Cupiditas

Capitolo 4

                   

-Andrà tutto bene, piccolo. Questa volta dovrai solo farti qualche amicizia vera, tutto qui.- Paride si voltò imbarazzato dall'altra parte. –Mamma, smettila! Ormai non sono più un ragazzino. Ho diciotto anni, posso benissimo cavarmela da solo.- Ecuba guardò preoccupata il figlio.

Aveva abbandonato il collegio perché era stato preso di mira da un gruppo di ragazzi senza scrupoli: inizialmente erano stati suoi amici, approfittando delle sue ricchezze, e, dopo averlo portato sulla cattiva strada in un circolo di alcol e fumo, quando capirono che la situazione stava degenerando, lo abbandonarono. Si era infatti sparsa la voce che Paride spacciasse "roba forte" nella sua stanza. In realtà nulla di tutto ciò era vero: erano i presunti amici a spacciare nella camera adiacente alla sua. Paride finanziava questo circolo, convinto di dare il denaro per comprare solo alcol, ma presto si rese conto che c'era qualcosa di storto.

Un giorno una ragazza lo aveva fermato con fare sospetto e, sicura di non essere vista, gli chiese della roba .-Scusa, non capisco. Puoi ripetere?-  -Oh, andiamo amico! Roba, caramelle di Circe, pasticche.. non ti dicono nulla?- Paride rimase sconvolto – Mi stai chiedendo della d-droga?- 

- Shh! Ma che sei scemo? Abbassa la voce! Comunque sì, quella. – –Perché la chiedi a me? Io non ho niente. –  La ragazza scoppiò a ridere. –Amico, se non me la volevi vendere sin dall'inizio potevi dirlo subito.- 

Quell'incontro fu la goccia che fece traboccare il vaso. Quella stessa sera Paride si recò dagli altri ragazzi e li intimò a smetterla. Quelli però non sembravano ascoltare, il commercio andava a gonfie vele e nulla avrebbe potuto ostacolarli: cambiare il nome alla compagnia non avrebbe procurato il minimo disturbo, a loro dire. Paride lasciò indignato la stanza e l'indomani si sbarazzò in fretta e furia di tutte le bottiglie che avrebbe dovuto fornire ai clienti. Per un paio di giorni evitò lui stesso il gruppo degli spacciatori : non voleva avere più alcun tipo di rapporti con loro. Cominciò a studiare seriamente e a concentrarsi sullo sport, attività che aveva precedentemente tralasciato. Se lo sport riuscì a procurargli qualche successo così non fu per il suo andamento scolastico: le sue lacune erano troppo profonde per essere colmate durante gli ultimi mesi. Inoltre la vendetta del gruppo non tardò ad arrivare: senza i finanziamenti e la copertura del nome di Paride le merci di qualità impiegavano tanto tempo ad essere recapitate e presto i clienti si stufarono delle lunghe attese. L'attività da florida si tramutò in fallita. Due settimane prima della fine della scuola Paride fu coinvolto in una rissa. Il gruppo infatti, in piena notte, lo attaccò nella sua camera. Il ragazzo però riuscì a difendersi brillantemente scaricando su di essi tutta la frustrazione e la rabbia accumulata in quel periodo di tempo: i colpi furono talmente forti da provocare fratture di ogni tipo. L'accaduto ovviamente venne allo scoperto la stessa sera: troppe acute furono le urla di dolore.

Così Paride venne automaticamente espulso dal collegio. I suoi però riuscirono, grazie al loro prestigio e con l'aiuto di avvocati, a far valere l'anno scolastico del figlio, promosso però con il voto minimo.

Paride si sedette alla scrivania. –Farti solo qualche amicizia vera, tutto qui. Come se fosse facile...-  pensò. Stava per mettersi a studiare quando il telefono gli vibrò: era una chiamata da parte di Ettore. –Pronto?-  -Ti aspetto giù.- Paride guardò l'ora. –Non è presto?- -Senti, già abbiamo lasciato prima la festa solo per venirti a prendere, poi io odio fare spese in giro per i negozi quindi o ti sbrighi o ce ne andiamo senza di te.- -Perché parli al plurale?- Ettore sospirò –Viene anche Andromaca con noi, io non ci capisco nulla di vestiti. Corri.- Paride si sentì chiudere il telefono in faccia. A volte aveva la sensazione di creare solo problemi.