CAPITOLO 14

12 1 0
                                    

Due medici sorreggono la barella.

Mi portano in giro per l'ospedale, con fatica riesco a scorgere qualche camice bianco, di alcuni medici, credo.

Arriviamo in una stanza, mi posizionano su un lettino, disteso.

Arriva una dottoressa, vestita in modo diversa dalle altre. Credo sia "l'esperta".

"Non preoccuparti, Matteo, giusto?", mi dice.

Annuisco.
"Stai tranquillo, durante la partita hai solo subito un grave scontro, sei caduto, hai battuto il mento, e per qualche secondo hai perso i sensi. Poteva andare peggio, fidati. E' andata molto bene: ti dovremo mettere soltanto qualche punto, ma questo soltanto dopo che avrai recuperato meglio la memoria."

"Si, grazie. Guardi, che adesso io la memoria l'ho quasi recuperata del tutto", ribatto".

"Perfetto, raccontami quello che ti ricordi allora."

"Beh, ricordo che stavo giocando, stavamo dominando. Poi ricordo di essere andato a colpire un pallone di testa e beh.. da qua.. non ricordo più nulla.

"Dottoressa, è andato tutto così", esclama mio padre, che mi sta stringendo forte la mano, trasmettendomi tutto il suo calore e la sua energia positiva. "E' ovvio, Matteo, che non ti ricordi. Un tuo compagno ti è venuto da dietro, e beh, per sbaglio ti ha colpito con la spalla, sotto il mento. Tu, stordito dalla botta, sei caduto a terra, battendo un'ulteriore volta il mento. Questo ti ha dato il colpo finale, facendoti perdere i sensi., continua."

Interviene la dottoressa: "Ok, è andata come è andata, adesso accomodati pure in sala d'attesa. Tra qualche minuto i miei colleghi ti metteranno i punti, e poi, potrai tornare a casa."

A fatica, scrollo le gambe, e cerco di alzarmi in piedi.

Ho forti dolori alle gambe, e alla mandibola. Non riesco a parlare, figuriamoci a mangiare. Mi dirigo in sala d'attesa.

Passando per quei corridoi, bianchi e privi di emozione, vedo bambini, ridotti in condizioni assai più gravi delle mie, e penso che con un pizzico di sfortuna in più, sarei potuto morire. E non scherzo. Me lo conferma mio padre, e mi dice che è tutto merito del mister, il quale appena sono svenuto, mi ha tolto la lingua dalla bocca, la quale, sarebbe potuta scendere, a causa della forza di gravità, soffocandomi. 

Grazie, mister, grazie ancora una volta, grazie per avermi salvato la vita. Al solo pensiero rabbrividisco.

Arrivato in sala d'attesa, trovo Camilla, che mi sta aspettando.

"Cosa ci fai qui?", gli dico, a fatica, con il dolore che mi sta mangiando la pelle, e la bocca.

"Vi lascio soli", dice mio padre.

Divento rosso, sono imbarazzato. Non dico nulla a mio padre, ho troppa paura che possa fare battutine stupide, che a me darebbero fastidio.

"Beh, ho saputo di quello che ti è successo, e sono corsa subito qua in ospedale per vedere come stavi."

"Grazie, davvero. Io adesso sto molto bene, a parte il dolore forte alla bocca."

"Ah, menomale. Ho saputo che anche te la prossima settimana vai a Praga, in gita, vero?"

"Oh, si, a Praga, si, vado anche io." Oddio. Va anche lei? Saranno i cinque giorni più belli della mia vita.

"Ah, bene, allora ci vedremo là."

"Ehi, infortunato, vieni, è ora di mettere i punti", mi grida la dottoressa affacciandosi con il suo volto sorridente dall'ingresso della sala d'attesa.

Saluto Camilla, le do un bacio sulla guancia, e dopo averla ringraziata più volte vado in sala, dove mi accolgono due infermiere.

"Non farà male, vedrai, sentirai, non sentirai alcun dolore".

Mi conforto nelle sue parole. Guardo l'infermiera, che mi scalza la pelle sotto il mio mento. Non sento dolore, sento solo un po bucare.

"Ecco fatto", mi dice. Mi guardo allo specchio. Sotto il mento ho una ferita di una forma a stella, la quale viene ricoperta poi da una soffice garza, per evitare che la povere e i batteri possano creare ulteriori problemi.

"Per me sei apposto, puoi andare", mi dice con un sorriso a trentadue denti.

Saluto tutti i medici, li ringrazio, e poi mi dirigo verso la macchina.

Ufh, un sospiro di sollievo.

Per quello che ho capito poteva andare anche molto peggio, quindi per fortuna sono ancora sano.

Adesso il mio pensiero, però, non è concentrato su questo.

Io sto pensando a Camilla, come sempre ovviamente. Sto pensando a quelle parole, pronunciate da lei in precedenza. Sto pensando al fatto che è venuta allospedale solo per vedere come stavo. Ma allora un po' ci tiene a me? Mi sto facendo troppi film. Ci pensi a tutti i momenti, che potremmo passare insieme, felici? Basta, adesso basta.

Sto rabbrividendo.

Vi ricordate di quello spiraglio di luce di cui vi stavo parlando?

Ecco, questo spiraglio, si sta facendo ancora più ampio.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 28, 2017 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

•she's my dream•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora