5. Before the worst

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[note iniziali: leggete le note finali lol]




(listen): The Script - Before the worst






Tarjei

La scuola è impegnativa. Ho gli esami. Ho le prove. Incontri. Un mucchio di cose che stanno per arrivare. E dovrei anche andare in palestra ad un certo punto, i pomeriggi passati bevendo latte e pasticcini a non finire non sono stati l'ideale per i miei addominali.

Henrik mi manda una foto di lui e mio padre: sono seduti al tavolo della cucina con una tazza di caffé mentre cercano di fare una faccia seria. Papà ha la faccia di chi sta per scoppiare a ridere da un momento per quell'altro. Anche Henrik, in realtà. Stanno ovviamente mettendo in atto un scherzo che non comprendo; gli mando così un cuore blu di risposta. Poi me ne pento. Poi no. Poi mi sento in colpa per essermene pentito.
Lui mi risponde con un cuore verde.

Decido così che non dovrei essere così dipendente da lui.
Sono una persona indipendente. Potrei stare bene anche senza scrivergli ogni due minuti.
Decido quindi di non controllare più il telefono fino alla pausa pranzo. Questo dura quindici minuti, finché Henrik non mi manda una foto della mia stanza messa in ordine. Non ha cambiato le lenzuola: faccio un piccolo sospiro di sollievo.
Gli mando tre cuori blu.
Sono ufficialmente un idiota.

Esco da scuola e vado a fare un po' di esercizio fisico, correndo finché i miei polmoni riescono a reggere, percorrendo i metri finché non sento le mie gambe cedere.
Decido di andare a casa e mettermi a studiare tutta la sera. Devo rimettermi in pari con i compiti.
Vado bene a scuola, siccome ho passato la maggior parte del mio tempo a studiare nella caffetteria di Henrik, ma un po' di lavoro extra farà anche meglio. Devo lasciare ad Henrik un po' di spazio, di non essere così appiccocoso e possessivo.
Sono cresciuto.
Posso farlo.

Henrik è appoggiato alla mia bicicletta quando esco dalla palestra. E' tutto incappucciato che gioca a qualche gioco con il telefono. E' tutto ciò che serve per mandare all'aria tutto ciò che ho costruito in questi giorni: mi fiondo su di lui, e lui mi abbraccia come se non mi avesse visto per settimane.
"Waffles per cena, casa mia" dice "ho detto ai miei che noi ci saremmo stati"
Mi sento così protetto dietro quel "noi".
Adoro i Waffles.
Henrik lo sa.

Tolgo la catena di sicurezza alla bici e Henrik prende la sua: ha un mucchio di buste incastrate dietro.
"Shopping natalizio già terminato? Che mi hai comprato di bello?" Faccio finta di sbrirciare nelle buste
"Non fare il ficcanaso. A Babbo Natale non piacciono i curiosi." mi rifila un leggero schiaffetto  alla mano facendomi allontanare di riflesso.  "E comunque ancora non l'ho comprato il tuo"
"Manca una settimana a Natale, Henry. Dovresti sbrigarti"
"Seh seh. Comunque. Ho incontrato il mio agente oggi, e dice che ho buone possibilità di riuscire ad entrare in quella scuola di teatro a Los Angeles"
"Los Angeles? Cioè, andresti a vivere là?"
"Sì, cioè sarebbe la parte fondamentare del frequentare la scuola là. E' un'ottima scuola, moltissimi attori famosi l'hanno frequentata"

Henrik sembra felice e eccitato. Io mi sento uno schifo.

"E io?!" sbotto improvvisamente.
Ecco, ora sembro un bambino di quattro anni.
"Mi mancherai. Così come mi mancherà la mia famiglia. Moltissimo. Ma ritornerò a casa, e tu potresti venire a trovarmi, e poi potrai chiamarmi, ci sono i messaggi e...."

Cammino in silenzio. Le gomme delle nostre biciclette producono un suono ovattato contro la neve fresca. Potremmo farcela in bici, ma preferiamo camminare così possiamo parlare. Lui è vicino a me, e posso quasi sentirlo pensare, mentre cerca di trovare la cosa giusta da dire.
"Ci sono anche altre cose che potrei fare, Tar, non ho ancora deciso. Devo pensarci. Anche tu poi hai delle opportunità da considerare, no? Non avevi quell'audizione a Los Angeles che volevi fare?"
"Sì, ma non so se sono pronto per tutto ciò. Devo ancora finire la scuola, prima."
"Ci lavoreremo su. Non ti ci preoccupare adesso." Henrik si avvicina e mi stringe il braccio. Mi sento come se stessi per scoppiare a piangere da un momento per quell'altro.
Solo il pensiero di lui che se ne va dall'altra parte del mondo mi fa sentire uno schifo.

Dead Man Walking {ita}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora