5.

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Scott, fondamentalmente,  spacciava tra i suoi amici.

Ecco perchè lo faceva in casa, senza preoccuparsi particolarmente di nascondersi.

Per questo le facce nuove erano una sorpresa.

E, tecnicamente, una cosa che se Scott fosse stato lì in quel momento, non avrebbe accettato.

Ma io non ero Scott.

- Bella casa. - borbottò il ragazzo, guardandosi intorno.

Mi lanciò un'occhiata.

- Io comunque sono Jo. - si presentò. - Jonha. -

- Johanna. - risposi, sorridendo.

- Jo, immagino. - ribatté, sorridendo a sua volta.

- Jojo, in realtà. -

Lui storse la bocca.

- Prefersco Jo. -

Risi, e lo condussi nella stanzetta "della droga".

- Allora? - chiesi, appoggiando i gomiti al tavolo e facendo una bolla con la gomma. - Chi ti manda? -

Lui strusciò i piedi.

- Non so se lo conosci... - mormorò.

- Io conosco tutti. -

Rise.

- Si chiama Seth. -

- Ah, Seth. - dissi, come se lo conoscessi. In reltà non lo conoscevo, e non avevo neanche mai sentito Scott parlare di lui.

- Già, Seth. - disse lui, nervoso.

Si tolse il cappello, e si passò una mano tra i capelli scuri.

- E... - abbozzai. - cosa ti do? -

Lui appoggiò le mani sul tavolo, facendo gonfiare i muscoli degli avambracci.

- Non lo so. -

- Come? - esclamai.

- Non lo so. Il solito di Seth, immagino. -

Sospirai.

- Non so quale sia il solito di Seth. - ammisi.

Sospirò anche lui.

- Boh, era una roba bianca in una bustina. - disse, alzando le spalle.

- Ah, grazie, così sei di grande aiuto. - ribattei, ironica.

Sospirò.

- E smettila di sospirare. Sono così esasperante? -

Lui abbassò la testa.

- La mia vita è esasperante. - mormorò.

Rimasi in silenzio.

- Mi dispiace. - dissi. - Se Scott fosse qui ti saprebbe aiutare. -

Lui alzò le spalle, come a dire che non gli importava.

- Intanto... -

Mi girai, ed aprii l'armadio.

Era rimasta solo eroina, e neanche troppa. Eravamo veramente a secco.

- Ti dò questa. - conclusi. - Cosa ne pensi? -

Lui mi sorrise, rimettendosi il cappello e nascondesi gli occhi.

- Okay. -

Un secondo dopo che Jo era uscito dalla porta, capii di aver fatto una cagata.

Cosa mi diceva sempre Scott?

Stai lontana da quei drogati, Jojo.

Ed io cosa aveva fatto? Avevo venduto una dose, e per di più ad uno che non faceva parte del suo giro, e che era amico di uno con un ruolo un po' marginale nel suddetto giro.

Si sarebbe incazzato un sacco, se l'avesse saputo.

Se l'avesse saputo.

Sperai che, in tutta la confusione dei nuovi acquisti, non si accorgesse dell'eroina in meno.

E mi tenni i soldi che Jo mi aveva dato.

Quando arrivò a casa, mi tremavano le mani.

Avevo paura.

Lo sentii rovistare nella stanzetta della droga, trattenendo il respiro.

Poi, come in un incubo, sentii i suoi passi risuonare lungo il corridoio.

Feci finta di dormire, rannicchiata tra le coperte sul suo letto, con lo sguardo rivolto alla finestra, alla finestra, non alla porta, mai.

- Jojo? - disse.

Non mi voltai.

Lui si sdraiò dietro di me, e mi girò verso di lui.

Rise.

- Non fare finta di dormire, piccola. Non sono scemo, ti conosco bene. -

Non sembrava...

Lo guardai bene.

Non sembrava saperlo.

No, non lo sapeva.

Risi anch'io, lasciando andare tutto il fiato che avevo trattenuto.

- Stavo cercando di dormire, Scott. Sai com'è, la notte mi tieni sveglia... -

Lui mi baciò, tappandomi la bocca.

Non lo scoprì mai.

Nessuno seppe mai del nostro primo incontro, oltre noi due e quel tramonto di fuoco che ci aveva circondati entrambi, completamente.

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