Beth se ne stava sdraiata sul letto della sua cella, nella Sky box e fissava il soffitto. Era spaventata.
Ieri era stato il suo compleanno. Non era un giorno qualsiasi, anche se tutti pensano la stessa cosa del proprio compleanno... ma Beth ieri aveva compiuto 18 anni.
Questo voleva dire che era maggiorenne... e non era accettabile.
Lei era una cittadina dell'Arca e lì ogni crimine era capitale, punto e basta. Niente processo, niente giuria, niente avvocati: se ti beccavano mentre commettevi un crimine venivi ucciso.
Gli avvocati non esistevano neanche più... Peccato perché a Beth sarebbe piaciuto fare l'avvocato.
L'unico motivo per cui stava in cella era che all'epoca del misfatto era minorenne e sull'arca non si uccidevano i minorenni; no, preferivano metterli in prigione fino al compimento dei 18 anni e solo allora, una volta maggiorenni, li avrebbero uccisi. Ma Beth aveva compiuto 18 anni il giorno prima e nessuno era venuto a prenderla.Si era immaginata tutta la scena: erano un paio di settimane ormai che ci pensava... non aveva paura di morire: era abbastanza sicura che esistesse un dopo, qualcosa oltre la vita in una scatoletta di latta nello spazio; no, Beth aveva paura del dolore. Avrebbe fatto male morire, ma aveva deciso che si sarebbe comportata come una ragazza forte ed avrebbe accettato di seguire le guardie con dignità e classe.
Ma le guardie non erano venute.
Uno sbaglio; senz'altro si sarebbero accorti presto dell'errore e sarebbero andati a prelevarla, ma quando aspetti la morte, sei pronta e non arriva... È destabilizzante.
La ragazza si mise seduta e riordinò di nuovo le sue poche cose: un blocco per schizzi, lapis dalla mina morbida, una saponetta profumata.
La saponetta era della sua bisnonna: se l'era portata dalla Terra; non era mai stata usata. Sulla confezione c'era scritto che era al profumo di limone.
Beth non aveva idea se fosse vero o no: non c'erano limoni sull'arca, ma le piaceva pensare che quell'odore fresco ed intenso fosse autentico.Nella cella non c'erano specchi, ma una finestra che dava sullo spazio aperto in cui era facile vedere il proprio riflesso; la ragazza ci si era guardata spesso per vedere se era ancora la stessa... ovviamente i colori non si distinguevano bene, ma probabilmente i suoi occhi erano sempre verdi, i capelli sempre castani.
Prima che la arrestassero le dicevano che era bella, ma non ci aveva mai creduto.All'improvviso, sentì gran movimento nel corridoio fuori dalla porta; un brivido le percorse la schiena ed una morsa le strinse il petto Ci siamo pensò stai calma! si girò verso la porta, sistemò la maglietta grigia ed aspettò con le braccia incrociate che aprissero. Passò qualche minuto... il rumore aumentò ma nessuno sembrava interessato ad aprire.
Si avvicinò alla porta e capì che altri ragazzi venivano portati via dalle celle e trascinati lungo il corridoio... ma era strano... sembravano almeno una decina.Qualcuno fece scattare la serratura; Beth si spostò indietro e si ricompose quasi subito in quella che sperava fosse un'espressione dignitosa.
Una guardia spalancò la porta
"Prigioniera 437" la voce femminile uscì leggermente deformata dal casco
"Siete in ritardo" constatò Beth facendo qualche passo in avanti
"Porgi il braccio sinistro!"
La ragazza fece immediatamente come le veniva chiesto, la guardia tirò fuori un bracciale che le chiuse intorno al polso. "Ahi" esclamò Beth ritraendo il braccio immediatamente: poteva sentire decine di piccoli aghi nella carne "cos'è questo?"
"Seguimi" ordinò la guardia ignorando completamente la sua domanda.
Beth uscì dalla sua cella e si trovò nel corridoio già affollato, sbirciando in basso vide che anche le celle ai piani inferiori venivano aperte.
"Cosa sta succedendo?" chiese alla guardia che l'aveva prelevata, ma di nuovo questa sembrava sorda alle sue domande "oh, avanti dimmelo!"
La donna si fermò e la guardò (almeno Beth pensò di sì, dato che la maschera impediva di vederla) "Non fare domande. Adesso segui gli altri"
"Fate in modo che la mia famiglia abbia le mie cose" si affrettò a ricordare la ragazza mentre faceva qualche passo nella direzione indicatale.
"Saranno presi provvedimenti" rispose la guardia freddamente prima di girarsi e tornare al lavoro.
Beth sospirò annuendo e voltandosi.
Era strano che tutti quei ragazzi fossero giustiziati con lei... insomma quante probabilità c'erano che avessero tutti compito gli anni nello stesso giorno, o anche nella stessa settimana?
Forse più di quante pensava: non era mai stata un asso nella matematica... preferiva le materie cosiddette umanistiche: la storia, la letteratura, le lingue, il disegno, educazione alla vita terrestre... tutte cose considerate secondarie sull'Arca.
Beth fece un sorriso amaro: tutto ciò che era bello era considerato secondario sull'Arca; quello che serviva e che era importante erano ingegneri, meccanici, medici, scienziati."Sei sicura Beth?" le aveva chiesto suo padre, la sera che comunicò ai suoi genitori il praticantato che aveva scelto "gli insegnanti dicono che sei molto intelligente: potresti fare ciò che vuoi!"
Beth sospirò abbassando gli occhi: sapeva che avrebbero reagito così... sua madre le posò una mano sul ginocchio, sorridendole "Se diventassi un ingegnere la vita sarebbe più facile per te" Ma la ragazza si fece forza e guardò i due adulti negli occhi, ormai aveva preso la sua decisione "Sono sicura, mamma" rispose "io farò l'insegnante"
In realtà non era sicura che fosse il lavoro per lei: adorava i bambini, ma sapeva anche di essere una persona dura... ma era l'unico modo per poter studiare ed apprendere ciò che la appassionava.Beth si riscosse quando si accorse che non si stavano dirigendo dove pensava. Sbatté le palpebre confusa, focalizzandosi per la prima volta su ciò che le stava attorno. Riconobbe una ragazza... Roma? Le sembrava fosse quello il nome, erano nella stessa classe; poi vide anche il volto di un ragazzo: James! Era stato arrestato nella mensa, di fronte a tutti... solo che aveva sedici anni!!
Qualcosa si smosse nella sua mente: prima era distratta, ma più si guardava intorno più capiva che solo lei ed un altro paio di ragazzi avevano l'età per essere giustiziati; eppure era come se fosse all'interno di un piccolo fiume di persone! Si girò verso la ragazza alla sua destra: era più piccola ed aveva i capelli biondi raccolti in una coda di cavallo
"Sai dove ci portano?" le chiese avvicinandosi leggermente
"Non te l'hanno detto?!" spalancò la bocca l'altra meravigliata
"No" Beth si sentì strana: non sapeva cosa potesse esserci che non andava, ma qualcosa in quella situazione era infinitamente sbagliato!
"Beh, la guardia che è venuta a prenderti avrebbe dovuto dirtelo!" la ragazzina guardò in avanti, sorridendo felice e facendo qualche saltello.
Beth alzò gli occhi al cielo esasperata: quella ragazzina ci avrebbe messo mezz'ora a risponderle e lei non sopportava le persone lente.
"Scusami!" si allontanò dal centro della fila, spostandosi sul lato esterno dove una guardia senza maschera camminava tenendo d'occhio la folla "cosa sta succedendo?"
Il ragazzo la guardò sospettoso "Verrete mandati sulla Terra" rispose continuando a fissare la folla
"Cosa?!" Beth perse per un secondo la capacità di camminare.
Qualcuno dietro di lei la spinse e ricominciò a seguire la fila, scuotendo la testa.
La Terra... impossibile... non ora, non ancora! Le bastarono pochi calcoli per capire che sarebbe stata ancora un inferno radioattivo "perché?" le sfuggì dalle labbra.
"Parli da sola?!?" rise di gusto un ragazzo vicino a lei; prima che Beth potesse rimetterlo a posto però, era già sparito nella porta davanti a loro.
La ragazza prese un profondo respiro, cercando di calmarsi forza, dignità, classe... forza, dignità, classe si ripeté.
Era quello che le avevano insegnato i suoi genitori: "Non importa da dove vieni, con chi sei o cosa stai facendo: affronta ogni situazione con forza, dignità e classe"
Beth ci credeva; ci aveva sempre creduto, ed era così che era vissuta fino a quel momento... non poteva lasciarsi prendere dal panico proprio adesso! Avanti Beth si disse varcando la soglia mostra di che pasta sei fatta!
Tutti i ragazzi affluirono in quella che sembrava essere una scialuppa di salvataggio; le guardie si assicurarono che tutti fossero seduti e che avessero le cinture legate.
"Forte, vero?" Beth si girò verso la ragazza alla sua sinistra, che aveva parlato: aveva la pelle olivastra ed occhi e capelli scuri, molto carina; sembrava avere una scintilla di furbizia dietro al sorriso dolce.
"Non so" rispose lei "dipende da cosa ci aspetta laggiù"
L'altra scrollò le spalle, afferrando saldamente le maniglie d'acciaio "Tutto è meglio di qui!"
Beth decise che le piacevaNota veloce: come scoprirete nel prossimo capitolo, Beth non è madrelingua inglese come tutti gli altri sull'Arca; se in futuro vedrete qualcosa scritto così, con questo carattere ed in grassetto, significa che sta parlando nella sua lingua madre
Tutto qui :)
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The100 - L'eccezione alla regola
FanfictionBeth è l'eccezione alla regola; lo è sempre stata. Ed è una prigioniera sull'Arca, la stazione spaziale su cui sopravvive il genere umano dopo una guerra nucleare che ha reso la Terra un inferno radioattivo. Quando una volta compiti 18 anni però, ne...