto a scattare nel caso avessi tentato la fuga, ero confuso, perché mi avevano tolto il guinzaglio?
La porta era chiusa e piuttosto che correre come un pazzo per la stanza con Daniel alle calcagna che mi colpiva con un frustino, preferivo rimanere dov'ero.
Restammo così per un po', poi Lorenzo sbuffò e mi spinse verso i cani. Iniziai a credere che forse dovevo interagire o addirittura giocare con loro e, nonostante mi paresse strano, mi avvicinai cautamente al rottweiler che, appena fui a qualche centimetro da lui, iniziò a ringhiare. Daniel lo liberò e prima che potessi fare qualcosa questo mi balzò addosso.
Ero immobile sotto quel bestione che mi bloccava e mi mordeva, impiegai qualche secondo per capire cosa fosse successo e iniziai a divincolarmi. Riuscii a liberarmi, ma sanguinavo...Il cane iniziò a rincorrermi e Lorenzo mi incitava ad attaccare, capii che effettivamente aveva ragione e che l'unico modo per non farmi sbranare da quel cagnone, che era almeno due volte più grosso di me, era attaccarlo e non correre da una parte all'altra come uno scemo.
Mi girai di scatto e tirai fuori i denti, che in tutto questo tempo, erano diventati grandi e taglienti, saltai sulla schiena nera del cane e iniziai a morderlo dove capitava, lui cadde e mi buttò a terra, ma io sgusciavo via e riprendevo ad attaccare prima da un lato e po dall'altro, saltavo da una parte all'altra per confonderlo e mordevo forte, ogni tanto mi attaccavo con le mascelle e resistevo per un po'. Avevo tirato fuori il mio istinto di sopravvivenza, il lato peggiore di ogni cane.
Lorenzo e Daniel rimisero il guinzaglio al rottweiler ferito e poi anche a me.
Sembravano fieri di quello che avevo fatto e non mi picchiarono, non mi aspettavo di certo una carezza, ed era sufficiente che non mi frustassero, ma io perdevo sangue e non mi ero per niente divertito a tentare di non essere ammazzato.
Mi disinfettarono le ferite, ma senza tante attenzioni e mi rimisero nella gabbia.
Quel giorno lo passai rintanato nella gabbia, non volevo vedere niente e nessuno, anzi... in quel momento avrei preferito avere di nuovo il telo che ricopriva la gabbia.
Mi addormentai, sperando come al solito che quando mi fossi svegliato avrei capito che tutto fosse stato solo un brutto sogno, ma sapevo che non era così, anche se sembrava veramente di essere in un incubo.
Passò qualche giorno quando la cosa si ripeté, combattei di nuovo, ma quella volta non fui io a scegliere il mio avversario, mi trovi davanti al dobermann senza un occhio, e sinceramente lo preferivo al rottweiler, era più agile e veloce, ma meno pesante.
Sapevo già che non eravamo lì per giocare e quindi, quando venni liberato, cominciai a ringhiare e aspettai che il cane si avvicinasse per saltargli addosso, prima che lo facesse lui, ormai sapevo quello che dovevo fare ed ero più sicuro, Lorenzo mi prese per il collare e mi portò via, anche questa volta ero ferito, ma non come la prima volta, avevo "solo" qualche taglio sulla schiena e dei morsi qua e là.
Non fu l'ultima volta, nelle settimane successive mi scontrai con altri cani, ma Daniel e Lorenzo mi tiravano sempre via prima che uccidessi il mio avversario o, al contrario, che lui ammazzasse me.
Ormai ci ero abituato, ogni tre o quattro giorni mi facevano combattere. Da un lato, ero quasi felice, perché se riuscivo ad avere la meglio sugli altri cani, mi veniva dato più da mangiare e, soprattutto non venivo picchiato, dall'altro avevo paura, paura di non riuscire a soddisfare Daniel e Lorenzo, che in quel caso mi picchiavano e paura di morire.
SPERO CHE QUESTO CAPITOLO VI SIA PIACIUTO, CERCHERO' DI AGGIORNARE IL PRIMA POSSIBILE!
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Quelli che mordono
Ficción GeneralImmaginate di essere portati in un posto sconosciuto, buio e freddo, di stare chiusi in gabbia, di essere bastonati e costretti a combattere... La gente chiude gli occhi e punta il dito su chi ha sofferto, senza conoscere il suo passato... Questa è...