Mi risveglio come da un incubo quando sento il campanello che sta suonando, mi asciugo la bavetta dalla guancia e vado ad aprire. È la vicina col suo rognoso cagnetto. "È mezz'ora che ti aspetto, Boris ha bisogno del suo giretto quotidiano!". Per fortuna che ha suonato lei, penso, altrimenti non ci sarei mai andata e Maddalena mi avrebbe uccisa. Prendo subito il guinzaglio della bestiaccia e mi allontano scusandomi con la vicina. Le strade della città sono tutte piene di macchine imbottigliate verso l'unico grande centro commerciale che c'è nelle vicinanze. Staranno tutti andando a fare le ultime compere per la scuola, immagino. Meglio per me, incontrerò meno persone. Nell'esatto istante in cui questo pensiero mi si formò nella mente, l'unica ragazza che posso considerare amica mi incrociò la strada. Federica, una mia compagna di scuola, aveva i miei stessi identici sogni, questo ci legava. Quanti piani per scappare via avevamo fatto e quante avventure avevamo fantasticato tra le quattro mura delle nostre camerette. "Adele! Che bello incontrarti, sono appena tornata e il grigiume di questa città mi stava già opprimendo senza di te" aveva sempre parole gentili per tutti. Ci fermammo nel nostro bar preferito, due caffè e due paste al cioccolato, il solito. Ci raccontammo dei nostri viaggi. Le parlai di quel ragazzo sul treno... "Spera solo che non fosse carino!" mi disse mentre rideva a crepa pelle. Una volta sola mi aveva sentito cantare e a dir suo le era bastato per tutta la vita. "Purtroppo per me penso fosse molto carino, almeno il suo mento lo era." "Adele: l'esperta di menti" affermò con fare serio, per poi guardami negli occhi. Scoppiammo a ridere insieme. I momenti con lei sono davvero gli unici spensierati, lei si che mi mancherà l'anno prossimo.
"Ultimamente penso spesso ai miei genitori" le confesso "immagino spesso come sarebbe incontrarli e finalmente non dover più vagare da una casa all'altra."
"Posso provare a immaginare cosa provi" mi rispose "ma sinceramente come fai a voler incontrare delle persone che ti hanno abbandonata? E poi come fai ad essere sicura che loro vorranno mai incontrarti? O ancora peggio come fai ad essere certa che siano ancora vivi?" aveva una scintilla di rabbia nello sguardo, non so da quale parte profonda della sua anima venisse fuori. Sentivo un groppo in gola, sarei voluta esplodere. Le lacrime iniziarono a bagnare le ciglia, provai a nascondere le mie emozioni. "So che quello che ho appena detto ti può aver ferito" disse, come per rimangiarsi tutto ciò che aveva sputato fuori senza pensare "perdonami". Mi guardava come se mi avesse appena preso a calci, ed in effetti io mi sentivo come se lei l'avesse fatto. Mi alzai e me ne andai, senza dire nulla. "Perdonami" continuava a ripetere Fede, la sua vocina risuonava nella mia testa ma le sue parole non assumevano significato. Chiusi la porta del bar dietro di me, mi trascinai dietro quella creatura col guinzaglio fino alla panchina del parco vicino. Avevo la gola secca "come fai a essere certa che siano ancora vivi?" risuonava nella mia mente. Non ci avevo mai riflettuto. Magari io sono quella che sono perché i miei genitori sono morti. Nessuna spia, nessun periodo di negazione, semplicemente sono morti. Investiti da un autista pirata, oppure in un incendio, mentre provavano a salvare qualcuno. In un millesimo di secondo quei volti che erano cosi chiaramente dipinti nel mio immaginario sono scomparsi, quei sorrisi cosi dolci e caldi, che sapevano tanto di casa, ormai non esistevano più. Senza neanche sapere come, mi ritrovo davanti alla casa della vicina, suono il campanello, ha un rumore davvero fastidioso. Lei mi apre, mi ringrazia e mi parla per altri dieci minuti, io annuisco sorridente, senza però ascoltare veramente il suo discorso. Finalmente riesco a liberarmi da lei ed entro in casa, intenzionata a stravaccarmi sul divano ed affogare i miei dolori nelle patatine. Subito, però, una cosa attira la mia attenzione, deve essere passato il postino. C'è una piccola busta di carta blu sul tavolino con un post it accanto "questa è per te, io non l'ho aperta." La presi in mano, profuma di gelsomino. Amo il gelsomino.
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Il profumo della carta blu
ChickLitAdele è una ragazza rinchiusa in una città che le sta troppo stretta, non è contenta della sua vita, desidera molto più di ciò che ha. Ma un giorno un dolce mistero avvolge la sua quotidianità e lei ci si immerge dentro, senza guardarsi indietro.