Capitolo 2.

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"Ok, Adele, cerca di darti un tono dignitoso e cammina verso l'uscita della carrozza. Cerca di non cadere mi raccomando" pensai. Un bel respiro e il mio piede destro andò in avanti. Tonf tonf tonf, era il rumore dei miei passi su quella moquette ormai lurida, come al solito sono tutt'altro che leggiadra. La curiosità, però, era troppa, volevo vedere il volto di quel poveretto che si era subito il mio straziante concerto. Dovevo essere veloce e non destare sospetti, non voglio intraprendere una conversazione con uno sconosciuto. Improvvisamente decido di far cadere il mio anello di legno, regalo di zia Paola, per terra, cosi da chinarmi e poter vedere il viso del mio tacito spettatore. Accadde tutto in pochi secondi, purtroppo riuscii a vedere solo che era un uomo, sulla ventina d'anni con la barba corta e un bellissimo sorriso. Per colpa della mia felpa, usata per coprirmi il viso, non riuscii a vedere altro, solo la metà inferiore del suo viso. Corsi via nella speranza che quel ragazzo non mi fermasse e non facesse caso a me. Scesi finalmente da quello stramaledetto treno. Dopo dodici ore di viaggio non vedevo l'ora di buttarmi sul mio letto e giocare un po' con il mio buon vecchio micione."Adi, come stai? Come è andato il viaggio? Hai conosciuto qualcuno a Monaco?" mi chiese, correndomi incontro, la mia ultima madre affidataria, che francamente non sopportavo molto. Alta, magra, mora, il tipo di donna che ogni uomo desidera. Perfetta in ogni suo minimo particolare. Unica pecca? Maddalena era la donna più superficiale che io avessi mai incontrato. Passava ore e ore a comprare ogni genere di accessorio e mi obbligava ad andare con lei. Per non parlare di quanto ci mettesse ogni mattina per prepararsi o della sua completa inettitudine in cucina o in qualsiasi faccenda domestica. Però mi voleva bene e dopo questi dieci anni di affido avevo imparato anche io a sopportarla in un qualche modo.

"Ciao Maddalena, sto bene grazie, è andato tutto bene e si ho conosciuto una ragazza gentilissima, Susanne." Risposi.
"Fantastico!! Chissà che stragi di cuori che avrai fatto! Sono contenta che tu ti sia divertita." Ecco di nuovo quel calore scaldare le mie guance, sapeva che mi sarei imbarazzata sentendo quella frase, per questo l'ha detta.
"ehm veramente... nessuna strage. E comunque ormai il divertimento è finito, sono di nuovo qua" risposi secca.
Quelle furono le uniche parole che ci scambiammo fino a casa, appena salii in macchina misi subito la musica per evitare confronti di qualsiasi tipo e come entrai in casa mi chiusi in camera.
Quanto amavo la mia stanza, era forse uno dei pochi luoghi di Celdi che mi piacevano. L'avevo arredata io, con un muro color melanzana, una scrivania e il mio lettone bianco candido. Era la cosa che più adoravo, la mia zona sicura.

Il profumo della carta bluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora