Capitolo 3

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Cassandra si presentò fuori l'ufficio della segreteria con fare nervoso.Non aveva voglia di essere la tutor del nuovo arrivato.Essendo il novellino il fratello di Ettore ci si aspettava che quest'ultimo lo affiancasse per i primi tempi;purtroppo al preside era sembrato opportuno affidarlo a qualcun altro,per "incrementare le amicizie del ragazzo".Precedentemente,per ottenere qualche credito,Cassandra aveva deciso di rendersi disponibile per "attività utili alla scuola".Pensò che le presunte attività si limitassero a riordinare la piccola biblioteca,pulire le aule dopo le feste di istituto,occuparsi dei vari laboratori e organizzare eventi:essere il tutor di qualcuno non rientrava nei suoi piani.Odiava il contatto con la gente.Però si sentiva quasi in dovere di far il possibile per proteggere le persone che la circondavano.Quest'ultime non sembravano né vedere né comprendere i suoi sforzi e questo le procurava un senso di impotenza,sensazioni sgradevoli in generale.Molto spesso faceva strani sogni che in qualche modo erano collegati ad eventi che accadevano nella realtà.Non ci aveva fatto molto caso all'inizio,ma col tempo la cosa si era fatta più evidente.Proprio qualche giorno fa aveva sognato delle fiamme levarsi in cielo e senza un motivo apparente,era allarmata dall'arrivo del ragazzo.L'ansia le contrasse le viscere dello stomaco provocandole forti crampi.

Dopo cinque minuti circa si presentò il nuovo arrivato.Cassandra lo guardò attentamente in viso -Sì,c'è una certa somiglianza tra lui e Ettore:hanno lo stesso naso e bocca,per non parlare dei capelli.- pensò.Ettore portava i capelli raccolti in un codino mentre suo fratello lasciava cadere libere le ciocche sulla fronte.Si guardava intorno spaesato,la stava cercando.Cassandra fece un respiro profondo per cacciare il malessere e si avvicinò a lui facendogli un cenno.-Ciao.Tu sei quello nuovo,giusto?- Paride annuì. -Beh,che fai?Non mi dici come ti chiami?-

-P-Paride...-

-Cosa?Santo cielo,alza la voce!Non sento nulla!-

Il ragazzo sollevò il viso le spalle:adesso sembrava ancora più alto,tanto da superare Cassandra di cinque centimetri.

-Paride.-

-Piacere,Cassandra.Bene,seguimi.- Per prima cosa gli fece compilare i moduli rimanenti e gli consegnò il foglio con il suo orario. Poi gli fece fare un giro tra i corridoi della scuola per indicargli i vari laboratori. -Ovviamente si entra alle otto e si esce alle tredici.Il sabato non si va a scuola perciò qualche pomeriggio ti dovrai fermare qui per le lezioni.Come puoi vedere ci sono tanti laboratori extra-curricolari anche se molto spesso alcune attività vengono svolte dalla classe come moduli.Teatro ad esempio.Ti piace il teatro?- Paride aggrottò le sopracciglia -Direi di sì,cioè,...è bello.- Cassandra lo guardò di sottecchi -Io lo odio.- disse seccamente. -Cosa ti piace fare,allora?-azzardò -Senti "coso",tutta questa confidenza? Io sono la tua tutor,non la tua prima amichetta qui a scuola.Chiaro?-

-Non voglio che tu sei mia amica.Ho solo chiesto,tutto qua.- Cassandra lo fissò inorridita. -Che c'è adesso?!- La ragazza sospirò -Che tu sia.Si dice che tu sia."Non voglio che tu SIA."... Lasciamo perdere.-  Paride arrossì :la grammatica non era mai stata il suo forte.Salirono al secondo piano dove si trovavano le terze e il laboratori di arte e informatica.Paride parve non ascoltare la spiegazione di Cassandra sull'auto-gestione perché la sua attenzione era rivolta su qualcos'altro.Anzi,su qualcun altro:il ragazzo stava fissando il gruppo di Achille. -Chi sono quelli?- domandò per l'appunto. Cassandra si appoggiò allo stipite della porta e incrociò le braccia -Quello biondo e muscoloso è Achille.Sì,quello con la catena appesa alla tasca dei jeans.Carino,eh?Attento,è molto irascibile.Ricorda:quando ti passa vicino,scansati,fallo passare.-  -Perchè?-  -Potrebbe sfondarti il cranio con un pugno.Non ridere,è vero.Più di una volta è stato provocato e non è finita bene per coloro che hanno disobbedito alla Regola.- Paride indietreggiò istintivamente di qualche passo. -E gli altri?- Cassandra portò una fiammeggiante ciocca ribelle dietro l'orecchio -La montagna a sinistra è Aiace.È cugino di Achille e la forza è una cosa di famiglia quindi sta' lontano anche da lui.Si dice che porti i capelli rasati a zero sin da quando vinse per la prima volta nella lotta libera,per lui la rasatura è un portafortuna. Nestore è quello a destra,con i dread e i dilatatori giganteschi.Non preoccuparti del forte odore di erba che emana... Ci siamo capiti?- Cassandra fece l'occhiolino. -La compri da lui la roba?- azzardò Paride.La ragazza si finse offesa -Solo perché mi vesto di nero e ascolto metal non significa che fumi erba!- Paride distolse lo sguardo da Nestore e si girò dall'altra parte -Sembra più grande.- Cassandra annuì -Infatti lo è.Ha iniziato ad andare a scuola a sette anni ed è stato bocciato in seconda.Anche se a prima vista non sembra,è molto intelligente e saggio.-

-E quelli chi sono?- La ragazza guardò con disprezzo le due figure che le passarono davanti. -Brutte persone.-  -Peggio di Achille,Nestore e Aiace?- domandò Paride. -Loro in fondo sono umani.Quei due sono soltanto viscidi e ricchi.Tanto ricchi.-

Era finalmente arrivato a casa.Dopo otto ore di lezione e due di allenamento non sentiva più le braccia.Posò a terra il borsone e si massaggiò i gonfi muscoli del braccio.Un intenso tanfo   proveniente dall'ascella sinistra gli ricordò di dover fare una doccia.Si sfilò così le scarpe sporche di terra e raggiunse il bagno.Il ragazzo si trascinò a malapena in bagno disseminando qua e là vestiti sporchi,ad ogni passo i muscoli tesi gli procuravano un dolore acuto.Finalmente raggiunse la doccia e lasciò scivolare l'acqua calda sulle spalle.In quel momento si sentì libero,più leggero.Erano passati ancora quattro giorni dall'inizio della scuola e già era stanco di svegliarsi presto la mattina,impiegare tre quarti d'ora per arrivare a scuola per poi rincasare quando il sole era già tramontato.Il nonno per fortuna aveva ancora molte energie e se la cavava benissimo in laboratorio anche da solo.Ogni tanto lo aiutava a tagliare la legna e ad abbattere gli alberi,ossia la parte più faticosa.Il ragazzo si guardò le braccia e le mani:erano coperte di graffi e si accorse di avere qualche scheggia conficcata nella pelle.Passò il sapone su tutto il corpo e una densa nuvola di vapore profumata finì per avvolgerlo.Improvvisamente lo colpì un getto d'acqua gelida:l'acqua calda era finita.Lì nel bosco i comfort dei quali i suoi compagni godevano erano ridotti al minimo e tra questi erano compresi l'acqua calda e la luce.Capitava molto spesso di dover mangiare al lume di candela e di dover cuocere gli alimenti sul braciere. Il nonno lo aveva abituato a vivere in questo modo così spartano sin dall'infanzia.Da quel che sapeva,l'uomo non aveva sempre vissuto isolato dal resto degli abitanti.Prima era a capo di uno degli enti più ricchi sull'isola ma a causa di una serie di inganni ed eventi disdicevoli era caduto in disgrazia.L'anziano tendeva a non parlarne mai,soprattutto con il nipote:voleva cancellare questa dolorosa nota della sua vita.Il ragazzo,sebbene non avesse capito molto bene le dinamiche degli avvenimenti,era deciso a voler rendere giustizia al nonno.Da un po' di tempo aveva contattato i figli o nipoti dei colleghi di suo nonno e insieme stavano cercando di portare alla luce gli avvenimenti.Non erano emerse molte informazioni ma quelle presenti erano molto interessanti:qualcuno aveva usurpato il posto di suo nonno.





Uscì dalla doccia e afferrò l'accappatoio.-Devo consultarmi con un legale e convincere il nonno a dirmi qualcosa di più su questa faccenda.Di questo passo non otterrò miglioramenti,se non tra vent'anni.Adesso è per di più iniziata la scuola e il tempo per recarmi all'archivio cittadino è altamente diminuito.- Si guardò allo specchio appannato dal vapore:per la prima volta si sentiva più vicino all'essere un adulto che non un ragazzo.Forse per le spalle larghe o forse ancora per le decisioni che stava prendendo.Si accarezzò la mascella e gli ispidi peli della barba premettero sul palmo.Si avvicinò ulteriormente allo specchio e si toccò i lunghi capelli biondi:quelle ciocche dovevano sparire. -Diomede!- il ragazzo si precipitò fuori dal bagno -Dammi cinque minuti e arrivo!- Poco dopo si presentò in cucina con i capelli ancora grondanti d'acqua. Con sorpresa trovò  il suo migliore amico seduto in poltrona intento a leggere un libro. -Non sapevo venissi a cena sta sera.- Il ragazzo alzò il naso dal libro -Non lo sapevo neanch'io infatti.Per cena c'erano hamburger e io li odio. Dopo inoltre passa uno stupido amico di mio padre con il figlio altrettanto stupido.- passarono dei secondi in silenzio -E io odio gli stupidi.- Il nonno rispose portando la pentola a tavola,già apparecchiata -Credo che tu odi troppe cose,mio caro.Devi cercare di essere più tollerante.- Il ragazzo si alzò e si sedette vicino a Diomede. -Il fatto è che non sopporto la maggior parte dei miei coetanei:si picchiano in continuazione e non sembrano riflettere molto prima di parlare.Secondo alcuni studi,tendiamo a perdere la capacità di esprimerci bene con il passare delle generazioni,il che è...- Diomede lo interruppe porgendogli il piatto -Odisseo,tappati la bocca e mangia,prima che si raffreddi.- Il ragazzo  spinse la montatura sù per il setto nasale con l'indice -Lo sai che quello che hai appena detto è scorretto? Come posso tappare la bocca se devo mangiare?- Diomede lo fulminò con lo sguardo -Va bene,la finisco.Certe volte ho paura di essere logorroico.- Il nonno sofocò una risata.

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