Eva
Tre. Il numero tre è una delle mie ossessioni. Da che ne ho memoria la mia mente è bloccata ed affascinata dal turbinio vincolante di una cifra qualunque. Tre sono i biscotti che intingo nel latte, tre i tatuaggi che ho sulla pelle, tre il numero di sveglie che imposto al mattino prima di riuscire anche solo ad aprire gli occhi quel tanto che basta per capire di non poter più procrastinare tra le lenzuola e tre sono gli squilli che mi ci vogliono per rispondere alle telefonate.
"Pronto?"
"Finalmente!" Sono nervosa. Lo sono sempre prima di una sana dose di caffè mattutino eppure, sentire la sua voce, lenisce i miei fastidi e distende i miei nervi. Posso immaginare le sue labbra allargarsi in un sorriso mentre si prende gioco della mia mancanza assoluta di dedizione al cellulare e rispetto per gli impegni assunti.
"Sono in ritardo" Mi lamento con la guancia sullo schermo cercando le chiavi di casa, i capelli ancora spettinati, la camicetta sgualcita e i calzini disaccoppiati perché sono troppo pigra per ripiegarli insieme dopo la lavatrice.
"Non lo sei sempre?" Ridacchia divertito, una risata che scalda il cuore. Quando si nutre affetto nei confronti delle persone allora il centro del proprio universo subisce un cambiamento che pone tutto nella prospettiva secondo cui ci si nutre della felicità altrui e dei piccoli gesti. Una carezza, uno sguardo, un abbraccio o una risata; tutto assume un sapore differente se la persona da cui proviene custodisce una chiave per la serratura immensa che è la propria anima.
"Hai chiamato per farmi un elenco dei miei difetti, Alec?"
"No, quelli ti rendono adorabile. Ti chiamo per avvertirti che stasera dovrei arrivare in anticipo, quindi potrei passarti a prendere e tornare a casa insieme" Mi schiaffeggio mentalmente per essermi completamente dimenticata del fatto di dover fare ritorno ad Eastwood.
"Il tirocinio di questa sera finirà alle diciotto, che ne diresti se ci vedessimo direttamente lì?" Nella fretta di sbrigarmi ho fatto in modo di infilare uno degli appuntamenti circa due ore prima dell'ultimo treno, rendendomi conto solamente ora che mi è costato l'occasione di un passaggio e l'obbligo di usufruire dell'autobus con un certo rammarico.
"Affare fatto! Non ci sarà nessuno a casa, ordino qualcosa?" Sorrido nella frenesia delle mie azioni uscendo dall'appartamento velocemente. Sorrido perché quella sua voce vellutata, il candore delle sue intenzioni e la premura dei suoi pensieri, in un modo o nell'altro, rievocano sempre il sapore di casa.
"Tu sai come soddisfare una donna, perché non mi stupisci?" So che lo farà, o meglio sono consapevole del fatto che ricorderà a menadito tutti i modi per esaudire i miei desideri, impliciti e non, e viziarmi come sempre.
"Ordino del caviale Petrossian, una bottiglia di Chateau Margaux e una sfoglia alle fragole per dessert?"
E ancora una volta, l'ennesima, non smentisce mai quello che la sua indole altruista lo conduce a fare.
"Ti amo" Gli concedo in tono melodrammatico e corro in fretta verso la strada cercando di farmi notare dal taxi giallo che ho visto in lontananza.
Con esattamente tre minuti di ritardo rispetto all'orario in cui mi sarei dovuta presentare in biblioteca, riesco a mettere piede nell'enorme edificio.
Non amo particolarmente studiare lì, preferisco i posti in cui almeno qualche rumore possa scandire il tempo che sembra non finire mai nella tetra atmosfera di quel silenzio tombale.
Sono il classico tipo di studentessa che sottolinea con il libro poggiato sulle ginocchia mentre è semisdraiata sul comodo letto di casa propria subito dopo una pausa di un quarto d'ora passata a procrastinare su Facebook.
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Ashes of us
Roman d'amour"Erano un uragano che non avevo previsto, un inaspettato colpo al cuore sulla cima di un pericoloso precipizio." La vita di Eva cambiò nell'arco di qualche minuto. Un'orfana alla disperata ricerca di un senso di appartenenza che le era stato portato...