Capitolo 9

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Erano le cinque di pomeriggio e sull'isola soffiava una leggera brezza che faceva tremare le poche foglie ancora rimaste appese ai rami. Le radure erano celate da una spessa coperta dai toni caldi, i succosi grappoli d'uva piegavano con il loro peso le viti che li reggevano e gli uccelli cominciavano a partire per le terre più calde. Cassandra amava passeggiare per la foresta. I suoi sentieri erano spesso affiancati da un ricco sottobosco: muschi dal verde brillante, funghi dai colori e dalle forme più particolari, ciuffi di biancospino, di agrifoglio, di corbezzolo, piccoli frutti quali ribes, mirtilli, fragole di bosco e lamponi, i suoi frutti preferiti. Quando si era fortunati si poteva addirittura trovare delle rose canine e degli asparagi selvatici, ma per poterli raccogliere bisognava avventurarsi nella parte alta del bosco, più ripida e impervia.

Quando decideva di "andare ad esplorare" (così giustificava le sue interminabili passeggiate a suo padre Priamo) si muniva di un libro, una borraccia, un contenitore in vimini dove custodire frutti e piante raccolti. Con zaino in spalla e i capelli fiammanti rigorosamente raccolti in una treccia, Cassandra si destreggiava tra i vari sentieri battuti per poi tagliare in alcuni tratti addentrandosi nell'erba alta. Le capitava spesso di imbattersi in ghiri, volpi, martore e merli, anche se gli unici animali che costituivano un serio problema erano i cinghiali e le vipere. In quei frangenti si sentiva libera, non giudicata. Sin da quando era bambina si era abituata a cavarsela da sola, ad imparare a credere in se stessa nonostante tutto.Superò con un balzo una roccia coperta da un folto strato di muschio. Poi girò a destra e risalì un modesto ruscello dalle acque limpide fino alla foce. Lo scintillio e il dolce suono dell'acqua fresca l'attirarono fino a riva e la spinsero a togliersi le scarpe ed immergere i piedi. Le rocce erano scivolose e ogni tanto spuntavano colonne di formiche tra i ricci delle castagne. Cassandra ebbe un brivido di freddo ma dopo qualche secondo cominciò ad abituarsi. Chiuse gli occhi, cercando di allontanare ogni pensiero negativo. Ma fu tutto invano. Nella sua mente si era incuneata l'espressione del volto di sua madre, Ecuba, quando da piccola aveva voluto far allontanare Paride. Non si consideravano fratelli. Lei l'aveva odiato appena nato. La stessa notte in cui lui nacque lei ebbe un incubo: un cumulo di serpenti che si avviluppava su una fascina di legna e la città e il monte Ida infuocati per via di una fiaccola [1]  . Cassandra scoppiò a piangere. Sapeva che non si trattava di un sogno,ma era troppo piccola per essere consapevole di quel che i sacerdoti chiamano "dono" ma che lei chiama "maledizione". Ecuba, spaventata, con la fronte ancora madida di sudore, gli occhi cerchiati per la stanchezza, le labbra secche, le urlò di sparire. Quel volto pallido, illuminato dal lume di candele, sprezzante, a tratti consapevole, deluso, si incise nella sua mente. Ricordo indelebile.

Da quel momento Cassandra cominciò a vivere nell'ala est della loro grande dimora. Lontana dalla madre, dalle sorelle, dai fratelli, fu cresciuta da una bambinaia. Solo all'età di 12 anni, quando finse di non avere più visioni, potte iniziare ad uscire di casa, vedere qualche parente e frequentare la scuola. Tutto ciò che aveva appreso sul ruolo della donna fu frutto dell'insegnamento della sua nutrice, Abia[2].Il pomeriggio, dopo un pasto frugale a base di latte di capra, pane e fichi, si recavano generalmente nel piccolo cortile orientale e, all'ombra del pergolato ricoperto da piante arrampicanti, circondate da insetti di ogni tipo, l'anziana donna la faceva accomodare presso un piccolo telaio. In quei pomeriggi placidi non le insegnò soltanto a tessere, ma anche ad essere donna. Abia ,seduta a terra, con le bambe incrociate, si accingeva a recitare un passo di una satira del poeta Semonide di Amorgo[3]. Cassandra poteva ancora sentire la voce della donna:

"Un'altra la fece dall'ape; quando la trova uno è fortunato;

a lei sola non si accompagna biasimo,

fiorisce grazie a lei, e prospera la casa,

invecchia amata con l'amato marito,

la prole è bella e ammirata.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 06, 2018 ⏰

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