" Non abbandonarmi. "

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Quella nottata era davvero indimenticabile, ma in senso prettamente negativo per il Distruttore che non riusciva a trovare pace.
Ora cercava di riposare sul lato destro del letto, ora sul sinistro, ma nulla da fare: il sonno sembrava come svanito complice il nervosismo che non lo aveva ancora abbandonato. Le parole e gli sguardi scambiati poche ore prima col suo maestro ancora rimanevano incastonati nella sua memoria, quegli occhi che parevano così gelidi se paragonati a ricordi che ora sfilavano di fronte agli occhi.
Un rumore di una porta che piano si apriva ed una inconfondibile capigliatura distinguibile nella penombra fecero balzare il cuore in gola al nervoso Beerus che cercò di mostrarsi dormiente, ma ogni senso era in allerta soprattutto il fine udito.
Perché Whis era lì?
Che cosa voleva dirgli?
Domande ed un senso opprimente di calore di fecero strada nel petto di Beerus che cercò di muoversi volendo sfruttare l'oscurità per scrutare le azioni del suo maestro.
Camminava lentamente, il suo obbiettivo era Beerus che pareva addormentato più che mai alla fioca luce che penetrava dalle ampie finestre. Il Pesce Oracolo aveva sbagliato, si ripeteva mentre osservava il felino dormire non distante dal giaciglio, aveva errato nel pensare che quella discussione avesse potuto turbare più del dovuto il Distruttore.
Non era la prima, non sarebbe stata l'ultima che avrebbero avuto, ma sentiva che c'era qualcosa che non andava nelle parole dette, qualcosa che era stato palesato, quasi sussurrato e che entrambi i contendenti in quella lite avevano ignorato chi per sordità chi per paura. Scoprire cosa fosse, come si chiamasse avrebbe portato con sé altri interrogativi che probabilmente avrebbe voluto evitare ad entrambi.
Dovette sforzare la vista per inquadrare con più esattezza i lineamenti rilassati di Beerus, così cocciuto, così testardo quell'allievo con un carattere davvero indomabile alle volte. Sospirò appena osando di più e si accomodò, con tutta la delicatezza che sapeva d'avere, sul letto cercando di non destare il Distruttore.
C'era qualcosa in quelle parole che Beerus aveva omesso, qualcosa che Whis avrebbe voluto sentire, probabilmente non avrebbe mai ammesso d'essere geloso dell'Angelo, ma quegli occhi che ricordava fulminanti ne erano stata la prova.
Poco tollerava la presenza dei Saiyan perché rubavano tempo all'unico custode e detentore del suo tempo, era une gelosia che non avrebbe mai saputo gestire perché strisciante e Whis la conosceva bene.
Quella solitudine che avevano costruito insieme negli anni era stata minata da un capriccio di Whis e questo, forse, aveva ferito più del dovuto il felino che si era visto togliere l'unico amico che avesse mai avuto in tutta una vita di distruzione e dolore.
Comprese, in quella notte, quanto forse Beerus fosse dipendente della sua persona, più di quanto avesse mai pensato; non avrebbe mai rinunciato al suo sorriso, l'avrebbe difeso ora che aveva intuito quanto forte fosse il legame che Beerus aveva instaurato con lui. Premuroso come sempre, Whis si accorse del fatto che il viola non fosse coperto e subito rimediò lasciando che il lenzuolo coprisse il suo corpo, ora la mano dell'Angelo esitava sulla spalla, piano la carezzò per una frazione di secondo quanto bastò per far tremare Beerus sotto quel tocco.
L'azzurro parve accorgersene, ma attribuì quel tremito al freddo che doveva patire, non di certo al fatto che Beerus fosse sveglio e teso da quel momento così inaspettato.
Perché quella mano lo aveva scosso in quel modo?
Perché Whis aveva la capacità di mutare sempre e comunque la propria realtà ordinandola a suo piacimento? Era succube, fu l'asserzione mentale che seguì a quelle domande. Avvertì il gelo sulla pelle quando la mano di Whis scivolò via dal suo corpo ed una fitta al cuore quando avvertì il maestro alzarsi dal letto.
Maledetto orgoglio, maledetto carattere che gli impediva di essere sincero.
Non poté resistere a quella sensazione di letterale abbandono che sentiva avvolgerlo, il braccio di Beerus si mosse con velocità e le dita afferrarono il tessuto della tunica bordeaux del maestro mentre nascondeva il capo nel cuscino.
" Non abbandonarmi... "
Una supplica si levò dalla bocca secca del Distruttore ed un sospiro di pura sorpresa fu l'eco del maestro.

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