Capitolo 1

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La nostra vita si basa sul tempo che abbiamo a disposizione. Ne abbiamo poco e ne vorremmo sempre di più, ma tutto dipende da come vogliamo spenderlo. C'è chi preferisce una vita calma, senza sforzi o fatiche, vogliono semplicemente una vita normale. Altri che vivono nella rabbia, nella paura e nel dolore e solo alla fine, quando si accorgono che manca poco, rimpiangono tutti gli errori non commessi, quelli commessi, le parole mai dette e gli sguardi persi nel vuoto. Ci sono gli sfortunati a cui la vita è stata sottratta, quelli che non sono vissuti abbastanza tempo per avverare desideri, incontrare qualcuno che li faccia sognare e che li faccia innamorare. E poi ci sono io, il mio unico desiderio nella vita era sentirmi viva. Stare a contatto con persone che seguono i propri sogni, senza importarsene di ciò che dice la gente, ma arrivare alla fine è poter dire di avercela fatta, e che tutti i loro sforzi non sono stati vani, che tutte le emozioni provate li hanno fatti rinascere, li hanno fatti crescere. Nella mia vita volevo solo sentirmi viva e onestamente posso dire che, a contrario di molti, ci sono riuscita.

Un suono squillante e insistente interruppe il mio sonno. Spensi la sveglia ancora addormentata, ma rimasi nel letto, una cosa che odiavo era alzarmi presto la mattina. Perché bisognava svegliarsi a quell'ora quando potevo benissimo rimanere nel mio letto, e chi aveva deciso che la scuola dovesse iniziare così presto! Sbuffai frustrata e decisi di alzarmi per raggiungere la cucina. Mi alzai dal letto caldo e rimisi a posto le coperte leggere che si erano arrotolate alla fine di esso. Il contatto dei miei piedi ancora caldi a quello del pavimento freddo mi provocò un brivido lungo la schiena coperta solo da una semplice maglietta. Attraversai il lungo corridoio mentre le voci provenienti dalla cucina si facevano più vivide, i miei fratelli erano seduti al centro della cucina, illuminata dalla luce del sole che splendeva nel cielo blu. Erano tutti più allegri quella mattina, tranne i miei due fratelli, loro erano addormentati e, come al solito, non rivolgevano la parola a nessuno, le mie sorelle invece giocavano con il cibo nel loro piatto. Mio padre sorseggiava un caffè bollente, era già vestito e pronto per andare al lavoro e fissava sorridente l'atmosfera. Mia madre, indaffarata a preparare qualcosa ai fornelli, mentre i suoi capelli ondulati ondeggiavano a ogni suo movimento. Mi sedetti nel mio posto prendendo una tazza di latte per riempirla con dei cereali al cioccolato che piacevano alle mie sorelle, le quali erano intente a lanciarsi piccoli pezzi di pane e incominciai a mangiare non curante del fatto che ero seduta a tavola con altre persone. Rivolsi uno sguardo a mio padre che mi fece un cenno di saluto e poi iniziò il suo discorso mattutino. " Ragazzi ora che siamo tutti a tavola volevo augurarvi un buongiorno, so che per molti di voi oggi è stato difficile alzarsi alle sette abituati alla pacchia estiva, ma spero che tutti voi oggi passiate una buona giornata, mi raccomando per chi inizia una nuova scuola di dare una buona impressione agli insegnanti". Bevve un sorso del suo caffè e poi ricominciò "Siate gentili con tutti e dimostrate l'impegno che avevate dimostrato l'anno scorso!" Fece un sorriso e posò la tazza ormai vuota nel lavandino guadagnandosi uno sguardo di rimprovero da mia madre che aveva appena finito di pulire altri piatti. Finito di mangiare riposi la scatola di cereali nella dispensa e la tazza nel secchiaio per poi aiutare mia madre a sciacquare i cucchiai. La osservai trafelata come al solito che preparava il pranzo per oggi da mangiare appena usciti da scuola, mi rivolse uno sguardo dolce. Gli occhi verdi che avevo ereditato erano stanchi ed avevano delle borse, il che significava che non aveva dormito molto quella notte, il suo sorriso era un po' forzato. Era il suo primo giorno di lavoro in una nuova scuola, l'avevano trasferita dalla scuola elementare in cui aveva accompagnato una numerosa classe ed ora doveva andare in una scuola della periferia di New York di cui tutti si lamentavano, potevo capire la sua preoccupazione avevo avuto la stessa ansia quando dovevo iniziare il liceo tre anni fa, per fortuna non ero sola mio fratello, con cui avevo solo nove mesi di distanza, iniziava anche lui il primo anno. "Non essere preoccupata molto probabilmente ti troverai benissimo, sanno che sei una brava insegnante e poi la classe ti apprezzerà" le dissi cercando di sostenerla, sbuffò come una bambina e iniziò una frase nel momento in cui venne richiamata da Chloe "Mamma mi sono incastrata ora sono in ritardo! Aiutami!" Risi per il suo comportamento e la aiutai a sfidarsi la maglietta, Chloe doveva iniziare la prima elementare ed era veramente entusiasta quel giorno, era una bambina solare con tutti era sempre la più vivace,  ma appena si parlava di fare fatiche lei non ne voleva sapere. Aveva due grandi occhi marroni tendenti al verde e i suoi capelli biondi a caschetto contornavano il suo viso un po' paffutello, aveva perso molti denti da latte durante l'estate e ora aveva una 'finestra' appena sorrideva. Iniziò a correre in corridoio verso la sua camera mentre io mi diressi al bagno, sul grande specchio attaccato alla parete. Potevo vedere riflesso il mio corpo coperto dal pigiama mentre i miei occhi verde scuro si abituavano alla luce, pettinai i miei capelli ondulati marroni che si stendevano lungo la schiena, per poi lavarmi la faccia con l'acqua gelida. Qualcuno bussò alla porta con una certa insistenza " Sophie se non esci da questo bagno io entro lo stesso!" Risi per la minaccia uscita dalla bocca di mio fratello Lucas, lui era il più cupo della famiglia e nonostante si dicesse che i fratelli non andassero d'accordo con tutti io e lui non ci parlavamo neanche, se non a casa per questioni essenziali, ma a scuola io avevo il mio gruppo di amiche e lui il suo. "Wow le tue minacce si che fanno paura, e comunque sto uscendo aspetta..." non mi fece finire che Cathy entrò nel bagno senza chiedere il permesso, la guardai storta ma lei continuava a lavarsi i denti come se niente fosse, poi si accorse della mia presenza e disse "Buongiorno anche a te, non ti avevo vista, ecco perché c'era Lus lì fuori che aspettava....quando esci chiudi la porta, grazie." Sussurrai uno 'zitta nana' che non sentì e uscii dal bagno chiudendo la porta dicendo a mio fratello "Sei arrivato in ritardo il bagno è già di qualcun'altro, scusa." Borbottò parole che non capii e andai in camera mia. Aveva le pareti bianche con qualche foto attaccata di qualche vacanza, le quattro bianche pareti erano illuminate dalla finestra sopra il letto matrimoniale, la scrivania color legno era occupata da libri vecchi e nuovi ,le mensole ricoperte di libri alcuni rovinati e vecchi, altri nuovi e perfettamente conservati. L'armadio era anche lui di legno bianco che faceva contrasto con il nero del parquet, mi avvicinai ai vestiti che avevo preparato il giorno prima: dei jeans stretti a vita alta e una maglietta bianca a cui misi sopra un maglioncino di cotone anch'esso bianco. Raccolsi lo zaino con dentro alcuni libri che avrei messo nell'armadietto. Raggiunsi la cucina dove Lus e Nick mi aspettavano per andare a scuola, frequentavamo tutti e tre il liceo io e Lucas il terzo anno mentre Nick l'ultimo. Uscimmo dal palazzo e un vento caldo accarezzò la mia pelle e fece svolazzare i miei capelli, ci incamminammo tutti e tre silenziosamente mentre la città prendeva vita. I diversi bar venivano aperti e le insegne colorate illuminavano con colori vivaci le persone che entravano nelle caffetterie per fare colazione, le macchine che si accendevano e le madri a mano con i figli che li accompagnavano a scuola, gruppi di ragazzi che si avviavano leggendo o ripassando qualche materia. Adoravo New York per il suo viavai di persone, era una città moderna e viva, la gente veniva qui per realizzare i progetti che altrove non avrebbe mai realizzato.

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