Capitolo 4

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Mancavano due ore all'inizio della festa, ci sarei andata in macchina accompagnata da Anne e dal suo nuovo fidanzato, Michael. Infilai i vestiti che Mairie aveva consigliato per me, se non ci fosse stata lei penso che il mio guardaroba sarebbe interamente composto da abiti neri e grigi con impossibili combinazioni. Avevo stirato i capelli che ora erano ancora più lunghi e cercato di creare uno smooky-eye sugli occhi che si abbinava al top nero scollato e ai miei jeans strappati, gentilmente prestati da Bella. Ai piedi avevo le mie adorate vans nere, anche se le ragazze avevano insistito sui tacchi avevo declinato tutte le offerte. Il telefono squillò e fui costretta ad uscire di casa raggiungendo la macchina blu parcheggiata davanti a casa mia, salii nei sedili posteriori dove c'erano Sarah e Mairie e Bella che cercavano di farmi posto stringendosi tra loro "Molto comoda la tua macchina...veramente" borbottò Bella sarcastica; ma Michael non capendo rispose "Grazie è uscita in commercio solo qualche anno fa" ridemmo tutte e Bella con tono derisorio "Sapevi che ero sarcastica, vero?" lui visibilmente imbarazzato e spazientito guardò Anne che, mentre cercava di non ridere, gli rivolse un'occhiata divertita facendo spallucce. Arrivammo nella enorme casa arredata con striscioni e luci colorate, la musica si sentiva fuori dalla casa e sul cortile dove c'erano persone sedute a chiacchierare o a riprendere conoscenza dopo aver bevuto troppa quantità di alcolici. Entrammo e subito un odore di fumo mi raggiunse i polmoni, gente che fumava, beveva, giocava a giochi stupidi altri ballavano, anzi, saltavano su loro stessi cercando di seguire il ritmo delle canzoni. Riconobbi subito il gruppo di ragazzi conosciuti i giorni prima, dal quale ci catapultammo, salutai tutti lasciando un bacio sulla guancia a Nathan con cui mi ero scambiata alcuni messaggi. Notai subito un ragazzo in più, non lo avevo mai visto, anche se sembrava conoscere tutti loro. Incontrai il suo sguardo e per un momento quei suoi occhi gelidi e distanti mi penetrarono l'anima come per studiarmi, mi osservavano, anche se sembravano fare molto di più, cercavano qualcosa che li rendeva calamite per i miei. Non riuscii a distogliere lo sguardo fino a quando Nathan mi passò una mano davanti al viso "Ci sei? Ti ho chiesto se vuoi qualcosa da bere?" ritornai sulla terra a osservare il suo viso, i suoi zigomi, i suoi occhi che aspettavano una risposta "Si, scusami mi ero solo incantata comunque, si, devo bere." risposi imbarazzata "Vado a prendere qualcosa aspetta qui.". Cercai il ragazzo di prima, ma di lui non c'era traccia, era sparito. Le altre invece si erano già disperse nelle stanze della casa con qualche ragazzo, mentre io invece aspettavo la mia bevanda che arrivò dopo poco tenuta in mano da Nathan, presi il bicchiere rosso e osservai dentro, un profumo di alcool mi entrò nelle narici. "Mi piaci questa sera...ti va di ballare?" mi sussurrò all'orecchio il castano, cosa che mi provocò dei brividi per la troppa vicinanza, annuii sorridente e ci buttammo sulla pista da ballo. I nostri corpi erano vicini e si toccavano a quasi ogni movimento, ero abituata a quei movimenti adoravo ballare e soprattutto sapevo farlo, il mio corpo si lasciò andare sulla melodia della canzone che scatenava gli ormoni di tutti i ragazzi presenti. La canzone finì e con un lamento di tutti i maschi partì una canzone lenta che fece spazio alle coppie che ne approfittarono per rimanere un po' più vicini. "Non credo che questa sia la canzone giusta da ballare..." dissi rivolgendomi a Nathan, lui sorrise e mi accompagnò su uno dei tanti divani dove i ragazzi scherzavano e giocavano "Sophieee finalmente ti ho trovata, era da un sacco che ti cercavo, seguimi vieni a giocare con noi!" Sarah che non riusciva a stare in piedi, perché aveva bevuto troppo, mi abbracciò e portò dai ragazzi. Erano seduti in cerchio e c'erano tutti e tutte, Anne seduta in braccio a Michael con il lucidalabbra sbavato e Bella che scherzava e rideva con Noah. Riconobbi anche lui, i suoi zigomi marcati si muovevano ad ogni suo sorriso e i capelli lunghi, ma perfetti gli ricadevano sulla faccia. Mi sedetti con loro mentre Nathan si faceva spazio accanto a me "Ehi ragazzi su rincominciamo a giocare...si scoprono cose interessanti" sorrise malizioso Daniel, così chiesi "Che gioco?" "A turno ognuno dice ciò che non ha fatto e chi invece l'ha fatto beve." Sorrisi volendo giocare e osservando i volti divertiti di tutti. Mi sentivo osservata, costantemente, nonostante l'unico a fissarmi era Nathan. Bella si fece avanti "Ok...ok...incomincio io, non ho mai....non ho mai guidato una macchina" quasi tutti bevvero, principalmente i ragazzi che erano arrivati sfoderando le loro macchine lucidate. "Non ho mai tradito la mia ragazza." fece l'occhiolino Noah alla sua amica rossa che si mise a ridere. Anne bevve e Nathan, con mia sorpresa, anche lui. "Non ho mai avuto due fidanzati nello stesso momento." Mairie parlò guardando severa Anne che cercando di non farsi vedere bevve.

Mi guardai attorno stanca di giocare al solito gioco e mi alzai dicendo di dover prendere una boccata d'aria. Uscii dalla casa e mi sedetti sul muretto dove l'aria pulita poteva accarezzarmi e coccolarmi "Ehi aspetta..." alle mie spalle una voce che non avevo mai sentito si fece più vicina, mi girai chiedendomi chi fosse quando incontrai i suoi occhi, i suoi soliti occhi, che solo questa notte avevo cercato, guardato troppo spesso. Mi incuriosivano come gli occhi di nessun altro. "Sei Sophia giusto? Io sono Jack" mi sorrise e io ricambiai annuendo. Restammo qualche secondo in silenzio a goderci la visione del cielo ormai spento e nero "Non ti avevo mai visto prima...con gli altri intendo" dissi, mi fissò un istante e poi rispose "Non mi hai visto in questi giorni perché avevo di meglio da fare." si vedeva visibilmente che non diceva la verità, o almeno in parte. "Sembri così diverso insieme agli altri...voglio dire non sembri uno di loro con ciuffi perfetti e con macchine costose." osservai, lui ridacchiò un po' e poi disse "E come ti sembro allora?" mi rivolse un sorriso curioso e io assorta nei miei pensieri cercai un modo per descriverlo."Sembri qualcuno che non ha molto da perdere e che forse questa sera avrebbe potuto fare di meglio" dissi usando le sue stesse parole. Lo osservai interamente nei suoi semplici vestiti, si, mi sembrava qualcuno che non aveva molto da perdere forse perché aveva già perso tutto."No non questa sera, oggi non avrei fatto molto e poi se non fossi stato qui non avrei potuto conoscerti." Mi sorrise, ma era un sorriso sincero che non alludeva a nulla, ricambiai il sorriso e poi fissai il vuoto non avendo molto altro da dire. L'aria diventata fredda ormai ci scorreva intorno provocando, a me, la pelle d'oca. Jack se ne accorse e mi offrì la sua giacca di pelle pesante e nera come la pece. "Dov'eri in questi giorni se non eri a scuola?" la mia domanda diretta gli fece alzare lo sguardo e poi rispose un po' titubante " Stavo cercando....qualcosa" le sue parole mi confusero e molto probabilmente confusero anche lui che non riusciva a dire il vero motivo per cui non era lì. "Cercare... cosa?" cercai di capire incuriosita "Stavo cercando un posto in cui stare, stavo cercando qualcosa da cercare, ma non sono riuscito a trovarla." rispose senza guardarmi, le emozioni che il suo viso esprimevano erano contrastanti non c'era alcun segno di imbarazzo, anzi, sembrava spensierato, ma la sua voce comunicava insicurezza e riservatezza anche se rispondeva a tutte le mie domande, che erano molte vista la mia curiosità.
"Che posto cercavi?"
"Un posto in cui stare bene, in cui vivere."
"New York non è abbastanza?"
"No, non lo è. Tutti parlano di questa città come se fosse qualcosa di speciale, ma quando ti accorgi che cosa veramente c'è dietro alla parola 'mondo' non puoi fare a meno di cercare qualcos'altro, che non sia New York, ma che sia qualcosa dove la tua anima stia in pace e tranquillità. Questo cerco io, un posto in cui vivere, dove nessuno mi conosca o sappia la mia storia, un posto in cui le persone non sono come qua, dove siano vere e non semplici parole che si sperdono nell'aria per coprire ciò che sono in realtà. Questo cerco io e quello che dovrebbero cercare tutti."
Ero spiazzata dalla sua spiegazione, vera, che in fondo era quello che ormai pensavo. Le sue parole erano stato in grado di confermarmi che tipo di persona era, qualcuno che non si fermava alle apparenze che conosceva a fondo qualcuno che diversamente dagli altri studiava le cose per capirne il senso, mentre altri si soffermavano sul giudicare.
"No credimi, tu non stai cercando niente, stai solo scappando da qui e non stai 'viaggiando'....non sempre lasciare i propri problemi alle spalle significa averli superati, dovresti provare a cambiarli, invece. Provare a dimostrare che non tutto ciò che credi sia così, lo è veramente. Tu non cerchi, non viaggi, tu scappi ed è così perché hai paura, paura di ciò che ti circonda, paura di tutte queste parole che volano nell'aria. Dovresti cercare di capirle e spiegarle a chi non lo fa. E se nessuno ti ascolterà, dirai di averci provato, anche se dubito che non ci sarà nessuno pronto a credere a ciò che dici, io ci sarò." Mi osservò a lungo e quando finì, forse di esaminare ciò che avevo detto, mi sorrise, un sorriso sincero di chi ha appena trovato un amico, qualcuno di cui fidarsi che non lo avrebbe tradito, qualcuno sincero che lo avrebbe seguito in ogni sua decisione senza rimorsi, ma con fiducia. "Tu ci sarai, eh?" ridacchiai anche io per poi annuire convinta "Io ci sarò, te lo prometto." Ci sorridemmo per alcuni istanti guardandoci l'un l'altro. Osservai i suoi occhi e lui i miei, i nostri freddi ed impassibili occhi, osservai il suo sorriso accogliente mentre lui osservava il mio. Delle voci uscirono dalla casa, che mi fecero distogliere lo sguardo e riconobbi subito gli schiamazzi delle mie amiche che un po' ubriache avanzavano verso di me percorrendo il cortile. "Promesso" mi urlò Jack prima di venire trascinata via per un braccio da Mairie che mi urlava di salire in macchina.

Quella sera dopo essere tornata a casa mi feci una doccia ripensando alla conversazione avuta e sorridendo al pensiero di quella promessa che non avrei mai infranto.

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