2. Piacere, cavernicolo

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Welcome to Peoria! La bellissima Peoria, resa famosa dal celebre discorso di Abraham Lincoln...

-Once upon a time a few mistakes ago I was in your sights, you got me alone You found me, you found me, you found me – canticchio seguendo il ritmo della musica nei miei auricolari, mentre cerco di mandare giù il nervosismo. Siamo quasi arrivati, ma vorrei tanto che il sedile di quest'auto mi inghiottisse e che al mio posto apparisse un mio clone che farebbe tutto quello che farei io, mentre la sottoscritta potrebbe tornarsene da dov'è venuta, alla sua bellissima vita.

-'Cause I knew you were trouble when you walked in So shame on me now – continuo a canticchiare la canzone di Taylor Swift.

Non voglio scendere da questa macchina. Significherebbe dire definitivamente addio alla normalità, alla mia routine, ammettere che mia madre ha vinto mentre io ho perso.

Ma quando mia madre accosta davanti al vialetto di una tipica villetta americana, bianca e sue due piani, non mi lascia altra scelta.

-Zoe, siamo arrivate – mi dice, togliendo lei stessa uno dei miei auricolari.

Continuo a canticchiare fingendo di non averla sentita, allora lei afferra il mio cellulare e stacca la musica. Mannaggia, non poteva capitarmi una madre negata con la tecnologia?

-Hey! – Esclamo indignata.

-Siamo arrivate, signorina – mi dice.

-Tu sei arrivata, io non vado proprio da nessuna parte.

Faccio per riprendere i miei auricolari, ma in quel momento qualcuno bussa al finestrino dell'auto.

Mi volto e improvvisamente mi ritrovo davanti la faccia di quell'ebete anche noto come Max, il nuovo compagno di mia madre. Per carità, sarà anche un brav'uomo e un ottimo avvocato, ma per me resterà sempre un imbecille. Ho avuto il piacere della sua presenza soltanto due volte quando è venuto a fare visita alla mamma a casa nostra e non mi è sembrato che avesse una mente particolarmente brillante.

-Me la pagherai – dico a mia madre mentre apro lo sportello dell'auto.

-Zoe! – Esclama Max abbracciandomi.

Oh, ma togliti. Abbraccia la tua compagna, piuttosto.

-Ciao... - mormoro senza molta convinzione e senza ricambiare l'abbraccio. Non amo i contatti fisici.

Sistemo i miei grossi occhiali sul naso e mi avvio verso il cofano per prendere la mia valigia.

Almeno una cosa giusta Max l'ha fatta nella sua vita: ha fatto più viaggi da casa nostra a Peoria per aiutarci a portare tutti gli scatoloni che non saremmo mai riuscite a trasportare tutti in una volta, per cui gran parte della mia roba si trova già in quella che sarà la mia nuova stanza. Nuova stanza. Che orrore, non posso pensarci!

Mi avvio verso il cofano e afferro un borsone pesantissimo, perdendo leggermente l'equilibrio, e una valigia.

-Aspetta, ti aiuto! – Esclama Max.

Felice, mi giro verso di lui porgendogli il borsone, ma ovviamente il "ti aiuto" era rivolto a mia madre e prende lo scatolone che lei aveva in mano. Fantastico.

Li osservo avviarsi verso l'interno della casa e, scocciata, sistemo il borsone sulla mia spalla e mi decido a raggiungerli dentro.

I due piccioncini stanno parlando e ridendo come degli uccellini innamorati, il che è sufficiente a far aumentare la mia già ingente emicrania.

Vi prego, ditemi che si tratta solo di un brutto sogno dal quale presto mi sveglierò...

-Zoe vieni, voglio farti fare un giro per la casa. O forse preferisci prima mangiare qualcosa, avete fatto un lungo viaggio – mi propone Max.

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