C'era una volta una ragazza

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C'era una volta
una ragazza
dalla vita irrisolta,
dalla mente contorta
e da una malattia strana affetta
infelicità cronica detta.
L'infelicità cronica è la malattia di chi,
per ragioni diverse,
vede le sue speranze tutte perse,
vede il buio davanti a sé
e della sua vita non trova un perché.
Lei guardava i giorni passare
uno dopo l'altro, così, in fila,
limitandosi a respirare,
ma voleva urlare che più non ce la faceva,
lei era una barca persa nel mare, senza vela.
Il libro della sua vita
era colorato di neve,
forse la penna era finita,
oppure ogni scritta sbiadita
oppure mancava una mano,
una mano in grado di scriverlo,
il libro della vita.
C'era una volta
una ragazza
che desiderava tante cose,
che si poneva troppe domande,
che voleva giornate luminose,
e una vita in grande.
C'era una volta
una ragazza
dall'anima consumata
perché non si sentiva amata,
di niente,
eppure sarebbe bastato poco,
un niente,
a renderla meno triste.
Lei aveva l'aria di chi la vita la subisce,
di chi guarda da un vetro, nascosta,
la vita degli altri,
in cerca di una risposta.
C'era una volta
una ragazza
troppo timida, troppo solitaria.
Le emozioni le si depositavano dentro:
silenzio, all'esterno,
all'interno, l'inferno.
C'era una volta
una ragazza
che voleva librarsi nel cielo
di un blu sincero,
allontanarsi da tutto,
dal mondo distrutto
e dalla perfidia umana
e raggiungere una stella lontana,
non troppo luminosa,
ma irradiante una luce diafana,
per non farsi notare,
per restare in pace,
a pensare.
C'era una volta
una ragazza
stanca di vivere secondo le regole
e d'ignorare i suoi bisogni,
di rinunciare ad i suoi sogni.
Si sentiva schiacciata da una pressa,
lei si sentiva depressa.
-Si può vivere così?- si chiedeva spesso,
guardando nello specchio dei suoi occhi neri il riflesso.
E la domanda nell'aria ristagnava,
la risposta non arrivava,
l'ansia la consumava,
lei titubava, dubitava, rinunciava,
e si incupiva, e si rassegnava.
Era stanca di combattere una guerra persa
contro gli altri, contro se stessa,
Era stanca di combattere una guerra continua,
senza fine, senza pace,
portatrice solo di rovina
e vorace, come un rapace.

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