Ero in un bar di dubbia dislocazione, davanti a un drink di dubbia provenienza, piena di dubbi sulla mia vita, quando vidi di nuovo Jo.
- Siamo destinati a incontrarci in continuazione, a quanto pare. -
Risi, riconoscendo all'istante quella sua voce calda.
Mi girai, ed eccolo lì, in tutta la sua Joitudine.
Ero un po' ubriaca, ed era una cosa che mi faceva essere, ogni volta, straordinariamente onesta con me stessa, paradossalmente lucida.
Quindi non mi stupii affatto quando la mia coscienza mi disse che si, effettivamente Jo mi piaceva, con la sua bella voce, i suoi capelli morbidi (o almeno, che mi sembravano morbidi) e gli adorabili occhi scuri.
Mi piaceva, ma niente di più.
Io appartenevo a Scott, era un dato di fatto, una delle poche certezze nella mia vita. Non ero nulla senza di lui.
Ma, a quanto pare, Jo non la pensava come me.
- Allora, - esordì, sedendomisi a fianco al bancone. - come va, Jo? -
Invece di rispondere, dissi:
- Dovresti chiamarmi in un'altro modo, decisamente. Visto che siamo destinati a incontrarci e giù di lì, rischiamo di fare una gran confusione. -
Lui rise, bevendo un sorso da una birra che si era materializzata da chissàdove, e annuendo.
A volte, quando ripenso a quella sera, mi chiedo se Jo fosse sobrio, e perchè finì lì, proprio a bere con me.
Lui non me lo disse mai, ed io non glielo chiesi.
Eppure ogni tanto me lo chiedo ancora oggi, consapevole che non lo scoprirò mai.
- Giusto. - disse. - Come vuoi che ti chiami? Jojo? -
Storse la bocca mentre lo diceva, ed io risposi saggiamente di no.
- Allora? Come ti chiamano gli altri? -
Pensai alle mie "amiche", quelle oche idiote che avevo scaricato con piacere, che mi chiamavano...
Jo.
Niente.
Mio padre... Johanna.
E Daria... bè, Daria mi chiamava Jay. Come Maggie, quando c'era ancora.
- Jay? - proposi.
- Solo a me sembra un nome da maschio? -
Si, decisamente solo a lui.
Ma non importava.
All'improvviso, desiderai che mi trovasse un altro nome, un'altra me.
- Allora... che ne dici di Hanna? Non è male. -
- Troppo comune. - borbottai.
- Hana. - mormorò Jo, allora.
Anche se, effettivamente, non era molto diverso da "Hanna".
- Hana. - ripetè, come se lo stesse saggiando.
- Hana. - ripetei.
- Ciao, sono Hana. - chiocciai, con un sorrisone.
Jo rise.
- Sei perfetta. -
Sorrisi, soddisfatta, e brindammo al mio nuovo soprannome.
Hana, Hana, Hana.
Un nome che non mi apparteneva, ma che presto sarebbe stata la definizione della nuova me stessa.
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Do not
RomanceAmami Oltre la morte Mi chiamo Johanna Lise. Sono nata una mattina di 20 anni fa, lo stesso giorno in cui è morta mia madre. Mi sono cresciuta da sola, in una casa troppo grande con un padre troppo lontano. Ed é così che la musica mi ha trovato. La...