Qualche giorno dopo, David mi chiamò per dirmi che aveva invitato dei suoi colleghi di lavoro a cena. Sembrava molto nervoso, probabilmente occupavano dei posti importanti nella casa editrice, e io volevo che tutto andasse per il meglio, soprattutto per lui. Qualche giorno prima della cena decidemmo cosa avrei cucinato e andammo a fare la spesa. Iniziai a cucinare nel primo pomeriggio, sistemai la sala da pranzo e apparecchiai la tavolo, e David mi aiutava, nonostante fosse nel panico.
"è la prima volta che li invito a casa, loro spesso mi hanno invitato a cena da loro, e volevo ricambiare."-disse David, mentre mi passava la tovaglia.
"Sono persone importanti?"-chiesi, timidamente.
"Non tutti."-rispose, pensando.-"Verrà l'editore con sua moglie, il redattore, ed altri colleghi. Siamo come una famiglia, ma temo il giudizio di alcuni."
"Dell'editore?"
"Soprattutto il suo. Conosce la mia famiglia, sa che vivo da solo da poco tempo, e ho paura abbia da ridire su qualcosa."
"Non ti preoccupare, andrà tutto bene."-dissi, cercando di tranquillizzarlo.
"Mi vede ancora come un bambino, non come David Smith, ma come il figlio degli Smith, e vorrei capisse che ormai sono un uomo maturo."- Non avevo mai visto David così, voleva fare una buona impressione, voleva staccarsi dall'immagine della sua famiglia, e io lo capivo. Mi vedevo anche io come lui, e volevo aiutarlo.
Gli ospiti arrivarono appena finii di cucinare. David li salutò e si accomodarono tutti nella sala da pranzo, dove ad aspettarli c'era un cocktail di benvenuto. Li spiai dalla cucina: erano tutti vestiti molto elegantemente, avevano un'aria altolocata, come se vivessero nel lusso, e sapevo che era così. David mi aveva parlato di loro molte volte, mi aveva raccontato che vivevano tutti in ville nei quartieri più costosi di Londra, che avevano cuochi, cameriere e maggiordomi, mi aveva parlato delle loro macchine, di come si vestivano, e di quanto il loro modo di vivere non gli piacesse. Più li guardavo, e più capivo che David era diverso di loro. A lui non importava dell'aspetto esteriore, a lui bastava stare in buona compagnia e divertirsi. Dopo poco si misero seduti e iniziarono a mangiare l'antipasto, che era già a tavola. Dopo qualche minuto mi sentii chiamare dall'altra stanza, e la voce era quella di David.
"Vi presento Alice"-disse, indicandomi. Tutti mi sorrisero, e io ricambiai. Dopo solo l'antipasto David mi faceva i complimenti per la cucina. -"Porta via i piatti, e porta il primo."-disse, ad alta voce. Cercai di non mostrare ciò che provavo, e feci ciò che mi aveva chiesto: presi i piatti sporchi e portai i primi piatti su un vassoio. Tornai in cucina e inizai a sistemare, era l'unica cosa che mi rendeva calma in un momento del genere. Ero davvero amareggiata dal comportamento di David. Mi aveva trattato come se fossi la sua cameriera, come se fosse uno dei suoi colleghi di lavoro, con una casa piena di inservienti. Lavoravo per lui, dovevo essere sempre disponibile, ma mi aspettavo che venisse a chiamarmi in cucina per chiedermi aiuto, non urlando davanti ai suoi ospiti cosa dovessi fare. Forse avevo sbagliato a considerarlo come un amico, era il mio capo, lavoravo per lui, e non dovevo rimanerci male per quello che era appena successo. Ciò che mi fece arrabbiare, era che sapevo che David non era così, che era gentile, ma da quando erano arrivati i suoi colleghi, si stava comportando come loro. Mi chiamò tutte le volte che dovevo portare un nuovo piatto, fin quando la cena non finì, e gli ospiti rimasero a parlare con David per un'altra ora circa. Io rimasi in cucina a pulire, così da avvantaggiarmi, ma non potevo fare a meno di pensare al comportamento di David. Ero davvero delusa, e probabilmente non sarei riuscita a celare il mio dispiacere. Quando gli ospiti se ne andarono, David entrò in cucina e si mise seduto.
"Finalmente è finita."-disse, sbuffando.-"Sono davvero stanco."
"Io ho quasi finito, puoi andare a dormire."-dissi, freddamente.

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Come home.
Ficción General"Vado via. Ho cercato dei motivi per rimanere, ma non li ho trovati. Rimanere sarebbe un sacrificio, quasi una tortura per me, quindi devo andare." Lasciai quella breve lettera sul letto e me ne andai, in piena notte.