Paralizzata, spaventata, indecisa, frantumata

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Paralizzata. La paura di compiere scelte sbagliate mi opprime. Bloccata. Troppi rischi, troppe variabili. Troppe strade, troppe differenti possibilità. Confusione, indecisione. Aspetto. Vivo passivamente; marionetta in mano altrui. Mi lascio guidare dagli eventi, esimendomi così da ogni responsabilità per i miei insuccessi. Sono vigliacca. Incapace di affrontare gli imprevisti. Dov'è il mio copione? Ho bisogno del copione; voglio leggere l'atto finale prima d'iniziare a recitare. Dove trovo le istruzioni? Quali sono le regole del gioco? La regola principale è essere semplicemente se stessi? Come si fa ad essere semplicemente se stessi quando la propria anima è intrappolata in una stanza traboccante di specchi in cui ogni riflesso pensa e si muove indipendentemente? A quale immagine devo dar credito? Preferisco non agire: ho paura di offendere uno di quegli specchi e di indurlo a frantumarsi in migliaia di piccole e affilate schegge pronte a ferirmi. Ma stare fermi stanca; le gambe affaticate diventano molli. Il peso dei problemi aumenta: esso pressa, scava. Demolisce. Come se avessi dimenticato di chiudere il gas: la casa pronta ad esplodere da un momento all'altro, alla prima flebile e innocente scintilla. La paura è il gas; la scintilla qualsiasi insignificante avvenimento. Sono esplosiva. Devasto me stessa con la mia indecisione maledetta. Se solo sapessi con certezza quali specchi oscurare! O se almeno avessi più fiducia nella mia capacità di guarigione dai tagli! Allora m'arrischierei a compiere delle scelte, ad ignorare alcuni pensieri e a valorizzarne altri; sfiderei i bordi taglienti dei frammenti che si staccano dalla mia complessa mente. Agirei senza il terrore di imboccare la via sbagliata, se solo mi fidassi del mio senso dell'orientamento. E invece mi sento oppressa perché vorrei percorrere tutte le vie, scoprire le diverse destinazioni. Ma non è possibile: non si può prendere una decisione e poi pentirsi e premere il tasto restart. Alcune scelte sono irreversibili; bisogna sempre rinunciare a qualcosa: "chi troppo vuole nulla stringe". Troppi sogni; troppi desideri contrastanti. Incoerenza. Solo sull'essere incoerente sono coerente. Costantemente divisa. Forse gli specchi dentro me sono già incrinati. Le immagini appaiono distorte. Sono incomprensibile e per questo non vengo compresa. Solo chi possiede le stesse mie inquietudini potrebbe capirmi. Sono tante, ne sono sicura, le persone come me perché, in fondo, siamo tutti sulla stessa barca; là fuori ci sarà certamente qualcuno che percepisce la realtà come l'avverto io. Queste persone esistono, ma sono ben nascoste. Come d'altronde sono ben nascosta io. Sarebbe tutto molto più semplice se tutti quelli con sensibilità affine nascessero in luoghi vicini, anziché trovarsi sparsi per il mondo. I problemi e le preoccupazioni si dissolverebbero automaticamente, se avessi l'opportunità di sentirmi capita. Non mi sentirei più sola; forse neanche così confusa; magari troverei anche il coraggio di agire concretamente, anziché formulare inutili teorie sulla vita e su come dovrebbe essere vissuta.  

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