E poi passeremo la notte.

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Flashback

'Voglio ricandidarmi per il banco' dico svelto.
La sua faccia è tutta un programma: non è affatto felice di questo, lo sento, lo vedo.
'E me lo dici così, André?' sbotta.
'e come te lo dovrei dì?
So che non sei d'accordo, ma io ci stavo ripensando ieri notte, sai che non è stata colpa mia, anche se, se fossi stato più attento, io...' farfuglio in difficoltà.
'Ma non è questo, lo sai, non è colpa tua e lo so bene anche io, come potrebbe esserlo?
Sai cosa penso però..
Non sarà mai come ricominciare davvero da zero'
'Tu non credi in me' sospiro.
Avrei dovuto immaginarlo che ci fosse qualcosa di fondo.
Non sono più per lei ciò che ero stato capace d'essere mesi prima, e nonostante dopo il programma abbiamo passato molte giornate insieme, non riesce più a vedermi allo stesso modo.
Mi infastidisce, parecchio.
Lo aveva promesso, però.
Come posso illudermi di avere una posizione di rilievo nella vita di qualcuno?
Come puoi farlo, Andreas?
Nella sua, poi.
Ha altro a cui pensare.
Un altro.
Perché lo fai?
Perché lo stai rifacendo?
'Perché devi dì cavolate? Me lo spieghi?
Perché io, onestamente, non lo riesco a capì' mi domanda, spazientita.
Non mi smuovi, mi dispiace.
Non voglio ricaderci.
Siamo in piedi, in mezzo al salotto, soli.
I bambini sono partiti per una settimana assieme al padre, e Veronica ne sta approfittando per ristabilire un minimo di equilibrio con sé stessa e riconquistare i propri spazi.
O almeno così mi ha detto.
È finita, tra loro?
Non ho il coraggio di chiederle come vada qui a casa, per paura.
Se dovesse rispondere che tutto procede bene, che faccio?
'Non è insicurezza, è che se me dici cosi, se non sei contenta che me se ripresenta un'altra occasione, io cosa devo pensa'?'
Sbuffo.
Dimmi a cosa stai pensando.
I tuoi occhi incastonati nei miei: sono a casa, anche se solo per un attimo.
Tienimi qui.
Ho paura lí fuori, tremo molto, nonostante faccia un caldo infernale.
Non ho la forza di prender ciò che è mio.
Ma cosa é davvero mio?
Dimmelo, perché io non lo so, non più.
'Lo merito, secondo te?'
Mi siedo sul divano rosso con la testa tra le mani.
È buffo.
Tutto dipende dalla sua risposta.
Tutto è sempre dipeso da lei, per me.
L'ho posta su un piedistallo che, per quanto possa sforzarmi, sarà sempre suo.
Di nessun altra.
La sento lontana, anni luce, nonostante sia a pochi passi da me.
Ti prego, scaldami, stammi addosso.
Vivimi ancora, ti potrai ricredere.
Ti farò rivivere.
Andiamo al mare, immergiamoci completamente, e risaliamo assieme.
Tienimi la mano.
Voglio le unghie laccate in rosso conficcate nella pelle, nel mio braccio tatuato.
Il mio vissuto non deve temere, è al sicuro.
'Voglio farte sentì una cosa'.
Si siede piano accanto a me, mi sfiora la pelle della mano, afferra le dita che ancora tengo sulla faccia, intrecciandole alle sue.
Brivido.
Controllati, André.
Poggia le nostre mani unite sul suo torace, in posizione del cuore.
A metà sul seno.
Parte tutto da qui.
Voglio riemergere.
'Senti, lo senti?'
'Si'
'È che me faccio prendere quando parlo con te, come mai mi capita di fare' mi dice.
L'indice dell'altra mano finisce sotto il mio mento, sollevandolo e facendo sì che il mio sguardo, basso sino a quel momento, si alzi ed incroci il suo: è pazzia.
Nessun controllo, non ho voglia di fermarmi a capire.
'Lo capisci, ora?'
'Io impazzisco' le dico.
'E pensi addirittura che per me tu non valga nulla?
Come puoi pensarlo?
Come, dopo tutto ciò che c'è stato?'pronuncia, delusa.
No, aspetta, sorridimi ancora.
'Entri dentro, qualsiasi cosa tu faccia' aggiunge.
Ogni sua coreografia è stata per me una sfida, non tutto mi calzava a pennello.
Per non creare problemi le ho sempre detto che tutto ciò che mi assegnava era cucita ad hoc per me.
Molte volte ho pianto.
Volevo dare di più, darle di più.
Ed ora che devo fare?
Come posso andare oltre?
'E per entrar dentro di te, che devo fa?'
Sono serio, come mai.
Stento a riconoscere la mia stessa voce, ma è tardi.
Non rinuncio, non questa volta, non ora che sono ad un passo da ciò che davvero voglio.
Avvicina il volto al mio con lentezza, per poi deviare all'ultimo e poggiar piano le labbra al mio orecchio 'lo sai'.
Le nostre dita ancora incastrate, lei nelle mie ossa.

Come due pazzi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora