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“Era un freddo giorno di gennaio,quando dovetti salutarla
Erano passati mesi ormai da quando mi disse che doveva trasferirsi a Londra.
E da quel giorno avevamo deciso di passare più tempo possibile insieme.
Erano passati pochissimi mesi da quando ci eravamo conosciute,ma la nostra amicizia iniziò quasi subito.
Era un'amicizia abbastanza strana,io ero una ragazza di quattordici anni fin troppo calma,e lei era l'esatto opposto,ma comunque era diventata una delle mie amiche più importanti.
Così passarono i mesi tra sorrisi e pianti,finché ci allontanammo.
In quei mesi bui ricordo di esser stata male per questo,e poi un giorno mi chiamò e con la sua voce tremolante mi disse:
“Sara,io me ne vado per sempre da qui,mi trasferisco a Londra,mio padre ha trovato lavoro lì”
Al suono di queste parole scoppiai in lacrime,mancava un mese alla sua partenza e avevamo passato insieme solo i primi due mesi di scuola.
Decidemmo quindi di tornare tutto quello che eravamo prima e di passare tutti i momenti possibili insieme fino alla fine.
Quando potevo rimanevo da lei per poi prendere il treno la sera e tornare a casa.
Mancavano due settimane quando mi accorsi di non volerle solo bene,la amavo,la trovavo perfetta in ogni singola parte,le fossette sotto le guance quando sorrideva,gli occhi,l'altezza,il viso,i capelli,la sua voce,il suo respiro,le sue ansie,i suoi messaggi,i suoi sorrisini,il suo modo di fare la gelosa e la protettiva,quando mi chiamava per ore e cantava,la amavo in tutto.
Stammo insieme anche l'ultimo giorno prima della sua partenza,a casa sua c'erano rimasti solo scatoloni,e il resto della casa era vuota,e non riuscivo ad immaginare che l'indomani non avrei mai più rivisto quel visino perfetto.
La salutai,lei sarebbe partita prestissimo e non potevo salutarla,quindi la strinsi più che potevo per minuti,fino a quando scesi le scale e mi girai e lei mi fece un sorrisone che quando mi rigirai mi scesero le lacrime.
Arrivata in stazione praticamente piangevo,feci il biglietto e tornai a casa,quella notte non riuscii a dormire,piansi come non mai,volevo rivederla e dirle tutto.
Controllai gli orari dei treni,e ne trovai uno alle 5:00,decisi di prenderlo.
Mi alzai alle 4:00,faceva freddissimo e pioveva un sacco,andai in stazione e mi venne l'ansia prendendo il treno.
Arrivai alle 5:30,sotto casa sua c'erano solo camion carichi di scatole dirette a Londra.
Suonai il campanello,mi aprì la madre e poi la vidi dietro di lei,era struccata,assonnata,con i capelli raccolti,e in pigiama ma era perfetta comunque.
Vedendomi non credeva che fossi io,salimmo in camera sua,così le avrei parlato e detto tutto,mi tremavano le mani…
Parlammo un po’ e arrivai al dunque:
“Ludovica,io beh,tu domani non sarai qui,e voglio che tu sappia una cosa che mi gira in testa da settimane.
Tu mi piaci,ma sul serio”
Ricordo ancora i suoi occhi che al suono di quelle parole si fecero ancora piu grandi di quanto già lo erano.
Lei mi rispose dicendomi:
“Sara,no,ti prego,no,solo Dio sa quanto ti amo,ti amo dal primo momento che ti ho vista,ecco perché mi ero allontanata,volevo dimenticarti,ma non ci sono riuscita”
Dopo quella frase ci fu un silenzio di dieci minuti ed eravamo solo io e lei a guardarci negli occhi.
Finché ruppi il silenzio e le dissi:
“Ludovì ti amo”
Mi abbracciò forte,e quando si staccò,si avvicinò alle mie labbra,ci baciammo,aveva le labbra morbidissime.
Quando lei scese per partire,io andai a scuola,e da quel giorno,non smisi mai di pensarla, e di piangere. 
Cambiò numero e non la sentii per mesi.
Ancora oggi la amo.
Rivelate appena ve li sentite i vostri veri sentimenti,non abbiate paura,un giorno potrebbe essere troppo tardi.”

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