capitolo 5

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Le mie idee si stavano esaurendo e con essa anche la pazienza della mia professoressa di arte, che vedendomi bloccata, osservava attentamente ogni mio movimento. Il fatto era che riuscivo a pensare solo alla pioggia che bagnava il mondo, che cadeva lentamente. Facendo del mondo la sua tela e colorandola di nuovi emozioni o sporcandola con tristi pensieri. Istintivamente la mia mano si mosse e piccole gocce di pittura rossa bagnarono la mia tela bianca, provocando così solo il ricordo delle gocce che scendevano lente sui vetri della scuola. Presi il colore azzurro del cielo e incominciai a tracciare linee immaginarie come per simboleggiare il cielo triste e imbronciato che stava esplodendo in un pianto silenzioso e straziante per le persone che lo assistevano. Gli alberi nel cortile della scuola subivano senza lamentarsi tutte le spiegazioni del cielo, una alla volta, goccia per goccia, parola per parola. Rimanendo ferme e come immuni al lamento del cielo. La campanella che improvvisamente suonò mi fece sobbalzare. E delusa riguardai il mio disegno facendo una smorfia di disapprovazione.
"Ragazzi alla prossima lezione portate il libro di storia dell'arte!" urlò la professoressa che mi aveva ormai inquadrato come una 'alunna senza speranze'. Arte mi piaceva il problema era che non riuscivo a inventare qualcosa di rappresentativo in pochi secondi avevo bisogno di pensare e di qualcosa che mi ispirasse.
Uscii da scuola riparandomi con il cappuccio verso la macchina di Sarah che si era offerta di accompagnarmi.
"Dio, quanto odio la pioggia!" Disse con aria spazientita, in effetti erano i primi giorni di settembre e nessuno si sarebbe mai aspettato di vedere piovere per interi giorni.
"Già." risposi ancora nei miei pensieri. Mise in moto la macchina e partì.
"Venerdì alla festa ho visto che sei stata molto con Nathan..." sghignazzò eccitata all'idea di io e Nathan, ma io ero troppo concentrata sul paesaggio fuori.
"mh..mh.." mi limitai a mugugnare qualcosa senza dare a troppa importanza a ciò che diceva.
"Sophie stai ascoltando ciò che ti sto dicendo?" domandò spazientita.
"Cosa? Eh, no, cioè, si, no. In realtà non sto capendo niente." ridacchiai.
"Non ti starai mica innamorando di Nathan, vero?" domandò curiosa con un sorriso malizioso sulla faccia. "No, assolutamente no. Voglio dire è mio amico, ma no" la guardai stralunata, Nathan era un bel ragazzo, ma non provavo niente per lui se non semplice amicizia, non era il mio tipo. "E come si chiama l'altro ragazzo J...Josh..no..." cercò di ricordare. "Jack, si chiama Jack" risposi di malumore. Oggi era mancato, peccato, dovevo restituirgli la sua giacca. Sinceramente speravo di sedere al tavolo con lui per parlare, ma invece c'era solo un pensiero sfocato creato dalla mia mente che passo per passo ripercorreva tutti i suoi passi o le sue mosse. "Non mi è sembrato un tipo interessante, anzi, abbastanza noioso. Non credi?" Rispose riluttante. "Si puo darsi, ma non ci ho parlato molto." Non le raccontai della chiacchierata, non era molto importante visto il fatto che lei nemmeno lo conosceva. "A te come va, invece?" Le chiesi per cambiare argomento. "Mi sto scrivendo con questo ragazzo Ethan, te ne avevo già parlato. Ed bellissimo ho scoperto che gli piace il basket esattamente come a me. È impossibile, vero?" La interruppi subito ridendo " A te non piace il basket, non ne sai niente." Risi " ma lui questo non lo sa." Ribattè convinta di sè ridendo.

Aprii la porta di casa mia sbuffando perché le chiavi non entravano. Entraii e non salutai nemmeno Lucas seduto al tavolo, che intento a mangiare e guardare il telefono non sapeva nemmeno centrarsi la bocca, lo guardai con aria annoiata e andai in camera mia. Il mio regno, ciò che racchiudeva queste quattro mura erano solo oggetti eppure per ognuno di loro nella mia mente c'era un ricordo. Decisi che nel pomeriggio sarei andata a comprare nuovi libri, giusto per rimpiazzare il vuoto nelle mie giornate. Mangiai un po' di riso e mi preparai per uscire, fortunatamente la libreria era a pochi passi da casa e dovetti bagnarmi solo la punta delle scarpe. Entrai e un'aria calda mi avvolse tra le sue braccia. Mi precipitai tra gli scaffali dei romanzi per poi passare ai noir e finire ai grandi classici. Presi in mano un libro e lessi le prime pagine. Mi feci trasportare troppo dalle parole che lentamente indietreggiai per poi, troppo tardi, accorgermi che ero su una rampa in pendenza per terra. Caldi all'indietro addosso a un ragazzo che fece un urletto smorzato dal mio peso e poi cadde per terra di petto e io sopra di lui. Mi alzai di fretta e imbarazzata raccolsi il mio libro e mi scusai una decina di volte a raffica. "Scusami, io sono caduta e scusa ti sono venuta addosso. Scusa ancora..." iniziai a raffica, ma il ragazzo, ancora seduto a terra, mi bloccò "Quante altre volte hai intenzione di scusarti?" disse ridendo alzò la testa e..."Jack?" "Sophie?" pronunciammo all'unisono. "Sei tu? Wow, pensavi fossi sparito. Sai non sei venuto a scuola." Dissi agitata e imbarazzata. "Si lo so, scusa, solo non mi sentivo bene." Rispose giustificandosi. Non mi ero preparata ad un incontro con lui oggi, anzi, pensavo non ci saremmo mai più visti e il ricordo della festa mi sembrava solo un imbarazzante ricordo di cui pentirsi. Probabilmente ci avrà riso sopra senza problemi, pensando a quanto stupida potevo sembrare. "Che libro cerchi?" Chiese dopo un lungo silenzio.
"Un libro per la scuola, devo leggerlo per questo mese." Risposi poco convinta osservando i libri che teneva in mano. "E tu? Devi andare in campeggio, che libri hai preso? E soprattutto a cosa ti servono tutti questi libri?" Mi guardò con sguardo curioso e compiaciuto e mi rispose alzando le spalle. "Sai questa sera c'è una festa, più che festa è una specie di concerto, ma con poche persone...suona un mio amico. Ci verresti?"
"Un tuo amico eh? Che tipo di musica suona?" chiesi sempre continuando a guardare i titoli dei libri, e leggendo la trama di quelli che mi ispiravano di più
"Ha un gruppo punk." mi fermai ad assorvarlo "Non sembri uno che ascolta punk...ma okay a che ora?"
"Dieci." Feci un urletto perché finalmente ero riuscita a trovare un libro che mi interessava e con una pacca sulla spalla salutai il piccolo rocchettaro di fronte a me.



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