Leon

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<<Lei verrà da me, Leon, ne sono certo>> Geniel si alzò dal letto, allungò una mano verso la camicia bianca, che pendeva dallo schienale del letto e la indossò, in quanto sentiva freddo.
<<Io non ti capisco, Geniel..>> Confessò Leon, con le braccia incrociate sotto la testa, fissando ora il soffitto ora la nuca di Geniel <<Se puoi arruolare chiunque, perché devi costruire il tuo esercito partendo da una ragazzina, a cui hanno ucciso tutta la sua famiglia. Fossi in te, la lascerei stare...>>.
Geniel si voltò lentamente. Ogni volta che il suo sguardo si posava sulla bellezza di Leon, sentiva il cuore esaurirgli ogni bagaglio di parole e la voglia di baciarlo prendere il sopravvento su ogni suo pensiero.
Si trattenne fino al punto di provare dolore <<Sole non è una semplice ragazzina. Sono sicuro che potrebbe essere fortissima, una vera guerriera. Come d' altra parte lo erano suo padre, suo fratello e sua madre... Quando arriverà la cosiddetta Battaglia del Sangue, per mano sua cadranno tantissimi vampiri>>.
<<Non nominare quella dannata Battaglia!>> Scattò Leon, alzandosi di scatto e afferrando Geniel. Restarono sospesi per un po', resistendo all' impulso di congiungere le labbra in quell' incastro perfetto che formavano.
<<Non è dannata..>> Lo corresse Geniel <<Quel giorno io sfiderò con il mio esercito tutti i vampiri, combatterò senza tregua e condurrò il Bene alla vittoria compiendo il...>>.
Leon lo baciò, interrompendo quel flusso di parole. Geniel accarezzò quella pelle d' ebano, quei muscoli guizzanti, quelle cicatrici che Leon aveva collezionato su di sé per proteggerlo durante i loro combattenti. Anche Geniel se n' era procurate diverse per lui.
<<Forse è meglio se riprendiamo gli allenamenti>> Decise Geniel, staccandosi da Leon e scendendo dal letto. Leon lo guardò contrariato, quasi offeso, ma obbedì e lo imitò.
Presero a combattere tra di loro, allenandosi a mani nude, senza risparmiarsi colpi forti e non affatto misurati. Geniel era come sempre imbattibile, rendendo quasi impossibile per Leon pararsi e provare qualche colpo.
Leon cercava di fare piano, mentre Geniel lottava come se avesse davanti un vero avversario, perciò menava colpi senza pietà o paura di fare del male a Leon, che per nessuna ragione al mondo lo avrebbe toccato, se non per lasciargli una carezza.
Leon non avrebbe mai dimenticato nulla del primo istante in cui aveva incontrato Geniel, perché la sua vita era iniziata lì, come se prima fosse stato tutto buio per sempre e in un istante dopo fosse arrivato Geniel. Era una sera di inverno, Leon era in disparte, preso di mira dagli altri bambini, che non riuscivano a spiegarsi e ad accettare il colore nero della pelle di Leon, che se ne stava seduto su una scatola, cercando di rubare un po' di calore dal fuoco, che ascoltava le storie dei bambini seduti davanti ad esso.
L' istitutrice arrivò tenendo per mano questo bambino biondissimo, che doveva aver compiuto almeno 6 anni, ma che sembrava molto più piccolo per la sua timidezza e il suo essere tremendamente gracilino.
Era la preda perfetta per gli altri bambini, per Leon era la cosa più preziosa da proteggere. Fu il suo scudo fin da subito, frapponendosi sempre tra lui e chi osava fargli male, non perdendolo mai di vista, viziandolo, reso cieco dall' amore.
<<Sai una cosa?>> Geniel con una mossa scaltra attirò l' attenzione di Leon verso il proprio petto e una volta confuso, lo atterrò con un calcio verso le gambe.
<<Devi avvicinarla tu>>.
Leon lo guardò incuriosito, mentre Geniel lo guardava con quella sua espressione sicura, che non ammetteva repliche e consigli, come se di questi non ci fosse alcun bisogno.
<<Perché io?>> Si permise Leon, rialzandosi a poco a poco. Sentiva lividi sbocciare lentamente lungo tutto il suo corpo.
Geniel scrollò le spalle <<Sei tu quello dolce e comprensivo qui. Vado a fare una doccia>>.
Leon studiò le sue spalle, mentre si allontanava verso il bagno. Avevano appena 22 anni, credevano di essere entrambi due uomini, ma Leon soprattutto in quei momenti si sentiva assolutamente fragile e perso, schiacciato dal peso di un incarico, che non avrebbe mai voluto portare su di sé. Si stupiva di Geniel, della sua leggerezza e del modo con cui aveva accettato tutto, inclusi anche quel sacrificio. Leon si sentiva assurdamente protetto da quel ragazzo, che era ancora troppo gracile, poco uomo ancora, che egli stesso aveva iniziato a proteggere e che adesso aveva finito col sovrastarlo completamente. Leon non riusciva a rendersene chiaramente conto, ma era per questo che in fondo lo amava.

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