1 parte

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Col poco tempo che mi resta scrivo queste righe affinché il mio nome rimanga in eterno e la mia gloria possa continuare a seguirmi così come nella vita terrena. Il sole si leva e i suoi raggi penetrano nella mie finestra, si intrecciano con i miei capelli e mi informano del suo arrivo. Manca poco ormai.
Mentre l'ultimo petalo di una rosa bianca cadeva, congelato dal vento freddo, nasceva una bambina pura, innocente, candida come la neve di quel freddo inverno. Una creatura ignara del suo futuro triste e glorioso. Mio padre Tolomeo , riuscì a consquistare il suo trono con aspre battaglie, e divenne re, sovrano del popolo, ma non il mio. Per me era solo un tiranno, un uomo sgorbiutico, legato alle tradizioni e dalla mentalità chiusa. Lui non aveva mai sposato la donna che mi aveva messa al mondo, una sguattera, non degna di essere una regina. Mio padre aveva tante donne e, per lui, Crissa non era altro che una delle tante concubine che adornavano le sue giornate. Bella come il mare tempestoso, che si infrange sulle scogliere, la sua era una bellezza naturale, semplice e prepotente. Non la conobbi mai, morí il giorno della mia venuta al mondo. La mia infanzia fu fatta solo di brevi racconti che incupivano i miei sorrisi. Mio padre non me ne parlò mai. Forse non l'amava più o più semplicemente non l'aveva mai amata. Fin dalla tenera età, fui educata alla rigida osservanza delle regole, rinchiusa in una stanza , passarono le mie giornate giovanili. Ricordo quegli spazzi che mi stavano stretti con quei muri che parevano strappare le mie ali. Le mie uniche amiche erano le stelle che con il loro andare scandivano le mie giornate, ogni sera mi affacciavo alla finestra, consapevole che non avrei più rivisto qualcuna di esse, e una lacrima leggera bagnava le mie gote, nella speranza che avessi rivisto quell'astro lucente e quel saluto frettoloso non fosse stato un addio.

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