13: Note sospese (parte I)

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«Chi è?» chiese sbalordita.

YUNE sembrava in uno stato alterato, ma era certa che non avesse assunto droghe, mentre era insieme a lei. Che fosse stato catturato da ricordi lontani, per qualche scansione? Lo vide scuotere la testa e girarsi, con tutta la sedia, verso la scrivania. Dava l'impressione di essere stordito e sconvolto allo stesso tempo. Possibile che nulla del suo comportamento avesse un senso?

«Non lo so» le rispose, titubante. «Non riesco...» gesticolò, come se facendolo potesse esprimersi meglio.

SIRAH lo scrutò attentamente. I suoi occhi erano fissi alla parete, le sopracciglia corrugate in un'espressione concentrata. Stava forse cercando di ricordare qualcosa? Magari il nome della figura eterea ripresa dagli occhi del suo androide personale? Lo vide passarsi le dita tra i capelli corti. La sua frustrazione si notava da intere sequenze di distanza. Gli si avvicinò, trascinando la sedia ad antigravità, e gli posò una mano sul braccio. Lui sussultò e voltò il capo nella sua direzione. Aveva uno sguardo cupo, pieno di dubbi e incomprensione.

«Calmati e cerca di spiegarti» lo esortò.

«L'ho visto» iniziò il Programmatore. «Sembrava un ricordo, o, almeno, dei frammenti. Sentivo le concatenazioni di sottofondo. C'erano delle persone vestite di bianco. Gente di cui mi fidavo. C'era anche una donna. E poi c'era lui» scosse la testa. «Però... non riesco a... il suo nome, non mi torna in mente. Non capisco. È come se non fossero ricordi miei.»

«Non serve che ti sforzi» gli disse SIRAH, vergognandosi di provare pena nei suoi confronti, come se fosse sbagliato. «Riusciremo a capire di chi si tratta. Credi che sia collegato alle voci?»

YUNE tornò a fissare la parete: «Io... non so dirti perché ne sia così convinto» la sua mascella si serrò in un'espressione dura. «Sono certo che questa persona sia coinvolta, ma... quale uomo potrebbe arrivare a tanto? E poi, perché dovrebbe? Cosa ci guadagnerebbe nel farmi impazzire? E con quali mezzi potrebbe riuscirci?»

Erano davvero tante domande. Lo vide appoggiare le braccia conserte sulla scrivania e posarvi sopra la fronte. I suoi erano enigmi quasi impossibili da risolvere, specialmente senza il supporto di qualcuno. Le macchine lo avevano bollato come pazzo: non c'era da stupirsi se nessuno, nel corso dei gruppi primari, avesse dato ascolto alla sua richiesta d'aiuto. Pensarci rattristava profondamente SIRAH. Le ricordava che, fino a pochi sottogruppi addietro, anche lei avrebbe finto di non voler ascoltare.

Continuava ad accarezzargli un braccio, nel tentativo di calmarlo e consolarlo. Stava iniziando a intravedere la debolezza del Programmatore, a capire che le emozioni contrastanti che i suoi gesti esprimevano avevano un senso. YUNE all'apparenza era un uomo insopportabile, ma la realtà era ben diversa. Era talmente pieno di confusione e sfiducia verso il mondo, che gli riusciva estremamente difficile comunicare con gli altri.

I suoi sorrisi candidi nascondevano una sofferenza che nessuno avrebbe potuto capire, così come i suoi sguardi ambigui erano lo specchio dell'indecisione e della paura. Aveva rifiutato di aiutarla perché lei era stata egoista e arrogante. Aveva preteso da YUNE un supporto che a lui non era mai stato concesso: per quale motivo avrebbe dovuto accontentarla? Si ritrovò a sorridere: ancora una volta, il Programmatore la costringeva a rivalutare le proprie azioni e lo stile di vita a cui era abituata.

L'uomo serrò i pugni: «Stanno tornando...» mormorò.

«Le voci? Sono molto forti?» chiese lei, cercando una conferma.

Lo vide scuotere appena la testa: «Sono deboli, per il momento. Dopo un'iniezione, impiegano sempre del tempo per ricomparire. Lo fanno gradualmente: all'inizio sembrano solo sussurri. Potrei quasi non accorgermene.»

Alius - il DitticoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora