Come nessuno mi ha guardato mai.

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La prima cosa che notai di lei, già dalla prima prova assieme, fu, senza ombra di dubbio, lo sguardo.
Sembrava nutrisse grandi aspettative, e avesse di fronte a sé una nuova, grande rivelazione.
Ed esattamente così mi son sentito per tutta la durata del percorso: trattato come davvero fossi qualcuno di forte, valido.
La sola idea che lei possa cambiare atteggiamento nei miei confronti mi scombina i pensieri, alle volte.
Perché si, io ce penso: non ho mai creduto molto alla costanza, e nutro sempre lo stupido presentimento che di me ci si stufi abbastanza presto.
Le ho appena detto di voler passar qui, nella sua casa, la notte.
Voglio sia la più lunga e ben spesa di questi miei ultimi anni, e, perché no, della mia vita.
Vorrei saper parlare, urlarle quanto io mi senta inadeguato quando ballo alcuni suoi pezzi: ne avverto la purezza.
Tutto ciò che fa per me è sacro, dovunque lei metta le mani per me é terreno buono.
Le viene sempre tutto così bene, ,che c'avrá mai visto in me?
Spesso, dal mio sguardo, capisce che qualcosa non va per il verso giusto, e ridendo mi spinge piano e me ripete che dovrei smetterla di arrovellarmi il cervello con domande inutili, che se sono qui, se sono arrivato ad essere ciò che sono lo devo a me, alla mia fatica, e non certo ad un contesto.
Lei non ne ha mai rappresentato alcuno: sono geloso dei nostri momenti assieme, e son grato che, i più belli trascorsi, siano risalenti al periodo post 'Amici'.
Non avrei sopportato costrizioni.
Sono stato un Andreas diverso, quello vero, coi miei limiti e le mie insicurezze, e dall'altra parte non ho ricevuto altro che carezze e rassicurazioni.
E, okay, lo ammetto, qualche volta qualche amara sfuriata.
Non è facile starmi vicino.
'Stai qui co' me, però.
O altrimenti dimmi che stai a pensà' mi dice, ancora a contatto con me.
È appena terminata 'All'improvviso', ed abbiamo trasformato questo attimo in minuti, e spero sapremo farlo evolvere in ore.
In giorni.
'Come nessuno mi ha guardato mai' penso sia il sunto di un rapporto speciale, fuori dal normale, patologico.
Mai indifferenza tra noi, non ne saremmo comunque capaci.
Avverte troppo di me sulla pelle, ed io continuerei a bramare il suo sguardo insistente, a costo di oltrepassare ogni limite.
Arriverei persino a supplicarla, lo so.
Perché quando mi guarda sto bene, tanto da arrivare ad assimilare il disagio e trasformarlo in afrodisiaco senso di benessere.
È interessata a me, ai miei tatuaggi, di conseguenza alle mie debolezze, ai miei bisogni.
Non si tira indietro, non si pone più domande di quante ne siano necessarie.
È l'esatto opposto di ciò che sono, e io impazzisco.
Perché non c'è cosa che desideri più ardentemente di questo.
'Si, stavo a pensa' a tutto ciò che abbiamo passato' le dico, rapido.
E no, non partire ancora con la storia delle mie numerose paranoie.
Non sono paranoie, vorrei darti accesso ai miei pensieri, te ne accorgeresti senza alcuno sforzo.
'Penso sia stato un percorso molto intenso, che sicuramente non sarebbe dovuto finire così' risponde.
'Percorso'
Non sono stato solo questo, vero?
Dimmelo.
Correggiti, non voglio farlo io.
'E non pensare che tu sia per me solo l'allievo dal bel percorso dentro ar programma, perché davvero te do na pizza!
Dimmi che non l'hai pensato'
È di fronte a me, ha interrotto il contatto tra i nostri corpi, e mi guarda spazientita a braccia conserte, attendendo una mia ammissione di colpa.
'L'ho pensato'
Eccoti servita!
'Perché tu ormai sei un libro aperto, non c'è storia!' ride.
È davvero una bella donna, quarantasei anni, veramente?
Eterna ventenne, rosa.
Rosa come il suo rossetto, come le numerose magliettine che se mette, come il suo esser donna, femmina.
E quando balla non ce capisci più.
Ha un modo di parlare che talvolta ti trascina dentro mondi paralleli, che sembra conoscere solo lei.
E Virgilio guida di Dante può solo accompagnare.
Lei ti prende proprio per mano, e ti stringe come a non volerti lasciare andare, e se mai tu dovessi non essere in grado, lei cade con te, perde con te, ma da brava professionista, si rialza piano, sgranchendosi le gambe ed allungando un braccio verso di te, innegabilmente ancora steso a terra.
Ma quanto è bello il cielo da qui.
Imbarazzato, comincio ad andare avanti ed indietro per la sala, circumnavigando il divano, rigorosamente rosso, con una mano dietro la nuca a grattarla nervosamente.
'Paio un idiota, ve?'
Dimmi che non è così, e che se anche dovessi sembrarlo, mentiresti per non affondarmi.
'Decisamente'
Rido.
'Questo lato de me è incurabile, penso ormai se sia capito'
'Semplicemente credo tu non abbia avuto abbastanza conferme, ed io sono qui per dartene, per mostrarti che é possibile ricominciare, diventare migliore, anche se sai che per me vai già bene così' sorride dolce.
Lo so, ma non posso torturarmi ogni volta così.
'Ho bisogno de conferme' mi fermo davanti a lei, e la guardo.
'Te ne sto dando dall'inizio Andrè, che altro posso fare?' mi chiede, sincera.
La vedo in difficoltà, maschera qualcosa che ancora non riesco a capire, non riesco a decifrarla completamente.
'Quello che sai fa meglio'
Non sembra capire cosa voglia da lei.
Neanche io lo so, ma se è vero che siamo incapaci di parlarci veramente, allora diamo al nostro corpo la possibilità di farlo per noi.
'Balla per me, raccontami chi sono' concludo.
Raccontamelo, perché forse mi conosci meglio di me.

Come due pazzi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora