3.

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Divenni la piccola aiutante-spacciatrice di Scott.

Mi insegnò a tagliare la roba, e che non dovevo mai farmi vedere dai "clienti".

- Quei drogati di merda. - diceva, dimenticando che era uno di loro.

Ma Scott era diverso.

Era diverso dagli altri, diverso in ogni cosa, il mio ragazzo diverso.

Il mio uomo diverso.

Il mio uomo.

All'improvviso, avevo trovato la figura maschile che era sempre mancata nella mia vita.

Scott mi dominava, e a me andava bene.

Volevo stargli vicino, sentirmi chiamare la sua "piccola Jojo".

Incominciai a passare sempre meno tempo a casa.

Non se ne accorgeva nessuno, eccetto Daria. Ma lei aveva la sua vita al di fuori della mia, e, la notte, non c'era nessuno a controllarmi.

Papà stava dall'altra parte della villa, e di certo non mi parlava di notte, visto che lo faceva a malapena di giorno.

Così, finii per dormire quasi tutti i giorni a casa di Scott.

A vivere con Scott.

E, inevitabilmente, alla fine lo scoprì.

- Che cazzo è questo? - urlò un giorno, entrando come una furia nella sua stanza da letto in cui dormivo beata.

- Mhmm... - borbottai. - Cosa? -

Lui mi mostrò qualcosa.

Mi strofinai gli occhi, cercando di metterla a fuoco.

La mia carta d'identità.

- Sai cosa posso farmi? Eh, lo sai cosa possono farmi se scoprono che ti scopo? -

Me la gettò addosso.

- Finisco in carcere, brutta demente! -

Aveva le vene della fronte ingrossate in modo inquietante.

- Io... - cercai di dire.

- Cosa? Tu cosa? - mi interruppe. - 18 anni? Come no! -

- Scott... - mormorai. - Ascolta... -

- Sì, parla. Spara una scusa, fai la bambina. È ciò che sei. -

Sputò a terra, ed io incominciai a incazzarmi.

- Dio, Scott, è solo un anno. Ho 17 anni, non 12. - sbottai.

- Già, ma c'è una bella differenza tra 17 e 18. Essere maggiorenni. O, come nel tuo caso, non esserlo. -

Incominciò a camminare avanti ed indietro per la stanza.

- Scott, li compierò tra poco. Tra pochissimo. E, nel frattempo, nessuno lo saprà. Te lo giuro. -

Si fermò e mi guardò, combattuto.

Mi alzai. Ero solo in canottiera e mutande, e mi sentivo indifesa come mai mi era successo prima.

Avevo aperto gli occhi, all'improvviso.

Scott non era un uomo violento, lo sapevo, ma la droga lo faceva innervosire, ed io ero completamente alla sua mercé.

Ormai gli appartenevo, e poteva fare di me quello che voleva.

- Scott... - sussurrai, avvicinandomi a lui con fare circospetto. - Tesoro... -

Lui continuava ad osservarmi, ma il suo sguardo si era scaldato. Ce la stavo facendo.

- Tesoro... - mormorai, posando le mani sul suo petto. - Io ti amo. Non potevo aspettare ancora un anno per essere tua. -

Lui mi afferrò per la vita, facendo aderire il mio bacino al suo.

- Neanch'io posso aspettare, piccola. -

E la questione fu risolta.

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