The beginning

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Mi chiamo Chaterin ed ho 16 anni. Non sono più una ragazza come le altre. Non so più che cosa vuol dire sorridere e fidarsi delle persone. E' brutto perché fino ad un mese fa, ero la persona più felice e radiosa del mondo. Non mi ero mai sentita così bene. "Ei sfigata guarda dove vai!" mi gridò qualcuno, sapevo di chi si trattasse; Josh, bullo e capo della squadra di basket della scuola. "Josh lasciala stare...guardala, tra poco si getta da un ponte" disse Emily sghignazzando. Emily era la ragazza di Josh, più comunemente chiamata da tuta la scuola, troia. Andai dritta per la mia strada, facendo finta che nessuno avesse detto niente. Accelerai sempre più il mio passo, fino ad arrivare al bagno. Avevo bisogno di sfogarmi e sapevo già come farlo. Mi sedetti sul coperchio del water e , con le lacrime agli occhi, tirai fuori dalla borsa la lametta che portavo sempre con me. Mi ero affezionata a quell'oggetto...

Tirai su la manica della mia maglia preferita, e iniziai a passare la lametta, da una parte all'altra, facendo comparire sulla mia pelle del sangue. "Merda" imprecai notando che avevo appena macchiato la mia maglia, rigorosamente bianca. Il bianco era il mio colore preferito, dopo all'azzurro. Consideravo il bianco simbolo di purità, insicurezza e trasparenza, tutte qualità che mi descrivevano. Uscii dal bagno e andai verso il lavandino. Difronte a me, riflessa nello specchio, c'era una ragazza pallida, distrutta, con le braccia rosse e il viso stanco. "Prima o poi centrerò queste stupide vene!" ammisi, strizzando gli occhi dal dolore, quando feci passare dell'acqua sui tagli ancora aperti, Dopo passai alla mia maglietta. "E vai via...CAZZO...". Mi lasciai cadere sul freddo pavimento del bagno piangendo e raggomitolandomi su me stessa. La campanella era ormai suonata da un po', ed ero felice che ora nessuno sarebbe più entrato in bagno. Avevo voglia di rimanere sola, anche se ultimamente lo ero sempre, ma d'altro canto, non avevo nessuno al mio fianco, Tom, Mary, Greg...tutti se ne vanno prima o poi, ma non avrei mai immaginato che se ne sarebbero andati tutti assieme. Il mio cellulare squillò, avvisandomi che mi era appena arrivato un messaggio. Sbiancai quando notai il nome lampeggiante sullo schermo...Tom.

-Piccola non sei in classe...Sei a casa? E' tutto ok?-

Sorrisi e piansi allo stesso tempo. Si preoccupava ancora per me, lui era rimasto. Mi sentivo così stupida. Ecco, oltre che una odiosa depressa, ero anche una stupida, per aver creduto che mi aveva abbandonata. E' un periodo di alti e bassi per me, dicono che sia normale nell'adolescenza, ma io mi sentivo, come se dentro di me, ci fosse una lancetta che andava su e giù senza mai fermarsi. Spero solo che quando si fermerà lo farà su un punto alto.

-Non sono a casa, sono nel bagno della scuola, non mi sento bene-

Decisi di rispondere ed iniziai a sperare che non venisse a cercarmi. I miei tagli non mi davano alcun aiuto, non avevano intenzione di chiudersi. Il cellulare squillò di nuovo

-Arrivo subito!-

Merda ed ora che faccio?!  "Puoi sempre ucciderti" hahhaha che coscienza simpatica che ho...Però hai ragione, cioè sarebbe la soluzione migliore. Decisi per intanto di nascondermi, di nuovo, nel bagno. Sentii dei pugni colpire tutte le porte chiuse del bagno; non era Tom. "Stronzetta esci da questo bagno, ora!" e perché cazzo questo ora era qua? Ma soprattutto, chi stava cercando? Iniziai a pregare per questa povera ragazza. "Chaterin, so che se dentro ad uno di questi cessi!" e a lui chi lo aveva detto? "Ti consiglio di uscire se non vuoi che ti picchi di nuovo...Sai a cosa vai incontro, la scelta è tua" sì...ero stata vittima di bullismo, ma era stato qualche anno fa. Iniziai a tremare al ricordo, ma dove era Tom quando avevo bisogno di lui? Intanto Josh continuava a chiamarmi e minacciarmi. Decisi di riprendere la lametta e di tagliarmi sull'altro braccio; i tagli del sinistro non si erano completamente chiusi e non avevo voglia di stare a pulire la lametta. Iniziai a tagliarmi e lacrime di dolore scesero dai miei occhi. Perché ero così insicura? Perché ero una persona così debole? Perché ero ancora viva? Non potevo morire? "Sei un disastro ecco perché...Guardati faresti pena anche al più grande depresso del mondo, mi fai schifo, e detto dalla tua coscienza è una grave offesa" La mia coscienza mi stupiva ogni minuto di più. Era così fottutamente vera e i suoi pensieri così semplici. La porta del bagno si spalancò. Nascosi le braccia dietro al mio corpo; non volevo che Josh venisse a conoscenza del mio problema. Il suo sguardo era ricco di rabbia. Uno schiaffo colpì la mia guancia, seguito subito dopo da un pugno. Me lo merito. Mai nessuno mi aveva guardata con così tanta rabbia, l'avevo combinata veramente grossa e questa era la mia pena. Josh si fermò subito dopo, notando che stavo tremando. Lacrime continuavano a rigare le mie guance a causa del dolore lancinante alle braccia; avevano bisogno di essere sciacquate e i tagli disinfettati, ma non potevo muovermi. "Chaterin...mi dispiace" disse andandosene e lasciandomi pensierosa. Che cosa intendeva con quel "mi dispiace?" mi aveva fatto molto peggio in passato, ma non mi aveva MAI chiesto scusa. Decisi di uscire e di sciacquarmi le ferite, per poi andare a casa. Dopo essere stata dal preside e avergli chiesto l'autorizzazione per uscire, controllai il mio cellulare. Nessun messaggio, nemmeno da parte di Tom. Beh che cosa mi sarei dovuta aspettare? Forse che ritornasse nella mia vita? Che mi abbracciasse? Sì mi aspettavo proprio questo, ma evidentemente era chiedere troppo. Io avevo bisogno di un punto fisso, di un qualcuno che mi aiutasse coi miei problemi, ma non era possibile, perché nessuno poteva capirmi e aiutarmi. Mia sorella Jade ha ragione quando mi dice che mi affeziono troppo alle persone. E ha ragione anche mia madre quando dice che, a causa del mio carattere, rimarrò da sola; perché è quello che sono. Ha ragione anche mio fratello Carter quando dice che sono così legata ad una persona, solo perché non riesco ad accettare me stessa.

Arrivata a casa non trovai nessuno. Era normalissimo che fosse così. Andai in camera mia e mi sdraiai sul letto. Ero così stanca di tutto. Chiusi gli occhi e mi si proiettarono davanti tutti i momenti felici che avevo passato. Gli abbracci di Tom, i baci rubati mentre lo vedevo allenarsi con la squadra di basket. I sorrisi che mi lasciava quando mi vedeva disperata in uno dei miei tanti momenti difficili. Vennero sfumati nel momento esatto in cui aprii gli occhi. Lacrime rigavano sempre il mio viso. Decisi di farmi una doccia sperando di lavare via il sangue rimasto dai tagli fatti poche ore fa. Mi facevo schifo ed anche molto. I miei ormai non si curavano più di me, con la scusa che ormai ero grande e che i miei problemi potevo risolvermeli da sola; peccato che avevo perso il controllo. Uscii mezz'ora dopo sentendomi una persona più forte, con la consapevolezza che non sarei riuscita ad esserlo nemmeno per un secondo. Mi guardai per la seconda volta in questa giornata, allo specchio. Tutto in me era sbagliato. La mia statura troppo bassa, le mie cosce enormi, il mio seno troppo abbondante e le mie guance paffutelle. Le mie braccia e la mia pancia erano in netto contrasto con il resto del corpo. Le braccia erano sottili ed incapaci di sostenermi nel momento in cui stavo cercando di rialzarmi; infatti non stavo proprio riuscendo nell'intento di essere di nuovo felice. Non dico che la mia pancia sia piatta, ma devo ammettere che, con quel poco che sto mangiando, si sta riducendo molto. Decisi che era meglio evitare di guardarmi oltre, ero un mostro e avevano ragione di trattarmi così. Il cellulare squillò, era Abby, la mia "confidente". Sapevo che lei stava raccontando tutto a Tom e questo faceva male. Io non volevo che Tom ritornasse nella mia vita solo per compassione o pena. Poteva benissimo starsene con Luke, che evidentemente era più importante di me. Non so bene che cosa sia accaduto tra Luke e Tom, e sinceramente non mi interessa. Lessi brevemente il messaggio di Abby e decisi di non risponderle. Le sue intenzioni nell'aiutarmi a sollevarmi erano buone, ma è una sfida, ed io le sfide le evito. Sono una ragazza molto competitiva e che vuole avere l'ultima parola su tutto, ma su questo non voglio nemmeno combattere, perché ne rischierei di venirne fuori ancora più affranta e distrutta.

# Spazio Autrice

Ciao a tutte, spero che questo capitolo vi piaccia e magari vi chiarisca meglio la situazione di questa povera ragazza.

Che aggiungere? Grazie a tutte quelle che mi seguono o che leggono la mia storia, è la prima volta che ricevo così numerose letture, mi rendete felici

Mi scuso se magari il linguaggio non è molto corrente e se ci sono errori

Ditemi che ne pensate.

Alla prossima

Baci Chià <3

I'm a disasterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora