Appuntamento con la morte

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Sherlock si immobilizzò, mentre sentiva ogni singolo nervo del suo corpo irrigidirsi per la tensione. Aveva riconosciuto all'istante quella voce maledetta.
-James...-replicò, senza voltarsi, cercando di non far trapelare la sua paura, mentre Molly lo guardava dubbiosa, lanciando qualche occhiata all'uomo alle sue spalle.-Non ti aspettavo così presto.
Nel frattempo, sotto quel tono e quelle parole forzatamente spavalde ed ironiche, il suo cervello era già all'opera, studiando la situazione: era assolutamente certo che l'arma che Moriarty gli stava piantando nella schiena fosse una pistola; di sicuro, non era la lama di un coltello.
Come avrà fatto a nasconderla?? Sono stati tutti perquisiti!
- Sai, Holmes... io odio aspettare. Mi annoiavo... Comunque, perché tu lo sappia, questo piccolo gioiellino non è una pistola comune... è un congegno infilato nella manica del mio tight... elegante, vero? Ma soprattutto, praticamente impossibile da individuare, se non si sa dove cercare... -sogghignò maligno il criminale, come se gli avesse letto nel pensiero, premendogli ancora di più la canna dell'arma nella spina dorsale, strappandogli una smorfia.
Nel frattempo, nessuno dei ballerini o dei partecipanti alla festa sembrava essersi accorto di nulla. Moriarty gli stava furbescamente parlando a voce molto bassa, in modo che solo Sherlock potesse sentirlo.
Gli occhi del corvino si mossero, sperando di incrociare lo sguardo di John: ma disgraziatamente non si trovava neppure nelle vicinanze della pista.
-Purtroppo è di piccolo calibro, e ha un solo proiettile. Ma è molto, molto efficace... Una volta ne ho ucciso uno, con questa. Non sul colpo. È morto dissanguato... molto, molto doloroso... Ancora ricordo le sue urla...-gli sussurrò ancora James in tono sadico, facendolo rabbrividire.-La ferita sarà così grave che nessun medico sarà in grado di salvarti. Ciò significa che entro lunedì sera, dopo una lenta, lentissima agonia, sarai morto... E io mi godrò ogni singolo istante. Te lo garantisco.
Sherlock, sempre più pietrificato, si diede mentalmente dell'idiota: non aveva per nulla preso in considerazione la possibilità che la causa della sua morte potesse avvenire prima della data effettiva della stessa. E in quel momento, non aveva alcuna idea di come fare per sfuggire a quel proiettile mortale: al minimo accenno di ribellione, James avrebbe premuto il grilletto.
Non aveva nessuna via d'uscita.

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Molly, dal canto suo, era rimasta ferma di fronte a Sherlock, le mani ancora sulle sue spalle, dapprima incerta, poi assolutamente indignata. Non riusciva a sentire bene quello che i due uomini si stavano dicendo, dato che sussurravano: inoltre, la musica dell'orchestra copriva ancor di più le loro voci.
Ma, dall'espressione e dalla rigida postura assunte del suo cavaliere, aveva capito che qualcosa non andava: non andava affatto.
Si rivolse perciò all'uomo alle sue spalle in tono cortese ma duro.
-Mi scusi. Non so lei chi sia, o chi si creda di essere, ma noi stiamo ballando. Quindi, la pregherei di lasciare Sherlock in pace-gli intimò.
Mentre diceva così, lo guardava dritto in viso senza alcun timore, anzi: una scintilla di sfida brillava nei suoi occhi.
Poi, però, quell'uomo si mise a fissarla con uno sguardo che non le piacque affatto.

Sherlock nonostante tutto non riuscì a reprimere un sussulto e un moto di ammirazione: certo che quella donna aveva davvero coraggio da vendere! Quello scintillio nei suoi occhi... Lo sguardo fiero...
Ma l'ultima cosa che voleva era metterla in pericolo.
-Molly... lascia perdere. Me la vedo io con lui-le mormorò, stringendole appena la mano.
Ma la donna lo ignorò, continuando a fissare il criminale.
James, dal canto suo, senza allentare la presa dalla sua vittima, si rivolse alla donna con un tono viscido, squadrandola languidamente da capo a piedi.
-Ma guarda in po' chi abbiamo qui... Perchè non mi presenti alla signora? Mi piacerebbe ballare...-aggiunse, stavolta rivolto al detective.
A quelle parole, il volto del corvino si imporporò per la rabbia; voltò finalmente di scatto la testa verso di lui, gli occhi fiammeggianti
-Non pensarci neanche. Questa faccenda è tra me e te. Se vuoi spararmi, accomodati pure. Lei lasciala fuori!-sibilò tra i denti.
Ma Molly, alla parola "spararmi", si intromise all'istante: non avrebbe permesso a Sherlock di farsi uccidere solo per difendere il suo onore.
-No, no, Sherlock! Ballerò con lui, se è questo che vuole...-acconsentì, seppur a malincuore.
James sorrise trionfante.
-Ragazzi, tenetegli compagnia, mentre io mi faccio un giro con questa bella signora.
I suoi scagnozzi, poco dietro di lui, subito afferrarono il detective per le braccia, e lo tennero ben stretto, in modo che non potesse interferire.
Il corvino provò a divincolarsi, rabbioso: ma quelli erano degli energumeni, rispetto a lui; potè solo fissare con rabbia e impotente Molly e quel bastardo di Moriarty che la trascinava in pista.

Back Sherlock-Parte 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora