I.

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Port Royal, 1685

Una leggera brezza marina scompigliò i capelli del giovane il quale, involontariamente, socchiuse gli occhi, alzando leggermente il collo, e si lasciò accarezzare da quell'accenno di vento. Dopo averli riaperti puntò il suo sguardo verso l'orizzonte che si stagliava di fronte a sé, ammirando l'immenso panorama che il grande terrazzo della sua magione gli offriva: le coste di Port Royal.

Sospirò profondamente e, quasi con tristezza, osservò tutte quelle navi che stavano attraccando al loro porto, tornate da chissà quale viaggio e da chissà quale avventura. Invidiò, invece, le navi che stavano partendo e che, al contrario suo, avrebbero potuto esplorare chissà quale parte di mondo.

Mentre rimuginava su questi tristi pensieri, un vassoio contenente il suo tè delle cinque si posò non troppo delicatamente sul tavolo di fronte a lui. Il giovane non si degnò nemmeno di alzare la testa, in realtà, anzi. Avrebbe preferito di gran lunga afferrare quel dannato vassoio e buttarlo via, lontano da lui. Avrebbe preferito mandare all'aria tutte quelle abitudini noiose che era costretto a sopportare ogni giorno.

Ma comunque, non lo fece. Sospirò, semplicemente, chiudendo la testa nelle spalle e arrendendosi al suo triste destino monotono e senza alcun fine.

Allungò leggermente il braccio per afferrare il manico della sua tazzina quando posò involontariamente il suo sguardo sul polso del maggiordomo. Da sotto i guanti bianchi si intravedeva una chiara macchia d'inchiostro nera indefinita a causa del guanto che ne copriva la forma. Era un tatuaggio e François, il maggiordomo, non aveva tatuaggi.

"Qualcosa non va, signore?" sentì una voce sottile e leggermente femminile arrivare alle sue orecchie.

Il giovane, con le sopracciglia aggrottate, alzò lo sguardo e, immediatamente, costatò che di fronte a lui non c'era alcun François, bensì un ragazzo forse della sua età o forse qualche anno più di lui. Sbatté ripetutamente le palpebre perdendosi per più tempo del necessario in quelle stranamente familiari iridi blu, continuando a fissarlo.

Perse un battito, senza nemmeno rendersene conto.

"Chi sei tu?" domandò dopo essersi accorto di averlo osservato troppo a lungo. "Dov'è François?" chiese ancora.

"François non sta molto bene, signore" rispose. "Sono suo nipote e sono qui per sostituirlo" spiegò.

"Non sapevo avesse un nipote" affermò nuovamente, guardando il ragazzo con sospetto. Iniziò così a squadrarlo dalla testa ai piedi, notando quanto i suoi vestiti non fossero perfettamente in ordine, quanto un filo nero sotto gli occhi rendeva le sue pupille più piccole, quanto quel ragazzo di fronte a lui non assomigliasse in alcun modo agli abitanti di Port Royal.

O almeno, non agli abitanti perbene.

A quel punto, avrebbe dovuto chiamare qualcuno per assicurarsi che il ragazzo di fronte a lui non fosse un fuorilegge, ma, in verità, si limitò semplicemente a studiarlo con più interesse. La sua vita era così monotona, statica, che di certo quell'incontro non avrebbe potuto peggiorare le cose.

Insomma, male che fosse andata sarebbe morto, e sì, era un'idea già stata presa in considerazione.

"Non ti ho mai visto da queste parti" disse allora, inclinando la testa e soffermandosi su una cicatrice, apparentemente fresca, che giaceva sul suo collo. "Sei arrivato da poco?"

"In un certo senso" annuì leggermente. "Sono stato assente da Port Royal per parecchi anni, signore" spiegò, sorridendogli.

Il giovane sbatté le sopracciglia più volte, osservando con quel sorriso, quelle labbra sottili e rosee tirate all'insù e aggrottando le sopracciglia. Inspiegabilmente, aveva voglia di sorridere anche lui. "E dove sei stato?" domandò. "Se posso chiedere."

Drink and the devil had done for the rest.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora