Un nuovo inizio ?

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Tempo che si estende senza mai fermarsi, si sradica per riattorcigliarsi poco dopo trovando comunque, una via d'uscita per riassemblare il tutto. Anni che fuggono e dimenticati dalla storia disperdono tasselli e pezzi dell'antichità. Soppressa da fiamme e devastazione. Infangata da verità inesistenti e coltivata dalla menzogna di un esistenza immeritata.
Calore che si annida sin nelle viscere ma che corrode lentamente senza lasciare altro che devastazione e dolore. Calore che si trasforma in inferno di polvere e tormento che mai ha avuto fine e inizio.
Morse che non si snodano ma che riescono solo a maciullare ogni essenza, portandoti via la libertà e il senso di vita. Una presa che sminuzza ciò che rende la possibilità di agire e di sognare. Irrefrenabile paura, che divora lentamente e che costringe allo scudo di spezzarsi perchè il limite della sopportazione è oramai trasceso.
Spirali di innocenza e dura realtà che indirizzano allo sconvolgimento del nucleo interiore, facendolo collassare sempre più a rilento, aumentando così la desolazione di quello spazio buio e oppresso che si è venuto a creare intorno.
Colori che variano e che portano alla confusione. Indirizzano all'incomprensione al perchè, al domandarsi il perchè di tanto odio e dolore.
Portano al chiedersi...perchè voi ?!

- Stai tranquilla! Va tutto bene...ci siamo qui noi - il tornado che si aggrovigliava nello stomaco era troppo veloce e pesante da contrastare, uguale per la mente nella quale nemmeno il possessore ne conosceva il contenuto. Era tutto troppo, troppo confuso. Faceva male.
- V-vi prego...aiutatemi!!- il bianco camice di Morela venne quasi strappato dalla forza di quelle affusolate dita che presero quel tessuto come se fosse un'ancora, una possibile salvezza all' incompreso tormento che assale la giovane rossa. Non riuscì a vedere in lei, altro che disperazione e un bisogno irrefrenabile di qualcuno che le stia accanto.
Si sporse più avanti, sedendosi sul materasso un po' duro dell'infermeria e portò la testa di quella creatura distrutta interiormente, sulla propria spalla, che iniziò a bagnare con sempre più dolore. Tentando di soffocare quel blocco che le impedisce di essere come chiunque altro.
- Tranquilla tesoro. Non c'è più...rilassati - le leggere mani dell'infermiera, accudirono Astrid come una lattante appena nata che si dimenava dal pianto e dai singhiozzi. Un lattante che implora aiuto. - Ne vuoi parlare cara ? - istintivamente, Astrid, non ne ebbe il coraggio poi però, quando vide il dolce sorriso di Morela che come una madre la stava confortando e con delle semplici carezze, il dolore veniva lentamente trascinato via. Solo dall'esterno, perchè Astrid si sentiva crollare dentro, si sentiva andare a fuoco.
Scosse il capo e respirò ancora, sembrava una parola inesistente in quel momento. le era completamente morto in gola. Anche se traballante, si scostò per respirare pienamente l'aria benchè fosse in una cabina che odorava di lattice e medicinali. Doveva respirare aria vera. Quella del mare. Semplicemente le svuotava la mente dai pensieri, la depurava dalle negatività, la detergeva dal dolore e la trasportava nella tranquillità.
Si alzò senza troppe esitazioni, racchiudendo un ghigno di dolore attraverso una smorfia e come il giorno prima, aprì la porta uscendo sul ponte e insipirò a pieni polmoni. Si mosse subito per evitare l'infermiera e andò a poppa, dove si sporse per vedere le piccole onde che rilasciava quell'enorme nave. Non sentendo più i richiami della donna si rilassò ancor di più. Sorrise guardando la linea perfettamente orizzontale del mare che interrompeva l'estensione del cielo.
- Forza Secondo Comandante è il tuo turno stamattina! - non voleva assolutamente separarsi dal suo buon pasto, perciò, prese dalla coscia quel polletto e si diresse verso l'albero di centro. Fece un semplice balzo e si ritrovò sulla coffa a gustarsi la sua colazione senza che nessuno gli rompesse le scatole ma quel pollo finì in ben poco tempo, così che la mente del moro venne nuovamente pervarsa dai pensieri. Tanti, troppi. Comandati da differenti emozioni.
Cercò di abbandarli osservando dinanzi a sè il mare e ogni giorno, ripensava a ciò che era diventato, a ciò che aspirava più di ogni altra cosa. Diventare un pirata libero. Un grande pirata conosciuto in tutto il mondo. Fiero, potente e rinomato. Ricevette tutto ciò che desiderava di più, anche se...mancava ancora una piccola ma determinante cosa per completare il suo viaggio e così dare un pieno senso alla sua vita. Trovare, una volta per tutte quella fantomatica risposta alla sua maniacale domanda di esistenza.
Desiderava ogni giorno, sperava ogni giorno che quello successivo sarebbe stato il decisivo ma, purtroppo, non è ancora così. Disperso, rinchiuso, estraneo. La sua unica capacità, era quell'incredibile destrezza nella recitazione, per mascherare ciò che provava. Non ne aveva parlato con nessuno, nemmeno con il Babbo e spesso tentennava nel domandarglielo anche se finiva sempre allo stesso modo. Lui che si volta dalla parte opposta per ripensarci e tornare poco dopo, con il sorriso largo e raggiante in volto.
Volle una volta per tutte mandare a monte quei pensieri, per voltarsi un po' e guardarsi intorno a trecentosessanta gradi e ammirare pienamente quel meraviglioso e infinito manto zaffirico che risplendeva sotto la possente luce del sole mattiniero. Dovette ammettere però, che stare di vedetta sulla coffa, dava veramente uno spettacolo magnifico del mondo.
Ti senti immenso, in cima ogni cosa e percepisci la forza e la possibilità, di compiere qualunque avversità e avventura. I corvini capelli si riversarono in basso, mossi dal lieve venticello del mattino e gli occhi vispi del medesimo colore, guardavano l'ambiente da una visione opposta e come un giovane ragazzino, prese a guardarsi intorno con un sorrisetto a rendere quelle lentiggini ancora più rotonde.
Quelle iridi color carbone si estesero, fissando un punto ben preciso scelto dal ragazzo e che attirò completamente l'attenzione del giovane comandante. Pugno di Fuoco osservò quelle lingue del suo stesso elemento che sinuose si muovevano nei filamenti del vento. Osservò quel piccolo busto coperto da una semplice maglietta bianca che lasciava le curve spalle scoperte e osservò quelle gambe messe in risalto dai neri pantaloni mostrando i muscoli tonici e ben allenati.
Il sorriso, che fino a quel momento era rimasto immobile e sghembo, si allargò inaspettatamente da una tale sorpresa nel vedere la ragazza al di fuori dell'infermeria. Astrid. Nemmeno nella notte, tra il buio e la tranquillità quel nome svanì dalla sua testa. Al contrario, favorirono il continuo tormento che divenne insopportabile. La curiosità era ben difficile da placare. Brutta bestia.
La guardò meglio e decise che anche tutte quelle domande, avrebbero trovato risposta. Deve essere così. Ci deve essere una risposta ad ogni domanda, altrimenti noi non ce la porremo.
Ci mise poco nel decidere cosa fare, si guardò attentamente intorno, prima controllò l'orizzonte pregando che niente si avvicinasse poi passò al ponte, controllandone cima e fondo. Solo dopo, decise di scendere dalla coffa e niente può essere più semplice che un salto, si ritrovò a pensare il moro. Come suo solito d'altronde. In un istante, composto da leggerezza e agilità si trovò proprio dietro quella chioma di fiamme che divampavano ma bastò un secondo che quelle si ritirarono per mostrare al giovane il viso della ragazza.
Le sopracciglia inarcate, gli occhi ridotti a due fessure dove nemmeno un barlume fioco risplendeva e la scura lama puntata alla gola del Secondo Comandante, lasciandolo nettamente basito. Fosse atterrato più vicino, la sua testa non sarebbe più esistita. Non si sarebbe aspettato una mossa tanto rapida e angosciante.
Fu sollevato, quando vide gli occhi di lei sgranarsi più del dovuto e ritirare subito la lunga lancia dalla prolissa lama. Non ne vide mai una del genere, nè tantomeno nelle mani della rossa. Da dove la tirò fuori, Pugno di Fuoco non se lo spiegò. Non andò oltre, vedendo l'apparente tremore del corpo di lei.
- A-Ace ? - balbettò fissandolo.
- S-Scusami ma... - le parole le si bloccarono nella gola quando vide i lineamenti del moro addolcirsi, mostrando un semplice sorriso che le riscaldò il cuore. Non erano solo gli occhi a completare e a catturare l'attenzione di Astrid, anche quelle piccole lentiggini sembrarono avere una loro parte.
- É plausibile che tu abbia reagito così. Anzi, scusami tu. Non sarei dovuto piombare così all'improvviso dietro di te! Scusami! - Astrid vide chiaramente il lieve rossore sulle guance del moro. Stettero a guardarsi ancora, nessuno dei due riuscì a distogliore il proprio sguardo dall'altro. Solo Ace dovette farlo, sarebbe rimasto lì all'infinito ma notando l'imbarazzo della rossa, prese la saggia decisione di interrompere quel piccolo momento. - Da dove...hai preso quella lancia ? - l'attenzione del comandante fu rivolta a quell'arma tanto dettagliata e pregiata.
Astrid rimase nel silenzio, semplicemente, fece volteggiare quell'arma con destrezza e quando la raddrizzò rimase solo un piccolo cilindro dorato. Il sorriso compiaciuto di Astrid, ne creò uno di stupore sul volto di Ace. Facendolo nuovamente roteare, incastrò il cilindro nella larga cintura.
Fu grata ad Ace per averla raggiunta, non le importava se le era piombato dietro ma la sua sola presenta, contribuì a quel sogno, a quei pensieri e a quella paura di dissolversi come cenere al vento. Non se lo spiegò, ma ogni volta che vedeva quel ragazzo qualcosa la faceva sentire meglio eppure, quando sentì improvvisamente qualcuno alle sue spalle estrasse le armi per difendersi. Era troppo pesante ricordarsi del passato e questo costringeva Astrid a tirarsi indietro difronte a un uomo, qualunque esso sia. Per di più sapeva, sentiva che Ace non le avrebbe fatto del male ma si sa, le ferite ancora profonde e dolorose non si rimarginano tanto velocemente. Il tempo può solo cicatrizzarle ma qualcos'altro di molto più potente può anche farle svanire. Liberandole così dal dolore.
Quel qualcosa, Astrid deve ancora trovarlo.
- Nessuno questa mattina ti ha visto, perciò ho pensato che non avessi ancora fatto colazione. Rimane sempre qualche avanzo! - il sorriso che spuntò sul viso del Comandante in poche e semplici parole indusse Astrid ad accettare quella normalissima proposta e in un attimo, grazie a quel semplice sorriso, tutto ciò che aveva provato poco prima si dissolse nell'aria.

Le Cronache Dei Quattro Pilastri: | L' Ultima Discendente | [One Piece]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora