Capitolo 3

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<<Hai capito.>> Mi guarda ovvio. Ma insomma....oddio.

<<Okay....?>>

<<Pizza?>>

No basta.

<<Sai che sei estremamente lunatico?! Dio ma ti ricordi che ci odiamo?!>> mi guarda scettico.

<<Vedi...>> Mi tira a sé << Ci odiamo se vogliamo odiarci. Fa tutto parte del "comportamento collaterale". Se ti comporti in un certo modo con una persona, poi dovrai comportarti così con lei per sempre. Se una volta le rispondi male...>> si avvicina <<...Le dovrai sempre rispondere male perché il "comportamento collaterale" ci pone di farlo. Ma parte tutto da qui...>> con l'indice si picchietta la tempia <<...parte tutto dalla mente.>>

Mi fissa dinuovo con il suo stupido sguardo furbo e malizioso.
Ma stavolta non dico nulla. Il suo ragionamento non fa una piega. In effetti è vero, poi è tutto dovuto a tutti, se una volta fai un piacere ad una persona lo devi sempre fare...Ma anche quando una persona non la sopporti proprio.

Seduti sul divano -a debita distanza, anche se questa cosa non mi piace perché non ho la lebbra- stiamo fissando lui un giornalino -che non legge visto che è da un quarto d'ora sulla stessa pagina- e io il mio telefono, che ho utilizzato solo per avvertire mia madre che avrei tardato un po'.

Il campanello ci salva dalla situazione imbarazzante...

Prendo le pizze, e pago, dato che il signorino, come previsto, non ha sborsato una lira. Vado verso il tavolo, e metto tovaglia, piatti,tovaglioli, posate e bicchieri....che ho trovato dopo un'ora di ricerca per non chiederle a lui.

<<Ci sono le pizze!>>

<<Sto aspettando qui infatti.>>

<<Non ci pensare nemmeno! Fila a tavola!>> lui si alza sbuffando e viene verso il tavolo, come fa sempre si siede con la sua aria da: odio l'umanità, e guarda il tavolo con un sorriso, ma non uno dei suoi, strafottenti, sorride....sinceramente...credo.

<<Perché sorridi?>>

<<Era da anni che non mangiavo a tavola.>> dice mentre affetta un pezzo di pizza.

Mi si stringe lo stomaco. Per una come me, cresciuta con severe regole sul comportamento a tavola, mangiare sul divano è impensabile, per quanto io lo trovi magnifico.
Ma poi, pensare che lui, ha avuto la libertà di farlo sempre, mi dà una sensazione strana, come di pena.

<<Però...>> sbarro gli occhi e mi schiarisco la voce.

<<Per una principessa come te deve sembrare impensabile...>> mi guarda con aria di sfida.

<<Le principesse non sono quelle che vengono cresciute con educazione, sono quelle che vengono viziate.>> Mi guarda strano, però non dice altro.

<<Beh, io non ho avuto il privilegio dell'essere educato, mia madre era troppo impegnata a farsi i cazzi suoi e mio padre a fare il puttaniere.>> Fa una risata, ma noto un briciolo di dispiacere nel suo tono, una amarezza che mi dà alla testa.

Il resto della cena prosegue in silenzio. Le parole, dialoghi, i gesti...tutto vietato...un mimo avrebbe parlato di più. Ogni tanto mi scappava da ridere a pensare che faccia aveva il fattorino quando ho aperto in camicia. Sembrava avesse visto Dio.

<<Fuori c'è buio.>> dice all'improvviso fissando la città dalla finestra dov'ero seduta.

<<E quindi?>>

AMORE COLLATERALEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora