Fame

13 0 0
                                    

Ilaria controllò il cellulare per l' ennesima volta. Questa volta c' erano due messaggi. Con il cuore in gola lo sbloccò rapidamente, ma il cuore le precipitò disperatamente nella sua originaria posizione, quando si rese conto che un messaggio era di una sua migliore amica e l' altro di sua madre, che le ricordava con un abbondante numero di punti esclamativi di non fare troppo tardi.
Di Gianluca Araldi non c' era nulla. Quanto le faceva rabbia, ma smetteva subito di odiarlo, perché il suo cuore era troppo preso ad amarlo. Ne era cotta. Come avrebbe potuto non esserlo? Era bellissimo, così affascinante, così seducente... Se pensava ancora all' altra sera, sentiva tutto il respiro fermarsi nel petto, arrestato lì dai pensieri.
Aveva fatto l' amore con Gianluca Araldi, non poteva crederci! Era stata posseduta dai suoi capelli biondi e ribelli, da quel corpo muscoloso, solido, scolpito e levigato, da quegli occhi così affascinanti, che erano capaci di trafiggerti il cuore... A Ilaria sembrava di essere ancora sua, totalmente sua, nonostante lui non si fosse fatto sentire per niente. Tirò un triste respiro di sollievo e continuò a passeggiare. Faceva freddo, perciò si strinse nel suo cappotto. In centro non c' era nessuno, a parte un piccolo gruppo di turisti che facevano delle fotografie e un barista corpulento e avanti con gli anni che abbassava la saracinesca del suo locale. Come era venuto in mente alla sua amica Rosa di festeggiare il suo compleanno proprio quella sera? Era martedì! Il giorno dopo sarebbero dovuti​ andare a scuola e lei non aveva neppure studiata, perché troppo impegnata a mantenere in vita ogni frammento di ricordo della serata con Gianluca.
Il suo cellulare vibrò. La speranza che fosse Gianluca ovviamente non poteva non illuderla. Era solamente Rosa, che le chiedeva dove caspita fosse finita. Ilaria rispose in fretta che stava arrivando e prese la scorciatoia infilandosi in un vicolo. Camminò assorta dai suoi pensieri, chiedendosi se fosse opportuno oppure no chiamare Gianluca, perché il suo imbarazzo e la sua timidezza non le avevano escluso a priori l' eventualità di parlargli di persona, magari a scuola.
Davanti a sé c' era una ragazzina. Ilaria si rese conto di essere così distratta da non essersi resa conto di avere a pochi passi da sé una ragazzina.
Che vestiti orribili, pensò Ilaria osservando con disgusto i pantaloni larghi e sciatti della ragazza e il suo improponibile cappotto nero con merletti bianchi. Non avrebbe mai indossato quegli abiti, nemmeno se glielo avesse chiesto Gianluca in persona. Beh in quel caso forse sì, sperando che lui gliele avesse tolti presto. Pensando ciò, Ilaria si lasciò fuggire una risatina. La ragazzina trasalì e si voltò di scatto.
<<Che spavento!>> Esclamò portandosi una mano al cuore <<Scusa, credevo di essere completamente sola>>.
Doveva avere poco più di 15, aveva capelli biondi corti, un viso sottilissimo e occhi scuri. Ilaria immediatamente sentenziò in cuor suo che quella ragazzina col volto imbrattato da così tante lentiggini, non sarebbe mai diventata una bella ragazza.
<<Tranquilla>> La liquidò, superandola in fretta, perché non aveva voglia di essere vista in giro con quella sfigata.
<<Scusa?>> La chiamò la ragazza.
Ilaria roteando gli occhi, si voltò.
<<Non sono di qui e sto cercando un posto dove poter mangiare. Ho molta fame>>.
<<Più giù c' è una rosticceria, potresti prenderti un pezzo di focaccia. I prezzi non sono alti>> Le indicò in fretta Ilaria, poi si voltò in fretta e continuò a camminare speditamente.
<<Grazie, ma preferivo qualcosa di meglio>> La interruppe la ragazzina.
Ilaria si girò ancora, cercando di velare il suo essere spazientita <<Puoi prendere qualcosa da un bar, che è da quella parte. So che i dolci lì sono buoni e non costano tanto>>.
<<Hai una collana bellissima>> Osservò la ragazzina, indicando il ciondolo a forma di sole che aveva al collo.
<<Uh grazie>> Disse Ilaria, prendendo tra le mani la sua collanina. Era uno stupido ciondolo di bigiotteria, che sua madre le aveva regalato al compleanno. Valeva pochissimo e non era niente di ché, Ilaria lo aveva indossato solo perché si abbinava con i suoi orecchini.
<<Ti dispiace se lo vedo più da vicino?>> Chiese la ragazzina timidamente.
<<Fai presto però, perché devo andare ad un compleanno>> Ilaria era davvero seccata.
La ragazzina si avvicinò rapidamente, prima osservò la collana a lungo, poi molto delicatamente la toccò, come se volesse studiarla.
<<Mi piace>> Commentò. Ilaria fece spallucce. Ora era davvero stufa di quella ragazzina.
<<Il bar tra poco chiude>> Precisò per togliersela di dosso.
<<Non importa...>>.
<<Non avevi fame?>>.
<<Infatti...>>.
Con uno scatto la ragazzina strinse la collanina intorno al collo di Ilaria, costringendola a piegarsi sotto di lei. Gli occhi della ragazzina diventarono rossi e i suoi denti affondarono nel collo di Ilaria, su cui occhi in poco tempo si fermò la morte.

<<Hai bevuto altro sangue..>> La rimproverò Charles, mentre Lucia si portava al centro della stanza quasi danzando, con un sole attaccato insieme ad altri mille ciondoli alla sua collana.
<<Charles, noi siamo vampiri e i vampiri bevono sangue!>> Lo canzonò. Gli occhi di tutti erano fissi su di lei.
Charles si alzò dalla sua poltrona, che sembrava uno scettro. Era furente <<Perché non scrivi alle forze governative o direttamente ai Cavalieri del Sole che noi siamo qui?! Finirai per metterci tutti in pericolo e far saltare tutto in aria... Non dovevo vampirizzarti, ma ucciderti e basta>>.
Lucia esplose in una fragorosa e forzata risata <<E come avresti ottenuto il suo appoggio?>>.
Il ragazzo dai capelli neri e dagli occhi azzurri, a cui si era riferita, parlò con un tono molto serio <<Lucia, non devi permetterti di mancare a rispetto a nessuno e devi obbedire a ciò che Charles ci chiede!>>.
<<Tuo fratello ha ragione>> Asserì una bellissima donna, che distesa su un divano e mezza nuda si passava il rossetto sulle sue labbra carnose. Selene si leccò sensualmente le labbra e continuò a parlare con quella sua voce così sinuosa <<Alessandro, credo che dovresti tenere più a bada tua sorella. E tu, Takeshi, dovresti domarla un po' di più, questa tua fidanzata>>.
Un ragazzo dal corpo massiccio, tutto vestito di pelle nere e con così tanti capelli neri, che gli ricoprivano gli occhi a mandorla, sollevò lo sguardo su Selene.
<<Lucia ha perfettamente ragione, invece. Siamo rinchiusi qui da una vita, quando potremmo e dovremmo non avere paura di nulla, conquistare il mondo, far scorrere fiumi di sangue ogni notte, diventare per tutti gli umani delle divinità...>>.
Lucia confortata dalle parole del suo ragazzo, saltellò di gioia e corse ad acciambellarsi tra le sue braccia.
<<Scordi che esistono altri vampiri, le forze governative, i Cavalieri del Sole e poi....>> Charles si prese del tempo ad effetto, riaccomodandosi sulla sua poltrona <<L' Angelo!>>.
Lucia esplose a ridere di nuovo, mentre Takeshi sembrò disgustato <<Odio la tua codardia, Charles. Sai perfettamente che nessun vampiro ci può sopraffare, che le forze governative possono solo far passare per incidente stradale un nostro attaccato, che i Cavalieri del Sole si sono estinti da secoli e che l' Angelo è una stupida leggenda. Sei un folle>>.
<<Essere chiamato "folle" da uno che si stava preparando a lanciarsi su una nave americana durante la Seconda Guerra Mondiale non può farmi che onore>> Commentò mellifluo Charles.
<<Ci sono vampiri dotati di una forza che la tua stupida mente da soldatino non può neppure immaginare; le forze governative sanno i nostri punti deboli, tipo che abbronzarci al sole non ci piace granché; a proposito di sole, i Cavalieri del Sole si erano estinti, ma sono ritornati più forti che mai.. Ne abbiamo affrontato uno non molto tempo fa e ci siamo salvato per un pelo (per poco non faceva fuori la tus morosa); l' Angelo li sta risvegliando tutti, finché non viene ucciso, potrà attivarne altri fino a formare​ un esercito e dopodiché potrà ucciderci>>.
Alessandro ascoltava in disparte, in piedi e appoggiato alla parete di quel casolare abbandonato, in cui si trovavano da mesi ormai.
Per la prima volta dopo decenni osservò sua sorella per quello che realmente era, ovvero una scellerata criminale. Aveva ucciso chiunque: uomini, bambini, donne, ragazzini, anziani, neonati, famiglie intere, quartieri, villaggi, città.. A loro strappava ciondoli, che poi attaccava alla sua macabra collana. Durante la Seconda Guerra Mondiale si era invaghita di un affascinante kamikaze giapponese. Charles le aveva proibito di vampirizzarlo, ma era stato tutto inutile.
I rimproveri verso sua sorella però accesero in un lui un fuoco di dolore, che ben presto bruciò nutrito dei propri sensi di colpa. Anche lui era un assassino, anche lui era un criminale, anche lui era un mostro, anche lui era una belva assetata di sangue. Aveva ucciso quel ragazzo, che si era fermato per vedere cosa fosse successo alla sua auto e poi attaccato pure sua sorella. Il sapore del sangue di quest' ultima gli era piaciuto in un modo inaspettato, se l' era trangugiato tutto, senza lasciare agli altri neppure una goccia. Era la prima volta che disubbidiva a Charles, perciò poi era stata frustrato e quei colpi gli avevano fatto un male cane non solo sulla pelle, ma soprattutto dentro.

L'AngeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora