Sabato

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<<Signorina si svegli, dobbiamo visitarla.>>
Avvertii qualcuno che delicatamente smuoveva il mio braccio destro, con l'intento di farmi aprire gli occhi. Schiusi leggermente le palpebre, avvolta da una fastidiosissima luce biancastra. Sentivo la mia testa scoppiare di dolore. Mi sentivo pesante, e incapace di svegliarmi del tutto. Un gesto che era stato sempre cosí facile, mi stava costando un'enorme fatica.
<<Andiamo, sono le nove e trenta di un luminosissimo sabato mattina, non faccia cosí, mi porga il polso.>> Il dottore dai capelli bianchi, tentava invano di catturare la mia attenzione.
Dopo lunghi, lunghissimi istanti, finalmente riuscii a mettere a fuoco la sua immagine.
<<Buongiorno Charlotte, come si sente?>>
Da schifo, mi sentivo uno straccio. Dopo lo scombussolante accaduto della notte passata, mi ero ritrovata a fantasticare fino alle sette del mattino, adesso ne pagavo le conseguenze.
<<Sto bene, grazie.>> Mentii, con la voce ancora impastata dal sonno.
<<Sono contento che lei stia bene, anche gli ultimi esami sono ottimi. Questa è una fortuna, significa che come previsto, domani potrà finalmente lasciare l'ospedale.>>
Cazzo! Me ne ero completamente scordata, questa sí che è una buonissima notizia.
Sorrisi, mentre il mio corpo si riempiva di entusiasmo. Dopo gli ultimi accertamenti, il medico lasciò la mia stanza, compilando la mia cartella clinica.
Nonostante la stanchezza fosse palpabile, mi sentivo estremamente contenta. Un sorriso da ebete era fisso sul mio volto, e non aveva intenzione di abbandonarlo. Mi sentivo leggera, incredula e incapace di ripensare a ciò che era successo. Tentavo di evitare di rivivere quei momenti, o quelle emozioni, cosí forti da essere quasi fastidiose.
Mi alzai e mi recai allo specchio. Notai che il trucco era tutto sbavato sul mio viso. Gli occhi erano circondati da leggeri aloni di nero. Che figura. Pensai che il dottore mi aveva visto in quello stato. Chissà cosa gli sarà passato per la testa sul mio conto. Una ragazza incapace di tenere le palpebre aperte, con chiazze colorate sparse per tutta la faccia. Più che una paziente, sembravo qualcuno appena uscito da una fortissima sbronza.

<<Dunque domani esci?>> Annuii, mentre Anne mi fissava soddisfatta.
<<Allora dobbiamo festeggiare!>> Continuò lei, battendo le mani esterrefatta.
<<Sei di buon umore oggi!>> Replicai. I miei amici erano arrivati da circa venti minuti, e in quei venti minuti An non aveva fatto altro che sprizzare allegria. Finalmente, era da tanto che la mia migliore amica sembrava cosí persa. Guardai Greg, in cenno di gratitudine.
<<Puoi dirlo forte, ma hey, tu non mi sembri da meno! È successo qualcosa con l'infermiere?>> Chiese avvicinandosi al mio volto, mentre era intenta a strizzare l'occhio maliziosamente.  Mi morsi il labbro, quando la mia mente proiettò parte di quel che era successo la notte scorsa.
An mi tirò una leggera pacca sulla spalla.
<<Cosa mi nascondi?>> Ammiccò una seconda volta.
<<Ti ho mentito.. >> Sputai fuori tutto d'un fiato. La sua espressione divenne perplessa. Ero cosí contenta, lei doveva sapere, era importante che lei sapesse, in fondo era la mia più grande amica.
<<Vedi.. -mi feci coraggio- non esiste nessun infermiere.. >>
Lei si tirò indietro, gettandosi sullo schienale della sedia. Sembrava irritata. Accavallò le gambe e mi incitò ad andare avanti, mantenendo un espressione di sfiducia sul viso.
Mi portai le coperte alla testa, tremante. Incredibile come mi incutesse timore parlare di lui, con la persona più vicina a me.
<<Charl?!>> Mi incitò, impaziente di sapere.
<<Mi ha baciato, siamo andati oltre, poteva succedere qualcosa di più, ma le luci ci hanno interrotto. >>
<<Chi?!>>  D'impulso mi sollevò le lenzuola dal capo, fissandomi in modo strano, impalata a pochi centimetri dal mio viso.
<<J- Justin..>> Vomitai questo nome, mentre i miei zigomi, oramai completamente bordeaux ,  ribollivano.
Lei torno a sedersi con aria quasi sconvolta, deglutendo amareggiata.
<<Oh mio Dio!>> Greg, abbandonò la sua postazione vicino alla finestra, e non perse tempo per venirmi accanto.
<< Stai scherzando Charl?>> Continuò curioso.  Strano come lui, fosse molto più interessato a sapere rispetto alla mia amica più cara. Ne rimasi delusa, ma lei non proferiva parola. Zitta, seduta ed assente, sbatteva il piede nervosamente contro il pavimento.
Io decisi di non darle retta, e continuai a raccontare ogni dettaglio, all'unica persona che sembrava aver capito quanto il biondo fosse importante per me. Non avrei permesso a nessuno di rovinare il momento.
<<Dunque ti senti felice ora?>> Schizzò in piedi, buttando fuori queste parole nervosamente.
<<Felice che un puttaniere, a cui non frega un cazzo di te, ti abbia quasi sverginata? Wow Charlotte, come sei caduta in basso.>>  Mi guardò con disprezzo, e quasi riuscí a farmi provare vergogna per me stessa.
Io e Greg la guardavamo allibiti.
<<An, tesoro, calmati, non c'è bisogno di reagire cosí. >> Tentò di placare la sua rabbia insensata.
<<Io sono disgustata>> Continuò lei.
<<Ann, io.. perchè devi reagire cosí? Sai che mi piace, mi è sempre piaciuto, An io provo qualcosa di forte per lui. Ti prego, devi accettarlo.. >> Cominciai a singhiozzare contro la mia volontà.  La sua espressione si ammorbidì.
<<Charl, non piangere. Perdonami per quello che ho detto, ma io ti voglio bene, ti voglio davvero bene e non voglio che tu soffra per un imbecille incapace di apprezzare ciò che ha davanti. Vado fuori di testa, all'idea che possa farti del male, non lo sopporto lo sai, ora come sempre.>>
Abbassai il capo. 
<<Charl, sei una sorella per me, voglio solo proteggerti. Perchè non apri gli occhi?>>
<<Avevi promesso che anche se a te non piaceva, avresti messo da parte il rancore per me.. >>
<<Charlotte, la situazione ti sta sfuggendo di mano, ti stai facendo del male da sola, non ragioni, come posso restare a guardare?Guarda cosa stavi per combinare.>>
<<È la mia fottutissima vita, An.>> Risposi seccata. Ero stufa di essere vista come quella stupida ragazzina ingenua che doveva essere tenuta a bada. Avevo la mia età, ed ero capace di prendere le mie decisioni.
<<Bene, allora fatti pure prendere per il culo da chi se ne sbatte di te. Segui pure il tuo stupido cuore, e permetti a chi non ti degnerà mai di uno sguardo, di prendersi gioco di te. >> Afferró con rabbia la mano di Greg e lo trascinó fuori dalla porta.
<<Ah e un'ultimo consiglio, smettila di continuare a  ripensare a ció che è successo, segui l'esempio dello stronzo per cui hai perso la testa, che sta mattina era intento a ficcare la sua linguaccia nella bocca di una misera sgualdrina, in publico, davanti a tutti. Ora fai quello che ti pare, buon pomeriggio.>>
Scomparve furiosa nel corridoio adiacente. In un istante, tutto fu distrutto. Stavo incredibilmente morendo dentro. Tutto finito, tutto dimenticato, tutto superfluo. Ero comparabile ad ogni altra ragazza dai facili costumi. Ed ora davanti ai suoi occhi, lo ero per certo, con la differenza che le altre le scarrozzava in giro, mentre di me... be' di me si vergognava.

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