Dopo aver appreso la fatidica notizia, Blaise aveva espresso tutto la sua sorpresa e apprensione per Draco che, al contrario, si era ammutolito e si era fumato l'ennesima sigaretta. Come avrebbero potuto fare? Sarebbe stato in grado di portare a termine l'impresa? Neanche Blaise ne era certo, eppure conosceva Draco da molto tempo. Cercò però in tutti i modi di non far notare all'amico l' insicurezza che, come da destino, era già ben chiara nella mente di Draco.
Arrivarono alla Sala Comune Serpeverde quando ormai il cielo era diventato scuro e solo la luna era in grado di illuminare i visi delle due serpi nel tragitto. Percorsero le scale di marmo candido in religioso silenzio, la stanchezza era alla fine giunta. Al Manor si erano preoccupati di fare "baccano" tutta la notte, con l'inevitabile conseguenza di essere stanchi morti al mattino. In più la giornata era stata ricca di notizie sconvolgenti, soprattutto per il biondo che più di ogni altra cosa in quel momento desiderava riposare nel talamo della sua stanza.
Ad accoglierli nel grande Salone trovarono Pansy che, tutta trafelata, corse dal biondo per infastidirlo con le sue moine da gatta morta. Incominciò coll'afferrare il braccio destro di Draco tra le mani sottili e curate, fatto che suscitò nel giovane l'inizio di una furia intensa.
"Che voleva tua zia?" domandò sbattendo le lunghe ciglia scure nel tentativo di suscitare nel giovane qualcosa. Lo sguardo di Draco però era gelido. Pansy non gettò la spugna e affiancò il giovane prendendogli la mano e appoggiandosi sull'ampia spalla con la testa mora.
Blaise guardò la scenetta sconsolato: La solita Pansy, pensò per poi dirigersi verso la sua camera da letto. Non era di certo dell'umore per stare a vedere l'amico sbaciucchiato e coccolato da quella serpe tentatrice. Non pensò nemmeno ad un modo per toglierlo da quella scomoda situazione, giudicando Draco in grado di farlo da solo. Aveva notato la stanchezza dell'amico ed era certo che avrebbe rimesso la giovane al suo posto nel giro di pochi minuti.
"Allora? Non ti va di rispondermi?" aggiunse la ragazza accarezzandone il braccio marmoreo che cadeva a piombo e in stato di immobilità sul fianco del ragazzo. "Possiamo parlarne in un posto più appartato se ti va, dove nessuno possa sentirci..." Pansy allungò la mano sul viso di Draco facendolo girare verso di sé. Fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Draco si risvegliò dall'apparente stato di trance in cui si trovava. Fissò le gelide iridi in quelle delle giovane, scostò con violenza la mano di Pansy dal suo volto e, lanciandole uno sguardo tagliente, girò i tacchi con i pugni sbarrati lasciandola sbigottita. Voleva semplicemente stare tranquillo nel suo letto e dormire, forse così avrebbe smesso di pensare alla situazione Grenger.
Forse la situazione di Draco potrebbe sembrarvi in qualche modo esagerata. Sta di fatto che il biondo non voleva assolutamente essere toccato, non perché la donna che gli aveva rivolto quelle attenzioni fosse Pansy, ma bensì perché la sua irritazione stava sorvolando a limiti incomprensibili. Forse, con una sana dormita potrei staccare da quest'assurda situazione, pensò percorrendo il corridoio di pietra.
Aperta la porta della meravigliosa stanza dalle pareti verdi, non esitò un singolo secondo a lanciarsi sul letto per cadere in un sonno dove Hermione Grenger, inutile dirlo, aveva il ruolo di protagonista. Avrebbe voluto fregarsene di quella stupida mezzosangue ma, neanche a dirlo, in Draco esisteva ancora qualche briciolo di bontà in grado di fargli constatare che non avrebbe voluto la tortura di nessuno, neanche quella del suo più grande nemico.
***
Hermione Grenger giaceva ancora sul tavolo di legno coperto da pagliericcio che ormai da giorni si occupava di fungerle da letto e da giaciglio. Stremata, sporca e sudata per le maledizioni ricevute si tirò la coperta di lana ormai sudicia di sangue rinsecchito vicino al mento. Con le lacrime agli occhi strinse il tessuto logoro tra le mani. Che cosa ne sarebbe stato di lei? Sarebbe riuscita a uscire da quel luogo spaventoso? Harry e Ron erano al sicuro? Che ne era stato degli altri?
Era ormai sera inoltrata e Bellatrix non si era presentata per la sua routine di maledizioni perciò Hermione avrebbe potuto riposare con discreta tranquillità. Inutile dire che approfittò di quel momento di calma per cadere in un sonno profondo destinato a contenere incubi feroci.
Correva, correva a perdifiato circondata dal nulla più totale. Stava inseguendo qualcosa con estrema disperazione. Cosa cercasse non le era chiaro ma sapeva con certezza che si trattava di qualcosa di estremamente importante. Ogni volta che si faceva più vicino a quell'oggetto, esso pareva allontanarsi sempre più. Dopo poco esso si colorò di una luce verde, sinistra, che con un tremolio circondava quella che riconobbe essere una sfera.
Cosa contenesse quella sfera non lo sapeva ma in lei la curiosità era tale da spingerla ancora più forza, con più desiderio e disperazione. Improvvisamente l'oggetto si fermò. Galleggiando nell'aria densa di quel buio soffocante, ruotava in senso antiorario. Hermione, dapprima timorosa, arrestò la sua corsa incerta. La sfera avrebbe smesso di avanzare quantunque avesse deciso di avvicinarvisi?
Decise di fare un tentativo. Con lentezza si mosse verso la sfera fluttuante. In risposta quella non si mosse. Un altro tentativo. Niente. Quella sfera aveva deciso di mostrarsi a lei.
Sempre con profonda esitazione, Hermione decise di proseguire. Quando le fu vicino abbastanza potè vedere cosa la sfera raffigurasse. Come intrappolati dentro di essa, vi era l'immagine di lei e i suoi genitori. La neve ricopriva le strade, i genitori la stavano salutando con la mano, un grande sorriso alleggeriva le loro labbra. Hermione era salita su una macchina nera, sedendosi nel sedile posteriore accanto ad una bambina dalla pelle olivastra e i capelli scuri.
Ora ricordava! Era la prima volta che Hermione era andata a sciare con la famiglia della sua amica d'infanzia Janice. Quella sfera stava quindi trattenendo un suo ricordo. L'afferrò con riluttanza; appena le sue dita affusolate toccarono la superficie della sfera di vetro, ci fu un boato. Altre mille sfere presero a fluttuare intorno a lei in un esplosione dalle tonalità di verde tutte diverse tra loro.
Hermione le guardò: ognuna conteneva un ricordo del suo passato. La prima volta sul treno di Hogwarts, la prima volta ad Hogsmeade, quando aveva perso i molari, il suo tredicesimo compleanno...
La ragazza cercò in tutti i modi di afferrare quei ricordi. Quelli però non si lasciavano prendere. Glieli stavano portando via? Alla giovane grifondoro sembrò di impazzire. Si prese la testa fra le manie cacciò un urlo atroce.
La porta si aprì con un tonfo sordo, Hermione aprì gli occhi di soprassalto. La fronte era madida di sudore, i capelli scompigliati e non riusciva a respirare correttamente. Quello che vide le fece scappare un gemito di dolore prima del tempo.
Spazio Autrice:
Inutile dire che il capitolo è veramente penoso.
Capitolo di transito che spero però vi abbia fatto incuriosire ancora di più. Cosa succederà mai?
Volevo ringraziarvi dei tantissimi voti che sto ricevendo, sono davvero onorata che questa storia piaccia a qualcuno. I vostri commenti mi fanno molto sorridere ed è questo quello che mi piace ricevere dai lettori. Un po' di risate e di divertimento in questa vita noiosa. Grazie di tutto.
Bacioni, Maria.
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Prisoner |Dramione #Wattys2016
FanfictionUn amore platonico, nato in brutte circostanze, li salverà entrambi. Tratto dalla storia: "Non ce la faccio Hermione, non riesco a vederti così." la voce di Draco s'incrinò e gli occhi diventarono lucidi. Stava cercando di parlarle il più piano poss...