capitolo 4

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"Allora scendi?"

Callahan mi aveva colto di sorpresa. Mi aveva avvisato tramite un messaggio che era venuto a prendermi per portarmi al Connect Pen;

finii di mettermi la lacca sui capelli, e per sicurezza mi riguardai allo specchio, (forse la centesima volta che lo facevo, ed ogni volta trovavo un difetto in più);

il tubino blu ritraeva in piena bellezza tutte le mie forme; i guanti lunghi e aderenti fino al gomito, con quelle pallette molto sgargianti, mi rendevano più appariscente; al collo avevo una catenina d'oro bianco con un diamante blu molto piccolo che faceva da ciondolo, anch'esso molto luminoso. I miei capelli erano completamente lisci, piastrati tre o quattro volte, poche ore prima, coperti completamente con della lacca per mantenergli quell'effetto, sciolti, senza nessun elastico. Mentre come paio di scarpe avevo delle ballerine blu, con delle paillettes nere sulla punta. Un paio di orecchini di madre perla mi rendevano più fine. Il fondotinta e il rossetto rosso sangue si abbinavano benissimo al tutto.

Bene, ero pronta! Cosa mi mancava? "Un po' di autostima Clare", mi dissi fra me e me.

"Ti muovi?" altro messaggio di Callahan. Presi il suo regalo,(una penna da studio), lo riposi nella mia borsa e senza ripensamenti scesi sotto casa.

Una Maserati nera, ultimo modello, era davanti al portone di casa mia. Callahan era poggiato sul cofano; aveva uno smoking nero, camicia bianca, pantaloni neri e scarpe da ballo sempre nere, con i capelli pieni di gelatina ,da super gentiluomo.

Aveva il telefono in mano, intento sicuramente, a scrivermi ancora. Dal cellulare, il suo sguardo si posò su di me. Si infilò il telefono in tasca e con un gesto di totale eleganza, mi aprì la portiera posteriore della macchina.

"Con permesso", mi prese la mano destra e la baciò ,lasciandola ricadere sull'abito.

"Niente male!"

"Ti piace?" mi disse facendo un giro su stesso e facendomi vedere meglio il suo outfit.

"Si, ci stai veramente bene, dovresti venire anche a scuola così." Ci misimo entrambe a ridere, ed entrando nella macchina notai un signore con gli occhiali neri, ed i capelli, rasati quasi a zero, dello stesso colore.

"Allora sei pronta?" mi domandò Callahan.

Guardandomi, quasi con aria disgustata, risposi: " secondo te? Secondo te sono davvero pronta?"

"Lo sei sempre Clare", sospirò," ma purtroppo credo che nessuno riuscirà a toglierti gli occhi di dosso stasera", mi sorrise e ordinò all'autista di partire. Presi il regalo dalla borsa e glielo porsi. "Tieni." 

Avendolo studiato attentamente, quasi fosse una forma di vita aliena, lo buttò di scatto sul sedile anteriore.

"Scherzi? Stasera mi stai facendo un favore, quindi non ti preoccupare."

"Ma..."

"Fran è un regalo per te."

"Grazie signore" rispose l'autista con voce rauca.

"Ora andiamo però, o faremo tardi."

Il viaggio fu di assoluto silenzio, con qualche sguardo fulmineo che ci rivolgeva l'autista ogni tanto, ma per il resto fu sereno e tranquillo. Pochi km prima dell'arrivo si intravedeva la spiaggia del locale, con qualche stabilimento balneare. Per non parlare della musica, messa al massimo del volume.

Una stanza con le pareti imbiancate di stelle luminose, si aprì davanti a noi: una sfera specchiata appesa sul soffitto della stanza rendeva l'atmosfera giusta della serata.

Prima di entrare un signore con gli occhiali,(probabilmente un cameriere),ci controllò i biglietti. Li prese, e se li portò con se sparendo nella folla.

"Dove eravate finiti?" Dafne apparse dietro di me con un vestito rosso fuoco addosso. Anche lei truccata, portava delle scarpe con tacco rosse, un rossetto rosso, capelli mossi, e degli orecchini con un diamante che le donavano perfettamente. Callahan aveva la bocca aperta e non riusciva a staccargli gli occhi di dosso.

"Sei tu?" gli chiese con un filo di voce.

"Callahan stai bene?" le chiese lei.

Gli diedi uno spintone e gli feci segno di andare con la mano, senza farmi vedere da Dafne.

Si schiarì la voce: "si, ehm... ti va di andare a bere qualcosa?"

"Volentieri" e braccietto a braccietto si avviarono verso il banco degli alcolici.

Prima di scappare via, Callahan mi disse "Chioma bionda è in giro";

quando la folla li vide, si mise a cantare "tanti auguri a te" per due volte; tra abbracci, baci, stritolamenti, riuscirono alla fine a sedersi su delle sedie.

E io li osservavo da lontano, senza farmi notare. Uno dei camerieri mi si avvicinò e mi obbligò a prendere un bicchierino di limoncello.

Possibile che offrissero da bere anche ai minori? Ma non mi meraviglio. Quelli  come noi vivono in una generazione ormai bruciata.

Posai il bicchierino su uno dei tanti tavoli presenti nella stanza, coperti da tovaglie che strusciavano sul pavimento.

La maggior parte delle persone erano ubriache, altre donne sedute in pose inequivocaboli su degli uomini, oppure dei pazzi ballavano scatenati nella pista da ballo.

Uscì dal locale, cercando di non far entrare la sabbia dentro le ballerine.

Alla fine mi sedetti pochi metri prima della sabbia bagnata dove arrivavano delle piccole ondine. La luna piena si specchiava nella superficie del mare, insieme a tutte le altre stelle, che continuavano a dirle "quanto sei bella luna, noi onoriamo la tua bellezza". La sua luce fioca rendeva la serata perfetta. Le piccole ondine che arrivavano sulla sabbia, cercavano di rinfrescarla dopo tutte quelle ore di sole, componendo una specie di colonna sonora ogni qual volta che la toccavano. Le piccole conchiglie sparse sulla spiaggia, erano il vestito di tutto, coloro che abbellivano il quadro.

Dov'ero? Perché ero lì? Cosa dovevo fare? Probabilmente Callahan e Dafne si stavano divertendo come matti, e lui era giunto già ad una conclusione; Anche se il mio vestito si sarebbe sporcato non me ne sarei interessata. Chissà se avrei conosciuto veramente Friedich; chissà se Callahan gli aveva parlato veramente di me.

Era tempo di andare.

Insomma, non c'era nessuno che conoscevo a parte quegli svitati, e non avevo nulla da fare.

A questo punto potevo anche andarmene.

Rimasi un attimo in silenzio a pensare il modo migliore per farlo, ma qualcuno mi interruppe:

"Anche se ti sei messa qui, lo sai che ti si nota da km di distanza? Si vede che non sei brava a nascondino!"

Quella voce l'avevo già sentita...

La conoscevo troppo bene...

Era la voce che mi stava facendo sognare da tantissimo tempo...

SPAZIO AUTRICE.

Secondo voi, chi potrà mai essere?

Non è una storia come tutte le altre.(wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora