Ci sono cose della mia vita di cui mi pento: Il tipo di ragazza che sono diventata durante l'adolescenza è una di queste; ma non mi pento di aver incontrato Scott. Senza Scott, non avrei conosciuto Johna. E senza Johna... chi sarei io?
Lui si chiamava Scott, e aveva 7 anni più di me.
7 anni.
Per un'adolescente, sono una piccola eternità.
Lo conobbi in uno di quei bar un po' fighetti in cui andavo di solito.
E lui era diverso da tutti gli altri.
Spiccava come un cigno nero in uno stagno di cigni bianchi, solo che lui non era un cigno. Era trasandato, ma non in modo sciatto: era sexy, con quell'aria da uomo di mondo e la barba lunga di qualche giorno.
- Ragazze! - esclamai. - Lo vedete quel figone? -
Ero un po' brilla, ed ero ancora più smaliziata del solito.
- È mio. - ripresi, ridacchiando.
Le oche con cui mi accompagnavo risero, lusigandomi.
- Oh, ce la faresti di sicuro! - chiocciarono.
Risi.
- Oh, ce la faccio di sicuro. - risposi.
Mi alzai, sculettando in modo provocante.
- Ehilà. - mormorai, avvicinandomi a lui. - Come stai? -
Lui mi guardò per bene, soffermandosi sul mio seno.
- Bene, grazie. - rispose. - Ora che una bella ragazza come te mi ha rivolto la parola. -
Ammiccò verso di me, bevendo un sorso da una fiaschetta dal dubbio contenuto.
- Vuoi sederti? - mi propose.
Sorrisi, lusingata.
- Certo. -
Mi sedetti sul bordo del divanetto, accanto a lui.
- Allora, - borbottò. - quanti anni hai? -
- 18. - mentii. E poi, in tono confidenziale:
- Ma non lo dire a nessuno, o mi sequestrano il Martini. -
Gli feci l'occhiolino.
- E tu? - chiesi poi.
- 24. - mormorò.
- Mi piacciono i ragazzi più grandi. -
- Io non sono un ragazzo. -
Sorrisi, avvicinamdomi di più a lui.
- Lo so. -
E incominciammo a frequentarci.
Ero... totalmente ammaliata da lui.
Scott era forte, possessivo, geloso.
Mi faceva sentire desiderata, voluta, ed era una cosa che non avevo mai provato in vita mia.
Solo che lui pretendeva molto.
Pretendeva che gli dessi tutto, tutto ciò che avevo.
Scott non era un uomo cattivo, ma era solo.
E, per quanto allora non potessi capirlo, era impotente e stanco e annoiato.
Non amava la sua vita, e conosceva un solo modo per migliorarla: la droga.
Me lo disse lui stesso, un giorno qualsiasi.
Stavamo insieme da un mese, ed io non avevo mai notato niente.
Ma ero giovane e stupida, e totalmente invaghita di lui: pensavo fosse perfetto, pensavo che non dipendesse da niente o da nessuno.
E, invece, dipendeva dal suo pusher e dalla droga.
- Jojo. - mi disse un giorno. - Devo dirti una cosa. -
Sorrisi, perchè amavo quando mi chiamava Jojo.
- Io mi drogo. - disse.
Disse proprio così, e basta.
- M-m-ma Scott... - balbettai, timidamente - fa male. -
Lui scosse la testa, prendendomi il volto tra le mani.
- Non rischio niente, piccola. Non preoccuparti per me. Ma ho fatto di questa debolezza la mia vita. -
- Come? - domandai, perplessa.
Lui rise.
- Dio, quanto sei ingeua. Jojo. Sono uno spacciatore. Ho il mio piccolo giro di gente che viene da me... -
Dovevo aver fatto un'espressione disgustata, perchè lui mi strinse più forte la faccia.
- Jojo. - ringhiò. - Tu devi sostenermi. Sei la mia ragazza, devi sostenermi. -
Rabbrividii.
- Jojo? Da che parte stai, piccola? -
Lo guardai negli occhi, quegli occhi annebbiati, con le pupille dilatate.
- Da che parte stai, piccola? - ripeté.
Mi cedettero le ginocchia, ma lui mi sostenne.
- Dalla tua. - mormorai. - Dalla tua. -
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Do not
RomanceAmami Oltre la morte Mi chiamo Johanna Lise. Sono nata una mattina di 20 anni fa, lo stesso giorno in cui è morta mia madre. Mi sono cresciuta da sola, in una casa troppo grande con un padre troppo lontano. Ed é così che la musica mi ha trovato. La...