Lui

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Non riuscivo più a distinguere se tutto ció fosse un sogno, o fosse realtà. L'unica cosa di cui ero al corrente, era che il mio corpo aveva cominciato a tremare come una foglia esposta al vento.
Lui sta bene. Lui è qui. Riuscii lentamente a realizzare questo.
I suoi occhi fissavano i miei, mentre la sua mano era ancora intenta a tenermi buona.
Quando capì che mi ero calmata, arretró leggermente, liberandomi dalla sua presa.
<<J- Justin? >> Balbettai. Lui abbassó lo sguardo sulle piastrelle leggermente il illuminate dalla luna.
<< Sei tu? >>
<<Certo che sono io, ti sembro qualcun altro? >> Ribattè divertito.
<<No, è un sogno, è solo un sogno. >> Percepii il mio respiro accorciarsi. Socchiusi gli occhi esausta, sperando che che la mia confusione tacesse.
<< Perfavore cerca di calmarti, se qualcuno scopre che io sono qui.. passeró dei brutti guai.>>
<<Tu sei reale?>>
<<Charlotte, sono qui, sono io. Deliri?>>
<< Cosa ci fai qui? È notte fonda. Non dovresti essere qui.>>
Alzó le spalle e dandomi la schiena, e andó ad accomodarsi sul bordo del letto. Lo raggiunsi.
<<Rispondimi.>> Insistetti con una sorta di irritazione nella voce.
<<Sono passato a trovarti.>>
<<A quest'ora della notte?>> Domandai scombussolata. Sentivo i miei nervi surriscaldarsi.
<< A quest'ora della notte.>> Rispose disinvolto.
<<Dunque come stai?>>
<<Non sono affari tuoi. >>
Piegó il capo, guardandomi perplesso. Nei miei pensieri fece capolino l'idea che se in questo momento mi trovavo in queste condizioni, la colpa era solo sua. Poi ripensai al fatto di come lui scomparendo nel nulla, mi avesse scatenato una preoccupazione letale.
<<Vattene>> Mugugnai.
<<Come?>>
<<Vattene, perfavore.>>
<<Non voglio andarmene, e non me ne andró.>>
<<Chi pensi di essere per poter venire qui in piena notte, svegliarmi, e avere la pretesa di restare, dopo come mi hai trattata l'ultima volta, dopo essere scomparso nel nulla senza dare tue notizie a nessuno. Pensi che questo non abbia fatto nessun effetto su di me?>>
Lui abbassó lo sguardo.
<< I- Io.. mi dispiace Charlotte, non era mia intenzione svegliarti, e non era mia intenzione ferirti. Non avevo intenzione di trattarti male, solo, ero confuso, non sapevo perchè mi trovavo li, non sapevo cosa fosse successo.. Cos'è successo Charlotte? Devo saperlo, noi abbiamo.. >>
Una dopo l'altra, le lacrime preseró a marcarmi il volto.
Mi avvicinai a lui e tentai di spingerlo fuori dalla stanza.
<<Vattene, adesso vattene!>> Alzai la voce e lui si preoccupó.
<<Non urlare!>> Mi rimporveró.
<<Devi andare via! >> Mi agitai, colpendolo più volte, mentre lui rimaneva impassibile, avvolto nella sua maglietta attillata a mezze maniche nera.
Fissava la mia figura che si disperava, al contrario della sua che rimaneva immobile a guardarmi. Il ciuffo biondo ricadeva spettinato su gran parte del suo viso, lasciando scoperti gli occhi che non si distoglievano da me.
<<Devi andartene.>> Affogai queste parole tra i singhiozzi.
Ad un tratto mi afferró e mi strinse contro il suo petto, rimanendo rigido, come se fosse qualcosa fuori dal normale.
<< Scusami >> Sussurró, mentre le mie lacrime bagnavano la sua maglietta.
Tra le sue braccia mi sentii improvvisamente al sicuro. Mi dimenticai di tutti e di tutto, e un grandissimo vuoto allo stomaco si fece spazio al mio interno.
<< Non è la prima volta che vengo.>> Vomitó queste parole all'improviso.
Sollevai il volto in direzione del suo, ma evitó di incrociare il mio sguardo. Teneva la testa alta, con le iridi puntate fuori dalla finestra.
<< Cosa significa?>>
<< Significa che non è la prima notte che vengo, è solo la prima notte che tu te ne accorgi.>>
Continuo ad essere confusa.
<< Non avevo il coraggio di farmi vedere, mi sentivo un verme. Mi sento in colpa Charlotte. Se non avessimo discusso, se non me ne fossi andato... tu avresti continuato a dormire e tutto questo non sarebbe successo. >>
Sentii un brivido percorrermi tutta la schiena. Mi strinsi più forte a lui, in segno di apprezzamento.
<<Grazie.>> Disse con sincerità, anche se il suo corpo si irrigidì.
<<Non credo sia un bene per te restare in piedi così a lungo, forza, sdraiati o perlomeno siediti sul letto.>> Tentó di staccarsi per permettermi di farlo, ma io mi avvinghiai a lui con più forza. Non se ne parlava, non volevo, non volevo distogliermi da quel suo abbraccio, ci stavo magnificamente, soprattutto dopo quello che avevo passato, dopo l'orribile pensiero che potesse essergli accaduto qualcosa di terribilmente brutto.
<<Charlotte ... >> Sospiró esausto.
Non me ne fregava niente. Non me ne fregava niente se ció gli avrebbe permesso di capire quello che io provavo per lui. Niente, assolutamente niente. Che lo immagini pure, io quì ci sto troppo bene, e non mi importa se lui non mi vorrà ne ora ne mai, io lo voglio, lo voglio e non voglio allontanarmi, a costo che lui venga a conoscenza di tutto, e mi ripudi per sempre.
<<Va bene>> Si chinó all'improvviso, mentre la mia mente cercava di comprendere cosa stesse accadendo. Non feci in tempo a realizzare, che mi sollevó e con delicatezza mi appoggiò sul letto. Rise divertito. E io lo guardai male.
<<Non farlo mai più.>> Lui alzó le spalle, mentre il mio cuore accelerava i battiti.
Io mi ritrovai seduta sul bordo, mentre la sua figura era compostamente in piedi davanti a me. Le mie gambe lo tenevano intrappolato, mentre lui fissava il mio viso, senza trasmettere alcun tipo di emozione.
Sorrisi timidamente. E lui si morse il labbro.
<<Ti va di dirmi se dopo la festa è successo qualcosa? qualsiasi cosa. Devo saperlo.>>
<<Tu, tu non ricordi niente?>>
Scosse la testa sconfortato. Esitai qualche secondo prima di rispondere. <<Perchè niente è quello che è successo!>> Gli mostrai un sorriso forzato.
<< Dici davvero?>>
<< Si.>> Capii che mentire era meglio per tutti, nonostante ci fossi rimasta tremendamente male. Avvertii il suo corpo sciogliersi, come se gli avessi tolto un enorme peso dal petto. Ne fui sconfortata. Sarebbe stato davvero così terribile? Provava così tanto schifo nei miei confronti?
Ora non mi importava, ció che mi importava era che io desideravo lui, adesso. Lo spinsi verso di me e senza rifletterci troppo, strinsi le mie braccia intorno alla sua vita.
Avvertivo i battiti del suo cuore andare a tempo contro il mio orecchio.
Restammo così per interi minuti. Mi sentivo rinascere istante dopo istante.
<<Sdraiati>> Lo incitai. <<Sdraiamoci.>>
<<I-io devo andare ora, sai che lo staff dell'ospedale torna super attivo davvero molto presto. >>
<<Justin..>> Abbassai lo sguardo.
<<Hey, non fare così, che ti prende?>>
<<Non voglio che tu te ne vada.>>
<<Ma io devo andare Charlotte. Che succede?>>
<<Resta.>>
<< Resterei.. ma.. >>
Avertii gli occhi gonfiarsi di lacrime. Non volevo che se ne andasse, non volevo tornare a rivivere quella terribile incertezza che mi tormentava, portandomi a chiedere quando e se lo avrei rivisto.
<< T- tu .. mi fai sentire meno sola.>> Tentai di trovare una scusante, che potesse distrarlo dai miei veri sentimenti nei suoi confronti.
<< Io.. non so cosa dire Charlotte, realmente, non sono la persona giusta per farti sentire meno sola, ma se questo puó farti stare meglio... bhè... potrei decidere di tornare domani.. >> Affermó insicuro. I miei occhi si illuminarono, anche se mi sentivo maledettamente in colpa per averlo costretto a fare qualcosa, purtroppo, controvoglia. Annuii, e mi accomodai sotto le coperte. Lui alzó la mano in segno di saluto, e con fare frettoloso si dileguó nei corridoi, accettandosi di non essere visto.
Mi misi le mani nei capelli. Non potevo ancora crederci.

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