XIII (2)

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"Alain, ti devo parlare"

Lui la guardò interrogativo. Di solito la colazione avveniva in un quieto silenzio ma Laura aveva deciso di affrontare il problema prima possibile. Si fece coraggio e affrontò il problema.

"Mi sono vista con Armand"

"Si? Cosa ti vi siete detto?"

"Abbiamo parlato di te ..."

Alain sollevò lo sguardo e cominciò a prestare attenzione a quando Laura gli stava dicendo.

"E ...?"

Laura respirò profondamente per prendere slancio.

" ... e Armand è del parere che tu ti debba dimettere dalla direzione del tuo ramo e ritirare in buon ordine!" (ecco, l'ho detto, pensò Laura)

"Cosa ha detto quel vecchio frocio?" sbottò Alain.

"Alain non parlare così di Armand, non lo merita!"

"Non lo merita? È arrivato in cima del conglomerato e ora vuole far fuori me? Perché?"

Laura sospirò.

"Armand dice che tutta la tua divisione deve essere ristrutturata, che molti posti dovranno essere eliminati per mantenerla competitiva in campo internazionale ..."

"E allora? Si è preso la mia catena di distribuzione e ora vuole buttarmi fuori?"

"La tua catena stava per fallire per il peso dei debiti e Armand ti ha salvato comprandotela per un valore di gran lunga superiore all'effettivo ... ti ha salvato e ha salvato tutto questo ..." Laura indicò il lussuoso palazzo che abitavano.

Alain tacque ma era in preda a una rabbia paurosa.

"E cosa vorrebbe che facessi?"

"Chiede solo che tu ti dimetta di buona grazia. In cambio avrai una generosa buonuscita, una congrua parte di stock-options e un incarico di rappresentanza che ti permetterà di mantenere i contatti con chi conta ..."

Armand guardò fuori dalla finestra e vide i giardinieri che regolavano prati e siepi. Guardò le aiuole, guardò la cameriera che era entrata, in quel momento, a portare la colazione. Provò ad immaginare scomparire tutto quello che aveva, per combattere una guerra legale costosa e senza fine, e concluse che Armand, ancora una volta, aveva ragione e aveva vinto.

*******

Royal Hotel George V

L'annuale ricevimento del conglomerato Amantea si svolgeva, per tradizione, al Royal Hotel George V. L'hotel, di solito precluso ai comuni mortali, era stato prenotato tutto, a parte poche suites riservate a persone importantissime che non conveniva disturbare.

Davanti all'ingresso, tenuti a distanza da un servizio d'ordine severissimo, si accalcavano fotografi e reporter di giornali di moda e scandalistici. La limousine di Alain e Laura si fermò sotto il lampeggiare a raffica dei flash. Laura, grazie al lavoro di modella, era abituata e la cosa non le procurava alcun fastidio.

Nell'atrio incrociarono Lisette, la segretaria di Alain, che discretamente controllava gli inviti dei partecipanti: il ricevimento era riservato solo ai dirigenti di grado più alto. Laura si stupì di vedere in un angolo Marcel, che era un dirigente di rango inferiore, e lo salutò con un sorriso a cui lui rispose con un cenno imbarazzato.

Il lussuoso salone era ormai affollato dai dirigenti e dalle mogli. Laura osservò stupita la quantità di gioielli ai polsi e al collo delle signore e lo sfarzo degli orologi ricercati degli uomini. Seguendo un suggerimento di Armand quando lei lavorava come modella, aveva indossato solo una semplice catenina con una perla, un paio di orecchini minuti e la fede matrimoniale, con il risultato di far sembrare tutte le matrone presenti delle baldracche arricchite.

Impasse - Strada senza uscitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora