Deus ex machina

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L'uomo si diresse con un cipiglio minaccioso proprio verso di lui e John, nonostante tutto, si impose di non arretrare o mostrarsi impaurito.
-Mi sembrava di averti detto...!-esordì l'individuo, ringhiando: ma poi, una volta che lo ebbe guardato bene in faccia, esitò, aggrottò la fronte ed ammutolì. Quando riaprì bocca, gli si rivolse con un tono meno ringhiante, ma sempre molto poco amichevole.-... Ma tu non sei Stamford! Però porti quello stesso cappello idiota...
Mentre i suoi uomini scoppiavano a ridere, il biondo d'impulso se lo tolse con una smorfia: cominciava a innervosirsi. Perché non lo lasciavano mai in pace, in un'epoca o nell'altra??
-Non ti ho mai visto da queste parti, prima d'ora. Qual è il tuo nome, damerino?- fece nuovamente l'uomo, squadrandolo con sospetto.
Il medico capì che l'aveva apostrofato così per via di quel ridicolo abbigliamento, che non gli stava procurando altro che problemi da quando aveva varcato la soglia del pub.

-... Eastwood. Clint Eastwood-borbottò, di malavoglia, iniziando a pentirsi anche della scelta di quel nome: eppure, gli era sembrata una così buona idea, all'inizio...
Come volevasi dimostrare, l'uomo in nero e i suoi tirapiedi scoppiarono a ridere.
-Ma che razza di nome stupido è??-replicò, ghignando.
-Avete visto quei vestiti?? -aggiunse uno dei suoi amici, con un sogghigno identico.
-Perchè, gli stivali??-rincarò la dose un altro, sprezzante.-Ridicoli!
Mentre John-stufo di esser preso in giro a quel modo-cercava un qualunque pretesto per tagliare la corda, il barista aveva portato dei bicchieri per i nuovi arrivati, e stava per versare al capo la medesima bevanda che gli aveva offerto poco prima: ma lui, all'improvviso, gli afferrò il polso di scatto, bloccandolo a metà del gesto.
-Barista-gli sibilò, minaccioso.-Sto cercando quell'imbroglione di Holmes. L'hai visto?
Questi si limitò a scuotere la testa in segno di diniego, tremando visibilmente.
-N-no signor Moriarty, non l'ho visto...-balbettò.
-Sarà meglio che tu non stia mentendo... sai cosa faccio, a chi mi mente...-sibilò nuovamente l'uomo, fissandolo con uno sguardo terrificante, gli occhi scuri ridotti a due fessure, la mano ancora saldamente stretta intorno al suo polso.
Questi impallidì, annuendo appena.
John, che aveva assistito perplesso a quello scambio di battute- ma che era trasalito al nome "Holmes"-finalmente realizzò chi si trovava di fronte, e rimase allibito, fissando l'uomo in nero.
-Moriarty... tu... tu sei... "Nanetto"?-mormorò: in effetti, era basso quanto quello che lui conosceva nella sua epoca, forse un po' di più.
Fu in quel preciso momento, che l'atmosfera fino ad allora rilassata nel locale mutò drasticamente: scese un silenzio quasi irreale e, dopo pochi istanti, vide con sconcerto alcuni avventori spostarsi dal bancone, altri addirittura uscirono, e il barista stesso-finalmente libero dalla presa ferra di Moriarty- afferrò velocemente i bicchieri, per poi acquattarsi rapido dietro al tramezzo di liquori.
Moriarty, dal canto suo, fissava John livido, le mani strette a pugno lungo i fianchi, con aria ancora più letale di prima.
-Come hai osato chiamarmi?? Io odio, quel soprannome. Lo odio, chiaro??-ringhiò.
John si dette mentalmente dello stupido almeno dieci volte; pian piano, indietreggiò e alzò le mani per far capire che non era armato, e che non era in cerca di guai: anche se non credeva che a James interessasse molto la cosa.
-Senta... cerchiamo di calmarci...-provò a rabbonirlo.
-Nessuno mi chiama "Nanetto"!!!-
sbraitò l'altro per tutta risposta,
estraendo fulmineo una pistola dalla tasca della giacca, e sparandogli un colpo, mirando ad appena due centimetri dal suo piede: il medico, trattenendo a stento un grido, si scansò all'istante, facendo istintivamente un saltello.
-Soprattutto un damerino della tua risma!!-urlò James ancora, e sparò un altro colpo, sempre a due centimetri di distanza, ma all'altro piede: John si vedeva così costretto a fare una specie di stupido balletto per evitare le pallottole; mentre gli scagnozzi di Moriarty se la ridevano, i clienti ancora nel pub cercavano di allontanarsi con nonchalance.

Disperato, si guardò intorno, cercando un modo qualsiasi per uscire da quella situazione. Improvvisamente notò, con la coda dell'occhio, che dietro di lui c'era quello che sembrava essere un vaso, a terra, proprio nei pressi del bancone.
Forse se glielo lancio contro si distrarranno il tempo sufficiente a farmi scappare da qui!
Fece dunque un piccolo passo indietro, e diede un calcio al vaso, che volò in aria, finendo poi proprio addosso a James.
Solo che, come scoprì troppo tardi, non era un semplice vaso contenente semplice acqua: era una sputacchiera.
Tutto il suo contenuto viscoso stava infatti in quel momento colando sulla faccia e sulle mani di Moriarty, che aveva fatto cadere la pistola, e la cui espressione passò in pochi secondi dalla iniziale sorpresa al ritratto della follia omicida.
John, a quel risvolto inaspettato, inorridì. Persino i suoi sgherri erano rimasti attoniti a fissare il loro capo grondante sputo viscoso.
Oddio... Non era quello che avevo in mente...
Indietreggiò ancora di qualche passo, lentamente: Moriarty, intanto, era furioso a tal punto che era rimasto immobile, emettendo però vari versi gutturali, come un animale pronto a balzare addosso alla sua preda da un momento all'altro.
Uno dei giocatori di poker-che si era nascosto sotto il tavolo- bisbigliò qualcosa a John, rimasto pietrificato.
-Meglio che scappi, damerino... e anche alla svelta!
Il biondo non se lo fece ripetere due volte. Non badò nemmeno al fastidioso appellativo.
Corse a rotta di collo fuori dal pub, con tale velocità che gli altri sgherri non fecero in tempo a bloccarlo, seguito però dall'urlo inumano di James.
-PRENDETELO!!

Back Sherlock-Parte 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora