Capitolo Venticinque || Prigioniera

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Tarrant era immobile e fissava in cagnesco la Regina Rossa da diversi istanti. Non poteva crederci: mai avrebbe pensato che potesse esserci di mezzo il Fante di Cuori. Ricordava vagamente che aveva provato a sedurre Alice, salvo poi accusare la fanciulla di averlo irretito per proteggersi dalla furia della Regina Rossa. Era in combutta con quest'ultima, ma qualcosa gli diceva che aveva in serbo molto di più per sé stesso. D'altronde, la Maledetta Capocciona era bloccata lì, confinata dall'Aldilander, da cui non avrebbe potuto scappare fintantoché il vincolo magico della Regina Bianca, che l'aveva bandita relegandola in quel luogo dimenticato da Dio, non fosse stato spezzato dalla stessa persona che l'aveva espresso.

Per quanto ne sapesse Tarrant, non vi era altro modo per andarsene da lì, quando si era stati imprigionati da un simile decreto. Ecco perché Tarrant e le guardie reali potevano andare e venirsene dall'Aldilander senza problemi di sorta.

La Regina Rossa aveva rivelato spontaneamente al Cappellaio la partecipazione del Fante di Cuori al rapimento di Alice al solo scopo di vantarsi. Più di quello non era riuscito a farsi dire, ovviamente: non era una sprovveduta, purtroppo.

Ora la domanda era: dove avevano condotto la sua Alice? Cosa volevano da lei? Ucciderla per vendicare la Regina Rossa? Ma no, la Maledetta Capocciona non ne avrebbe tratto alcun beneficio. Non faceva mai nulla che non le giovasse. Per cui era chiaro che Alice servisse a qualcosa, ma a cosa????

«Forza, torniamo al castello della Regina Bianca. Dobbiamo fare in fretta.» mormorò Tarrant ai soldati.

Una risata stridula e insopportabile lo colse di sorpresa. Si voltò verso la Maledetta Capocciona e vide che si stava divertendo come una matta. Non provava nemmeno a seguirli, sapeva benissimo che non sarebbe servito a nulla. Si limitava a ridacchiare e a salutarli con un cenno della mano, schernendo la loro preoccupazione.

«Ci rivedremo presto, Cappellaio! Non temere!»

Tarrant corrugò la fronte, ma decise d'ignorarla. L'agitazione scaturita dalla notizia del rapimento di Alice l'aveva sconvolto al punto che rischiava d'impazzire. Letteralmente.

«Me la pagherai, Caledetta Mapocciona. Questa è una promessa. Me la pagherai una volta per tutte.» mormorò adirato.

***

Le palpebre serrate di Alice tremarono a lungo prima di sollevarsi lentamente, infastiditi dallo spiraglio di luce che penetrava dalla finestra accanto al letto.

Non ricordava di essersi addormentata né cosa fosse successo prima che sprofondasse in quel sonno inaspettato.

Si tirò su a sedere, ignorando il cerchio alla testa dal quale fu pervasa, e si guardò attentamente intorno, chiedendosi dove fosse finita. Non era la sua stanza quella.

Si massaggiò le tempie con i pollici e si sforzò di rimembrare. Sì, ecco, pian piano la memoria la stava aiutando. Tornò a guardarsi intorno e pensò che, d'accordo, non si trovava nella sua stanza della casa materna a Londra, ma nemmeno in quella che l'aveva ospitata presso il castello della Regina Bianca.

"Pensa Alice, pensa..." si sforzò.

Ma certo!

La partenza di Tarrant, la proposta di Nate, l'agonia per il suo amato Cappellaio e poi...Il Fante di Cuori! L'aveva rapita! Era stato lui a farla assopire, chissà attraverso quale malsano incantesimo, visto che si sentiva debole come non mai.

Alice non sapeva che conoscesse ed esercitasse la magia, ragion per cui non si sarebbe mai aspettata che fosse lui l'impostore che aveva assunto le sembianze di Tarrant. Ovviamente l'aveva fatto per avvicinarsi a lei: ma perché?

Buon viaggio a vederci - Ritorno a SottomondoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora