Agitazione

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Fu l'infermiera a svegliarmi questa mattina. Gliene fui grata perchè stavo per avere l'ennesimo incubo nel giro di pochi giorni.
<<Come si sente oggi signorina?>>
<<Molto meglio grazie>> Risposi calma.
<< Mi hanno avvertito che ieri notte si è sentita poco bene e sono stati costretti a sedarla.>>
<<Dice sul serio?>> Domandai molto stupita.
<<Certamente, non se n'è accorta? >>
<< Non esattamente>> Aggrottai la fronte, mentre sollevavo la schiena contro lo schienale del letto. 
Proseguì la sua solita routine di controllo e poi mi lasció in balia di me stessa.
Circa al medesimo orario di sempre, An bussó alla porta ed entusiasta mi porse una busta.
<<Cos'è?>> Domandai confusa.
<<Aprila!>> Mi incitó lei, mentre Greg sollevava le spalle.
Poco dopo ne estrassi due vestitini deliziosi.
<< Sono comodi e semplici, ma almeno sono più carini di una camicia d'ospedale>>
Sorrisi parecchio sorpresa.
<<Grazie mille! >> l'abbracciai.
I due si trattennero meno del solito, Anne aveva delle commissioni da sbrigare, e Greg avrebbe dovuto accompagnarla.
Sul tardo pomeriggio abbandonai quel letto scomodissimo e mi recai nel piccolo bagno adiacente per potermi cambiare.
Portai con me la busta e tirai fuori i regali di Anne.
Un vestitino di cotone lilla, lasciava scoperte le mie gambe fino alle ginocchia, era morbido, leggermente scollato, stretto in vita e con una gonna abbastanza ampia. L'altro invece, gli somigliava molto, se non per il colore rosa pallido. Decisi di indossare il secondo. Mi guardai allo specchio, ma la mia attenzione fu catturata dal grosso cerotto che avevo sulla fronte. Non riuscivo a sopportarlo. Fortunatamente oggi il medico mi aveva tolto l'enorme benda che copriva la testa.

<<Quando imparerai che non vali niente? Quando?>>
Anne rideva insieme a Greg.

<<È solo un sogno, è solo un sogno!>>  L'infermiere cercava di riportarmi alla realtà, ma nonostante fossi nuovamente sveglia, il mio corpo non riusciva a calmarsi.
Questi attacchi, "di panico", almeno come li chiamavano loro, continuarono a verificarsi sempre più spesso anche nei giorni successivi.
Greg e la mia migliore amica ne erano rimasti molto preoccupati, ma i medici avevano specificato che non era una realtà così ingestibile.
Giovedì pomeriggio, dopo una doccia rilassante, mi sedetti sul letto e presi ad osservare il paesaggio. Il tempo era tornato ad essere cupo, come qualche giorno fa.
Anne aveva specificato che oggi sarebbero andati a brindare in spiaggia insieme ad un paio di vecchi amici di Gregory. Quanto la invidiavo, anche se effettivamente il cielo non prometteva bene. Nonostante stessi cercando in tutti i modi di non pensarci, i miei pensieri furono occupati dal biondo. Avevo mille domande per la testa. Come starà? Starà bene? Sarà con qualche ragazza? Si starà divertendo? Ogni mia incertezza mi portava a pensare in modo negativo. Una cosa peró era certa, mi mancava da morire. Dalla notte dell' incidente non mi ero più azzardata a ripensare ai suoi baci o a tutto ció che mi aveva fatto provare di positivo, sarebbe stato troppo distruttivo.
<<Hey, è permesso?>>
La voce di John mi riportó alla realtà.
<<John!>> Gli corsi incontro felice come una bambina.
Fortunatamente stavo indossando il vestito rosa a cui mi ero ormai affezionata tanto.
Mi sistemai i capelli e lo invitai a sedersi su una delle sedie presenti nella camera.
<<Sono felice di vederti>>
<< Ed io sono felice di essere passato a trovarti, anche se sono quasi fuori orario.>>
Alzai le spalle. <<Non preoccuparti, non sono poi così rigidi>> Ridacchiammo.
<<Oh quasi dimenticavo - mi porse una scatola di cioccolatini mezzi sciolti - questi sono per te! >> Affermó imbarazzato, rendendosi conto della loro condizione.
Lo abbracciai e lo ringraziai calorosamente.
Passammo parecchio tempo a parlare del più e del meno, finchè il tempo, passato troppo velocemente, si esaurì.
<< È stato davvero un piacere vederti! >> In quel momento John era semplicemente un ragazzo speciale, mi dimenticai e decisi di non fare caso alle sue esperienze passate.
<<Anche per me! >>
Lo accompagnai all'ascensore,  uscendo per la prima volta da quel buco che era la mia stanza.
<<Che farai sta sera?>> Domandai in attesa che le porte si aprissero.
<<Credo che passeró a bere qualcosa in spiaggia.>> Sorrise, quasi dispiaciuto che io non potessi muovermi di qui.
<< Wow, andrai con.. - esitai un secondo, ma poi mi lasciai andare - Justin?>>
John abbassó lo sguardo, mi pentii di averlo chiesto.
<<No - mi rispose, tornando a guardarmi- Justin non è rintracciabile dalla festa. >> Si chiuse tra le spalle. Deglutii a fatica.
All'improvviso le porte si aprirono e poco dopo io ero sola, sola con l'angoscia.
Saltai la cena, l'appetito era venuto a mancare dopo la rivelazione di John. La preoccupazione si era concretizzata e si era fatta viva dentro di me. Cosa era successo? Perchè nessuno lo aveva più visto?
E se fosse... no, no. Ero così scossa, che le lacrime cominciarono a rigare il mio viso sempre più velocemente. Mi sentivo in colpa, non avrei mai dovuto lasciarlo proseguire così, se solo lui non fosse sempre così di cattivo umore.
Una marea di ipotesi dal brutto finale tormentavano la mia mente.
Quale persona torna a casa conciata in tale modo, e scompare nel nulla? Qualcosa era successo perforza. Se una macchina lo avesse investito? Se fosse caduto e avesse sbattuto la testa? Se fosse ferito?
Poco dopo il solito infermiere venne ad accorrermi e mi fece ingoiare una pastiglia che mi permise di addormentarmi più velocemente.

Era buio, passeggiavo lentamente sulla strada verso casa.
Casa, finalmente casa. Perchè ci stavo tornando da sola? Non riuscivo a ricordarne il motivo. Proseguivo gioisa, quando qualcosa mi attiró verso di sè. Qualcosa, o meglio qualcuno giaceva sul ciglio della via. Sgranai gli occhi, riconobbi la figura del ragazzo di cui ero innamorata.
<<Justin!>> Gridai. Lui non rispose. Tentai e ritentai di farlo svegliare, ma fu tutto invano.
Il biondo aveva gli occhi chiusi, era freddo, pieno di lesioni. Avevo timore di non sentire mai più il suo respiro vivo.
Poggiai  il palmo della mia mano sul suo petto.
<<Justin!>> Gridai terrorizzata, mentre scoppiavo in un pianto agghiacciante.

Mi svegliai di soprassalto, sudata ed impaurita.  Tentai di mantenere la calma, eseguendo lunghi respiri profondi. Pochi minuti dopo ero lucida, tenevo lo sguardo fisso fuori dalla finestra, ascoltando attentamente il rumore di ogni goccia di pioggia che batteva sull'asfalto. Guardai l'ora sul cellulare. due e trenta del mattino. Notai anche una notifica di messaggio da John. All' una circa, mi aveva scritto, domandandomi come stesse andando la serata. Sorrisi e tentai di rispondere, ma un rumore mi fece sobbalzare.  Sgusciai fuori dal letto e mi allontanai verso la finestra per avere una visuale più completa. Notai qualcosa muoversi vicino all'armadio. Arretrai.
Chiusi gli occhi e presi la testa tra le mani.
<<È solo un sogno, è solo un sogno, è solo un sogno.>>
Riaprii le palpebre, ma una figura imponente si avvicinava verso la mia persona.
Stavo per gridare, quando una mano mi tappó la bocca. Sgranai gli occhi terrorizzata ed alzai lo sguardo.
Lui..

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