Dove vai, tu, America, la notte, nella tua macchina scintillante?

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Alec

Con ossessione solenne, con esigenza arrogante, con mani calde e con la punta delle dita la stringo a me non appena la vedo corrermi contro alla ricerca di un abbraccio.

E chiudo gli occhi mentre ne assaporo l'odore, l'essenza di sé che le si attacca tra i capelli e che invade le mie narici forte e prepotente.

E sono esattamente la stessa forza e la stessa prepotenza con cui è entrata nella mia vita parecchi anni fa.

"Hey"

Le sussurro semplicemente mentre mi rendo conto del fatto che la sua stretta è così violenta da arrampicarsi addosso a me, esattamente come fossi la sua forza, ma solo perché è lei ad essere la mia.

"La nonna mi ha detto di tua madre, sta male?"

E ora capisco che il suo è il modo di entrarmi dentro quando sa che io sono più fragile, quando sa che mia madre è una delle mie debolezze più grandi.

"Solite cose. Ha avuto un'altra crisi, penso che lei e George si siano lasciati. Farò un salto lì domattina"

Minimizzo.

È sempre stato così, Eva per me è una bambina, è la stessa ragazzina che ho lasciato a giocare con le bambole quando sono partito per l'università.

Mi riesce incredibilmente difficile accettare il fatto che sia una donna o che si atteggi da tale.

Ha gli occhi innocenti e il cuore puro.

È quasi come se sentissi il bisogno costante e necessario di proteggerla da qualsiasi cosa.

"Vuoi che venga con te?"

Si. Ma no.

Lei conosce mia madre. Qualche volta Pilar è venuta a trovarmi mentre vivevo ancora a casa dei nonni.

Eva sa perfettamente quanto sia bisognosa ed instabile quando ricade in una delle sue crisi depressive.

Eva lo sa e io vorrei che stesse lontana da tutto ciò che potrebbe ferirla perché ferirebbe anche me.

"Sarà una sfacchinata, partirò prestissimo. E poi dormirai con le pettegole, non vorrai mica svegliarle, no?"

La prendo in giro ed arriccia il naso al solo sentir parlare delle figlie di zio Robert.

"Potrei dormire insieme a te e magari partire appena svegli, sempre che tu voglia che venga con te. Non devi dire di sì per forza"

Sin da bambina Eva ha adottato nei miei confronti questo tono quasi timoroso. 

È come se aspettasse da un momento all'altro che io la rifiuti.

Il rapporto esistente tra me e lei è molto diverso da quello che condivide con Dom.

Loro sono complici, spiriti affini. Percepisco nella sua voce la libertà di poter dire qualsiasi cosa in sua presenza senza aver paura di nulla.

Vorrei che questa naturalezza ce l'avesse anche con me.

Eppure la differenza tra me e mio fratello nei confronti di Eva è che lui l'ha sempre trattata come se fosse una sua pari, io invece non riesco a non vederla come tale.

Nonostante ciò, io come lui, ho un'enorme difficoltà a dirle di no.

"Certo che ti voglio con me"








"Sai dove sia?"

Dom mi si avvicina mentre sono nel garage ad assicurarmi che l'auto sia pronta a partire nelle prossime ore.

Ashes of usDove le storie prendono vita. Scoprilo ora